RACCONTICOMPLEANNO – a cura di “TOTO”

AGATHA CHRISTIE:

15 settembre 1890, Torquay, Regno Unito -12 gennaio 1976, Winterbrook, Regno Unito

Agatha Mary Clarissa Miller, cominciò a scrivere romanzi polizieschi per caso. Creò due grandi e celeberrimi personaggi: Miss Marple, protagonista di questo racconto, e Hercule Poirot. La produzione della scrittrice fu estremamente abbondante. Ella è autrice infatti di più di sessanta romanzi e cento racconti, molti dei quali hanno avuto un enorme successo grazie alla riduzione teatrale e cinematografica. Ricordiamo tra questi: Assassinio sull’Orient Express (1934), Dieci piccoli indiani (1939) e La trappola per topi (1952). Quest’ultimo è stato uno dei più grandi successi teatrali di tutti i tempi.

L’indiscussa regina del giallo, è l’autrice di Uno scherzo arguto, uno dei suoi numerosi racconti che vede protagonista Miss Marple, un’anziana signorina inglese che ama il giardinaggio e il pettegolezzo e che riesce con il suo grande acume a risolvere i casi anche più intricati.

In questo racconto, ambientato nella provincia inglese, Miss Marple si trova alle prese con un’eredità scomparsa, o meglio, nascosta da uno zio diffidente e sospettoso. La «caccia al tesoro» su cui è incentrata la narrazione si conclude con la scoperta del nascondiglio e la soddisfazione di tutti.

 

 

UNO SCHERZO ARGUTO

Racconto di Agatha Christie

 

 

«E questa» disse Jane Heller completando le presentazioni «è Miss Marple!»

Era un’attrice, e dunque abile nel far convergere l’attenzione sulle proprie parole. E chiaramente questo era l’acme1, il trionfo finale! Nella sua voce si avvertivano, in egual mi- sura, rispettosa ammirazione e trionfo.

La stranezza stava nel fatto che l’oggetto di tanto reverente orgoglio era soltanto un’anziana signorina dall’aspetto dolce e puntiglioso. Negli occhi della giovane coppia, a cui Jane l’aveva appena presentata, si dipinse un’espressione incredula e lievemente costernata. Erano due bei giovani: lei, Charmian Stroud, snella e bruna, e lui, Edward Rossiter, un ragazzone di corporatura gigantesca, biondo, di modi cortesi.

Charmian disse, con voce un po’ mozza: «Oh, siamo davvero lieti di conoscerla». Ma i suoi occhi erano dubbiosi; lanciò una rapida occhiata a Jane Heller.

«Mia cara» disse Jane in risposta a quello sguardo «è assolutamente meravigliosa. Mettiti nelle sue mani. Ti avevo detto che l’avrei fatta venire, e così è stato». Rivolta a Miss Marple, soggiunse: «Lei sistemerà tutto, ne sono certa. Sarà facile, per lei».

Miss Marple spostò i suoi occhi tranquilli, azzurri come la porcellana, sul signor Rossiter. «Le dispiace spiegarmi di che cosa si tratta?» domandò.

«Jane è una nostra amica» s’intromise Charmian impaziente.

«Edward e io siamo in un grosso pasticcio. Jane ci ha detto che, se fossimo venuti al suo ricevimento, ci avrebbe presentati a qualcuno che ci avrebbe…  sarebbe…  potrebbe…»

Edward le venne in aiuto. «Jane ci ha assicurato che lei è un’autorità in fatto di indagini, Miss Marple!»

All’anziana signorina scintillarono gli occhi, ma protestò con modestia. «Oh, no no; niente affatto. Solo che quando si vive in un paesino come il mio, s’impara a conoscere a fondo la natura dell’uomo. Ma ora mi avete proprio incuriosito. Raccontatemi qual è il vostro problema».

«Temo che sia estremamente banale: un semplice tesoro nascosto» disse Edward.

«Davvero? Mi pare invece molto eccitante».

