Racconto di Giorgio Rinaldi

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Fino ad ora gli attori principali di quella scena apocalittica sono stati la paura, il caos, la disperazione, con i loro suoni e rumori, le grida, i singhiozzi, le preghiere in cento lingue diverse.

Fino ad ora la prima attrice non si è vista e sembra non essere salita sul palcoscenico ma è solo un trucco di scena, un espediente narrativo per nascondersi, per farsi immaginare e temere fino all’epilogo in cui si palesa e recita la sua parte trionfante.

Fino ad ora nelle conversazioni concitate tra i tanti soccorritori si è parlato di naufraghi, ora si parla di morti.

Il Comandante della nave della Guardia Costiera è tra i primi ad arrivare e fino a quel momento non ha mai visto una realtà così diversa dalle previsioni e dai programmi d’intervento che si compongono nella mente dopo una qualsiasi richiesta di soccorso a mare. La realtà che ha di fronte è enormemente peggiore di quello che ci si poteva aspettare. C’è una nave, gigantesca, ormai quasi del tutto reclinata su un lato e, completamente al buio, centinaia di persone che cercano di uscire da quella trappola mortale. Hanno urlato, pianto, pregato e implorato ognuno il suo Dio per ore, ma adesso la gola si è chiusa dal terrore e c’è solo la ricerca disperata di una via d’uscita.

***

Il sessantesimo compleanno di Nicole sarebbe stato il prossimo tredici gennaio, ma Francis stavolta le aveva dovuto consegnare il regalo in anticipo per permetterle di organizzarsi. Quando Nicole ricevette i due biglietti per la crociera restò in silenzio, poi si gettò al collo del marito per ringraziarlo, ma subito dopo lo guardò impensierita e disse: «Ma io non so nuotare». Francis rise e la tranquillizzò rassicurandola che non sarebbe servito nuotare a meno che non avessero voluto passare del tempo in piscina. Una settimana dopo erano pronti ad imbarcarsi su una banchina del porto di Marsiglia. Qualcuno dell’equipaggio li notò e, solo qualche settimana più tardi, riferì di una bella coppia di francesi, lui più anziano di lei, che non si erano mai lasciati le mani, nemmeno quasi per mangiare. Erano ancora innamorati e felici e si vedeva.

Arrivò la sera del tredici e Nicole indossò il suo abito da sera, nero e scollato, le scarpe con il tacco e un filo di perle al collo. Abbondò con il profumo che piaceva tanto a Francis e, quando finì di prepararsi, il marito rimase a guardarla senza parlare, tanto che fu lei a dovergli ricordare che era ora di andare a festeggiare. Avevano prenotato la cena al Ristorante Milano, ma non era ancora arrivata la prima portata che un rumore molto forte e una vibrazione violentissima scosse tutta la nave. Francis e Nicole si guardarono, poi guardarono il cameriere a cui erano caduti i piatti dalle mani per quel movimento brusco e anomalo, ma la sua espressione smarrita non li tranquillizzò affatto. Seguì qualche secondo di silenzio assoluto, poi la nave iniziò ad inclinarsi, e il rumore delle stoviglie che cadevano a centinaia diede il via agli urli strazianti dei passeggeri. Ma fu quando andò via la luce che il panico sostituì la paura e l’istinto di sopravvivenza si impadronì di ogni persona.

Francis e Nicole rimasero fermi per un po’ osservando il caos che stava montando inevitabilmente, poi si presero per mano e iniziarono il loro calvario. Provarono a salire al ponte otto, dov’era la loro cabina, per prendere almeno qualcosa per coprirsi meglio e i giubbotti salvagente, ma quando arrivarono al ponte sei si resero conto che era impossibile raggiungerla. Provarono allora a spostarsi dal lato opposto della nave per vedere se da lì era possibile trovare una scialuppa, ma era buio e non avevano più punti di riferimento; tutto stava cambiando insieme all’inclinazione sempre maggiore della nave. Tornarono sui loro passi. Ormai quelle mani serrate erano diventate un prolungamento dei loro cuori e ogni volta che la presa si interrompeva venivano colti dal terrore. Erano di nuovo al ponte quattro quando videro un giubbotto salvagente incastrato sotto un armadietto. Francis lo prese e lo sistemò indosso a Nicole.

«Non c’è alternativa, dobbiamo buttarci in acqua» disse Francis.

«Ma io non so nuotare» rispose Nicole.

***

Il Comandante della Guardia Costiera si porta sul lato destro della nave per soccorrere le persone che, non riuscendo ad arrivare alle scialuppe, si stanno gettando in quell’acqua gelida e nera. Dallo spazio angusto che ormai è diventato quello tra il lato destro della nave e l’acqua vede una scialuppa dirigersi verso terra ed è in quel momento che nota qualcosa che lo segnerà per il resto della vita. C’è una donna in acqua, attaccata alla scialuppa con una fune; la donna tiene con la mano destra la fune e con la sinistra si trascina dietro un uomo senza giubbotto. La donna è in evidente stato di shock, quasi incosciente, ma per l’uomo ormai non c’è più niente da fare. La testa di Francis rimbalza dinoccolata sulla superficie dell’acqua e per alcuni tratti finisce completamente sotto senza alcuna reazione. La motonave si avvicina e li recupera portandoli a bordo. Neanche ora, neanche fuori da quell’acqua nera e gelata che ha provato a separarli, Nicole lascia la mano di Francis fino a quando, ormai stremata, perde definitivamente i sensi.

Nicole e Francis erano due dei 3.208 passeggeri della Costa Concordia naufragata la sera del 13 gennaio 2012 di fronte all’isola del Giglio. Francis sarà una delle 32 vittime del naufragio.

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