«Già. Come L’isola del tesoro. Però, al nostro problema mancano i soliti elementi romantici. Nessun punto su una cartina, magari segnato con un teschio e due tibie incrociate; nessuna indicazione tipo “quattro passi a sinistra, verso nord-ovest”. C’è solo questo posto in cui dovremmo scavare».

«Avete almeno provato?»

Direi che abbiamo dissodato due interi acri di terreno, che adesso potrebbero essere coltivati a ortaggi. Eravamo incerti se piantarci zucche o patate».

Charmian lo interruppe bruscamente: «Possiamo veramente raccontarle tutto?»

«Ma certo, cara».

«Allora andiamo via di qui, in un posto più tranquillo. Vieni Edward». Li guidò fuori del salone affollato e denso di fumo, su per le scale, fino a un salottino al secondo piano. Quando si furono seduti, Charmian entrò subito in argomento.  «Bene, ecco qua.  La storia incomincia con zio Mathew, che era zio – o meglio prozio – di entrambi. Era un uomo molto anziano. Edward e io eravamo i suoi unici parenti. Lui ci voleva bene, e diceva sempre che quando fosse morto ci avrebbe lasciato il suo denaro. Ebbene, morì nel marzo scorso, lasciando in eredità a Edward e a me tutto ciò che possedeva, perché lo dividessimo in parti eguali. Il fatto è che, all’atto pratico, “tutta” l’eredità risultò ammontare a nulla. E questo, francamente, è stato un brutto colpo per entrambi, vero, Edward?»

Edward confermò, con i suoi modi cortesi. «Vede» spiegò

«ci contavamo parecchio. Sapendo che si intascherà un bel gruzzolo di denaro… be’, non ci si danna l’anima per cercare di guadagnarselo lavorando. Io sono nell’esercito, e posso contare solo sulla mia modesta paga. E neppure Charmian possiede un soldo: lavora come direttrice di scena in un teatro stabile; è molto interessante, e lei è contenta, ma non si guadagna nulla. Intendevamo sposarci, però non ci preoccupavamo dell’aspetto finanziario, perché sapevamo che un giorno saremmo stati benestanti».

«E ora, capisce, non è più così!» esclamò Charmian.

«E c’è di peggio: Ansteys, la dimora di famiglia cui entrambi siamo particolarmente legati, probabilmente dovrà essere venduta. Edward e io non potremmo sopportarlo! Ma se non troviamo il denaro di zio Mathew, saremo obbligati a vendere».

Edward osservò: «Charmian, non siamo ancora venuti al punto».

«Bene, parlane tu allora».

Edward si rivolse a Miss Marple. «Ecco, vede, con gli anni zio Mathew era diventato sempre più sospettoso. Non si fidava di nessuno».

«Molto saggio da parte sua» commentò Miss Marple. «La malvagità della natura umana è incredibile».

«Può darsi che avesse ragione. Comunque, lo zio ne era persuaso. Un suo amico aveva perduto il proprio denaro affidandolo a una banca, un altro era stato rovinato perché l’avvocato se l’era squagliata, e infine lui stesso aveva perduto dei soldi con una società fraudolenta5. Alla fine, continuava a dire che l’unica soluzione ragionevole e sicura era di convertire il denaro in lingotti d’oro e poi seppellirli».

«Ah» disse Miss Marple «comincio a capire».

«Sì. Gli amici discutevano spesso con lui, obiettavano che così non avrebbe percepito alcun interesse, ma lui sosteneva ostinatamente che la cosa non aveva importanza.“ La maggior parte del proprio denaro” dichiarava “dovrebbe essere tenuta in una cassetta sotto il materasso, oppure seppellita in giardino”. Queste erano le sue parole».

Charmian proseguì: «E quando morì, non lasciò quasi nulla in titoli, benché fosse molto ricco. Perciò supponiamo che abbia messo in pratica la sua massima».

Edward spiegò: «Scoprimmo che a varie riprese aveva venduto titoli, ricavandone notevoli somme di denaro, e nessuno sa come le abbia impiegate. Mi pare probabile che abbia applicato la propria regola, acquistando oro e poi seppellendolo».

«Non disse nulla prima di morire? Non lasciò alcun documento? Nessuna lettera?»

«Questa è appunto la cosa che ci fa impazzire. Non ci fornì la minima indicazione. Era rimasto privo di coscienza per alcuni giorni, ma riprese i sensi prima di morire. Ci guardò e ridacchiò: un risolino debole, stentato. Ci disse: “Per voi tutto andrà bene, colombelli miei”. Poi si diede un colpetto con la mano su un occhio — l’occhio destro — ammiccando verso di noi. E poi… poi morì. Povero vecchio zio Mathew».

«Si diede un colpetto sull’occhio» ripeté Miss Marple pensosa.

Edward domandò in tono ansioso: «Questo le suggerisce qualche idea?»

Miss Marple scosse la testa. «No, per ora non mi viene in mente nulla».

Charmian protestò delusa: «Jane ci aveva detto che ci avrebbe indicato subito dove scavare!»

Miss Marple sorrise. «Sapete, non sono una maga. Non conoscevo vostro zio, non so che uomo fosse, e neppure conosco la casa né il terreno».

«E se li conoscesse?» chiese Charmian.

«Be’, allora dovrebbe essere piuttosto semplice, non credete?» rispose Miss Marple.

«Semplice!» esclamò Charmian. «Venga ad Ansteys, e vedrà se è semplice!»

Forse quello non era un invito vero e proprio, ma Miss Marple disse vivacemente:

«Bene, mia cara, è davvero gentile da parte sua. Ho sem- pre desiderato partecipare alla ricerca di un tesoro nasco- sto. E inoltre» soggiunse, guardando la coppia con un rag- giante sorriso tardo-vittoriano6 «qui c’è anche un interesse sentimentale!»

«Vede!» esclamò Charmian con un gesto sconsolato.

Avevano appena terminato un’esauriente perlustrazione di Ansteys. Avevano percorso l’orto, solcato dagli scavi. Ave- vano attraversato i boschetti, dove ogni albero abbastanza grosso era circondato da una fossa, e avevano guardato con tristezza il prato, un tempo liscio e ora interamente dissodato. Erano saliti in soffitta, dove vecchi bauli e cassapanche erano stati svuotati del loro contenuto. Erano scesi in cantina, dove le pietre dei pavimenti erano state faticosa- mente smosse dal loro incastro. Avevano ispezionato tutti i muri, battendoci sopra con le nocche, e ogni mobile antico che contenesse o potesse contenere un cassetto segreto era stato mostrato a Miss Marple.

Su una tavola del soggiorno era allineata una pila di carte, tutte quelle lasciate dal defunto Mathew Stroud. Neppure una era stata distrutta, e Charmian ed Edward le risfogliavano in continuazione, spulciando con accanimento fatture, inviti e corrispondenza d’affari, nella speranza di trovare un indizio finora trascurato.

«C’è qualche posto dove crede che non abbiamo ancora guardato?» domandò Charmian, speranzosa.

Miss Marple scosse il capo. «Mi pare che lei sia stata molto meticolosa, mia cara. Forse, se mi consente, un po’ troppo meticolosa. Sa, io sono convinta che bisogna sempre avere un piano in mente. Ricordo ciò che accadde a una mia amica, la signora Eldritch; aveva una cameriera giovane e graziosa, molto in gamba nel pulire i pavimenti, ma era tanto meticolosa che una volta lucidò troppo in bagno, e quando la signora Eldritch uscì dalla vasca il tappetino di sughero le scivolò sotto i piedi, lei cadde malamente e si ruppe addirittura una gamba! Fu un incidente molto spiacevole, perché naturalmente la porta del bagno era chiusa a chiave, e così il giardiniere dovette prendere una scala ed entrare dalla finestra; terribilmente imbarazzante per la signora Eldritch, che è sempre stata una donna riservata».

Edward si agitava, irrequieto.

 

Miss Marple si affrettò a soggiungere: «La prego, mi scusi. Lo so, divago con troppa facilità. Ma una cosa ne fa ricordare un’altra. E a volte è utile. Volevo soltanto dire che ma- gari, se cercassimo di aguzzare l’ingegno e di pensare a un posto simile…»

«Ci pensi lei, Miss Marple» la interruppe Edward brusca- mente. «Charmian e io abbiamo ormai esaurito le nostre risorse».

«Santo cielo, dovete essere stanchi. Se non vi dispiace, vorrei dare un’occhiata a questi» disse Miss Marple, indicando i fogli impilati sulla tavola. «Naturalmente, se non c’è nulla di privato… Non vorrei sembrare troppo indiscreta».

«Oh, ma non c’è problema. Temo, però, che non troverà proprio nulla».

Miss Marple si sedette ed esaminò metodicamente tutte le carte. A mano a mano che le riponeva, le divideva automaticamente in gruppi distinti. Quando ebbe finito rimase a guardare dinanzi a sé per alcuni minuti.

 

Non senza  una  punta  di  malizia, Edward  le  domandò.

«Ebbene, Miss Marple?»

Miss Marple si riprese con un sussulto. «Vi chiedo scusa.

È stato molto utile».

«Ha scoperto qualche elemento importante?»

«Oh no, nulla del genere, ma credo d’aver capito che tipo di uomo era il vostro zio Mathew. Molto simile a mio zio Henry, penso. Si dilettava di scherzi piuttosto banali. Era evidentemente uno scapolo; mi domando perché… forse una delusione in giovane età?»

Da dietro le spalle di Miss Marple, Charmian rivolse ad Edward un cenno che significava: “è un po’ svitata”.

Miss Marple continuava beata a parlare del defunto zio Henry. «Amava i giochi di parole, cosa che ad alcuni non piaceva. Un semplice gioco di parole può essere molto irritante. Era anche un uomo sospettoso, sempre convinto che i domestici lo derubassero. E naturalmente a volte aveva ragione, ma non sempre. Divenne più forte di lui, poveretto. Verso la fine, sospettava che gli alterassero il cibo, e in ultimo decise di mangiare solo uova alla coque! Sosteneva che nessuno sarebbe riuscito ad alterare l’interno di un uovo alla coque. Caro zio Henry… Un tempo aveva avuto un temperamento così vivace; gli piaceva molto il caffè dopo pranzo. Diceva sempre:“ Questo caffè è proprio alla moresca” il che significa che ne voleva ancora una tazzina».

Ancora una parola sullo zio Henry e sarebbe diventato pazzo, pensò Edward.

«Amava i giovani» proseguì Miss Marple «ma spesso si divertiva a prenderli un po’ in giro: per esempio metteva le scatole di dolci in punti dove un bambino non riusciva ad arrivare».

Abbandonando ogni scrupolo di cortesia, Charmian commentò: «Mi pare orribile».

«Oh no, cara, era soltanto un vecchio scapolo, sa, e non era abituato ai bambini. E non era affatto stupido. Teneva in casa forti somme di denaro, e aveva fatto montare una cassaforte. Parlava in continuazione di questa cassaforte e di quanto fosse sicura. A furia di parlarne, una notte i ladri gli entrarono in casa e con una sostanza chimica praticarono un buco nella cassaforte».

«Ben gli stette» commentò Edward.

«Oh, ma la cassaforte era completamente vuota» spiegò Miss Marple. «Vedete, il denaro lo teneva altrove… dietro alcuni volumi di sermoni nella libreria, per l’esattezza. Diceva che nessuno avrebbe mai preso un libro simile dagli scaffali!» Edward la interruppe con voce eccitata. «Dico, questa sì che è una buona idea. Abbiamo dato un’occhiata alla libreria?»

Ma Charmian scosse la testa con aria di commiserazione.

«Credi che non ci abbia pensato?  Martedì scorso, quando sei andato a Portsmouth, ho guardato i libri uno per uno e li ho sfogliati tutti. Niente».

Edward sospirò. Poi s’alzò in piedi, per cercare di liberarsi con il massimo tatto di quell’ospite deludente. «È stato veramente gentile, da parte sua, venire fin qui per tentare di aiutarci. Mi spiace che sia stato tutto inutile. Temo che abbiamo abusato del suo tempo. Però… ora vado a tirar fuori l’automobile e farà in tempo a prendere il treno delle tre e trenta…»

«Oh, santo cielo!» esclamò sorpresa Miss Marple «ma dobbiamo ancora trovare il denaro, no? Non deve scoraggiarsi, signor Rossiter. Se non si riesce subito, bisogna “provare e riprovare”».

«Vuole dire che intende… proseguire le ricerche?»

«Per essere più precisi» rispose Miss Marple «non ho nep- pure incominciato». […] «Ah, sì. Bene, abbiamo, per così dire, preso la nostra lepre, che nella fattispecie è vostro zio Mathew, e ora ci resta solo da decidere dove potrebbe aver nasco- sto il denaro. Dovrebbe essere molto semplice».

«Semplice?» chiese Charmian.

«Oh sì, cara. Sono certa che suo zio ha compiuto la scelta più ovvia. Un cassetto segreto, ecco qui la mia soluzione».

Edward osservò in tono asciutto: «Non si possono riporre lingotti d’oro in un cassetto segreto».

«No, certamente no. Ma non c’è motivo di credere che il denaro sia in oro».

«Ma se diceva sempre…».

«Anche mio zio Henry parlava in continuazione della sua cassaforte. E così, sospetto fortemente che suo zio vo- lesse confondere le idee. Diamanti: ecco, un cassetto segreto potrebbe tranquillamente contenerli».

«Ma abbiamo già guardato in tutti i cassetti segreti. Abbiamo perfino chiamato un falegname perché esaminasse il mobilio».

«Davvero, cara? È stata un’idea brillante, la vostra. Io ritengo che la scrivania di vostro zio sia il luogo più probabile. Era quello scrittoio alto, che sta addossato contro la parete?»

«Sì. Ora glielo mostro». Charmian vi si avvicinò e abbassò la ribalta. All’interno s’aprivano numerosi cassettini e caselle. La giovane donna dischiuse una piccola anta al centro, e toccò una molla dentro il cassetto di sinistra. Il fondo della rientranza centrale scattò e scivolò in avanti. Charmian lo tirò fuori: sul fondo c’era una piccola nicchia vuota.

«Ma che strana coincidenza!» esclamò Miss Marple. «Zio Henry aveva uno scrittoio identico, solo che il suo era in legno di noce, mentre questo è in mogano».

«A ogni modo» disse Charmian «qui non c’è nulla, come vede».

«Immagino» disse Miss Marple «che il vostro falegname fosse giovane e naturalmente non poteva  sapere  tutto.  A quei tempi la gente era estremamente abile nell’ideare nascondigli. Non è raro che i cassetti segreti nascondano a loro volta un segreto».

Si sfilò una forcina dall’aggraziata crocchia di capelli bianchi, e dopo averla piegata fino a raddrizzarla, ne infilò la punta in quella che pareva una sottile tarlatura8, in un lato della nicchia segreta. Con un lieve sforzo riuscì a estrarre un piccolo cassetto, che conteneva un fascio di lettere e un foglio ripiegato.

Edward e Charmian si lanciarono insieme sulla nuova scoperta. Con mani tremanti, Edward dispiegò il foglio. Lo lasciò cadere con un’esclamazione delusa.

«Una dannata ricetta di cucina. Prosciutto al forno!» Charmian stava sciogliendo il nastro che legava le lettere. Ne prese una e la scorse. «Lettere d’amore!»

Miss Marple reagì con gusto tutto vittoriano. «Che cosa interessante! Forse spiegano perché vostro zio non s’è mai sposato».

Charmian lesse ad alta voce:

Mio adorato Mathew, debbo confessare che il tempo sembra trascorrere molto lentamente da quando ho ricevuto la tua ultima lettera. Tento di tenermi occupata con le diverse incombenze che mi sono state assegnate, e spesso mi ripeto che sono davvero fortunata a vedere così tanta parte del mondo, benché non immaginassi proprio, partendo per l’America, che avrei viaggiato fino a queste isole remote!

Charmian s’interruppe. «Da dove è stata scritta? Oh, dalle Hawaii!» Proseguì:

Ahimè, questi indigeni sono ancora lontani dalla luce della verità. Vivono ignudi, allo stato selvaggio, e trascorrono il loro tempo danzando, nuotando, e intrecciando ghirlande di fiori, con cui si adornano. Il signor Gray ne ha convertiti alcuni, ma è un lavoro improbo e sia lui sia sua moglie sono profondamente scoraggiati. Io tento di fare del mio meglio per confortarlo e rincuorarlo, ma anch’io sono spesso triste, e tu ne puoi.

indovinare il motivo, mio caro Mathew. Ahimè, la lontananza è una dura prova per un cuore innamorato. Le tue promesse e le tue rinnovate dichiarazioni d’affetto mi hanno recato un grande sollievo. Ora e sempre, il mio cuore fedele e devoto sarà tuo, adorato Mathew, e resto sempre

la tua micina Betty Martin.

 

P.S. Invio questa lettera in una busta indirizzata alla nostra comune amica Matilda Graves, come d’abitudine. Spero che il cielo perdoni questo piccolo sotterfugio.

Edward emise un fischio. «Una missionaria; è stata lei, dunque, il grande amore di zio Mathew. Chissà perché non si sono mai sposati!»

«Pare che abbia girato tutto il mondo» osservò Charmian esaminando le lettere. «L’isola Mauritius… ogni sorta di posti. Probabilmente è morta di febbre gialla o di qualche al- tra malattia esotica».

Un garbato risolino li fece sussultare. Miss Marple era manifestamente molto divertita. «Bene, bene» disse.  «Chi ci avrebbe mai pensato!»

Stava leggendo la ricetta del prosciutto al forno. Notando gli sguardi interrogativi della giovane coppia, lei lesse ad alta voce: «“Prosciutto al forno con spinaci. Prendere un bel pezzo di prosciutto affumicato, aggiungere chiodi di garofano, e ricoprirlo con zucchero grezzo. Cuocere nel forno a calore moderato. Servire con contorno di purea di spinaci”. Ebbene, che ne pensate?»

«Dev’essere disgustoso» dichiarò Edward.

«No, no, in realtà dovrebbe essere squisito, ma che cosa pensa di tutta la faccenda? Il viso di Edward s’illuminò d’improvviso. «Pensa che sia un codice… un qualche tipo di criptogramma10?» Prese in mano il foglio. «Guarda, Charmian, potrebbe essere, sai?! Altrimenti non ci sarebbe motivo di riporre una ricetta di cucina in un cassetto segreto».

«Esattamente» disse Miss Marple. «È molto, molto significativo».

«So di che cosa potrebbe trattarsi» disse Charmian. «In- chiostro simpatico! Proviamo a scaldarlo. Accendi il caminetto elettrico, Edward».

Edward eseguì, ma nessuna scrittura comparve sotto l’azione del calore.

Miss Marple tossì. «Sapete, secondo me la state facendo troppo complicata. La ricetta è una semplice indicazione, per così dire. Io credo che siano le lettere a essere impor- tanti».

«Le lettere?»

«Soprattutto la firma» soggiunse Miss Marple.

Ma Edward non l’ascoltava più. Con voce eccitata chiamò la fidanzata: «Charmian, vieni qui! Ha ragione! Guarda: le buste sono effettivamente vecchie, ma le lettere sono state scritte parecchio tempo dopo».

«Esatto» disse Miss Marple.

«La data è falsa. Scommetto quel che vuole, che è stato lo stesso zio Mathew a contraffarle».

«Precisamente» confermò Miss Marple.

«È tutto inventato. Non ha mai conosciuto una missionaria. Deve esserci un codice».

«Miei cari, cari ragazzi, non c’è davvero nessun bisogno di complicare tanto le cose. In effetti, vostro zio era un uomo estremamente semplice. Ci teneva a fare il suo piccolo scherzo, ecco tutto».

Per la prima volta i due giovani la guardarono con piena attenzione.

«Che cosa intende dire, Miss Marple?» chiese allora Charmian.

«Voglio dire, mia cara, che in questo stesso istante lei ha in mano il suo denaro».

Charmian abbassò gli occhi.

«La firma, cara, la firma spiega tutto. La ricetta non è che un’indicazione; se trascuriamo i chiodi di garofano, lo zucchero grezzo e gli altri particolari, che cosa resta in sostanza? Prosciutto affumicato e spinaci. Ecco. Prosciutto affumicato e spinaci! E ciò significa… un’assurdità. Dunque è evidente che sono le lettere a essere importanti. E allora, ricordatevi ciò che ha fatto vostro zio immediatamente prima di morire. S’è dato un colpetto sull’occhio, m’avete raccontato. E così, eccovi sulla pista buona».

«Siamo pazzi noi, o lo è lei?» domandò Charmian.

«Certo, mia cara, conosce quell’espressione che si usa quando ci si rende conto che l’apparenza inganna, o forse al giorno d’oggi nessuno se ne serve più? “I micini hanno aperto gli occhi”».

Edward rimase a bocca aperta, e guardò la lettera che teneva in mano. «“La tua micina…”».

«Certo, signor Rossiter. Come ha appena detto, questa persona non esiste e non è mai esistita. Le lettere furono scritte da suo zio, e penso che si sia divertito un sacco a scriverle! La scrittura sulle buste risale ad anni più lontani: non sarebbe neppure possibile che le buste appartenessero a queste lettere, perché il francobollo di quella che tiene in mano è del 1851». Fece una pausa, cui conferì il massimo rilievo. «Del 1851.

E ora tutto è chiaro no?»

«Non per me» disse Edward.

«Be’, certo» convenne Miss Marple «non lo sarebbe neanche per me, se non avessi un pronipote come Lionel. E un ragazzino tanto caro, e un appassionato collezionista di francobolli. È stato lui a raccontarmi di francobolli rari e preziosi, e di un’asta in cui era stata venduta una scoperta recente e straordinaria. E io ricordo ancora che m’aveva citato un francobollo, un “due centesimi azzurro” del 1851. Fu aggiudicato per una cifra intorno ai 25000 dollari, credo. Immaginatevi un po’! Suppongo che anche gli altri francobolli siano pezzi rari e preziosi. Senza dubbio, vostro zio concluse l’acquisto attraverso intermediari, e badò a “far perdere le proprie tracce”, come si legge nei libri gialli».

Edward gemette. Si mise seduto e si coprì il viso con le mani.

«Che cosa ti succede?» gli domandò Charmian.

«Niente. È solo l’atroce pensiero che se non fosse stato per Miss Marple, noi forse avremmo bruciato queste lettere per correttezza e discrezione».

«Ah» esclamò Miss Marple «è proprio quel che non capiscono mai, questi anziani signori amanti degli scherzi. Ricordo che mio zio Henry inviò una banconota da cinque sterline alla nipotina prediletta, come regalo di Natale. La piegò dentro un biglietto di auguri, incollò il biglietto, e vi scrisse sopra: “Tanti auguri affettuosi. Purtroppo quest’anno posso inviarti solo questo”. Lei, poverina, s’irritò, giudicandolo un avaro, e gettò il biglietto nel fuoco. Così lui dovette, naturalmente, regalarle un’altra banconota».

I sentimenti di Edward nei confronti dello zio Henry avevano subito un repentino e radicale mutamento.

«Miss Marple» disse «voglio stappare una bottiglia di champagne. La berremo alla salute di su