Racconto di Giorgio Rinaldi

“RaccontiContinuaTu”

 

 

Scendeva le scale, aveva fretta, il taxi lo aspettava. Stava chiudendo, finalmente, quella porta per l’ultima volta.

Non era stata colpa sua, aveva fatto tutto il possibile. Era stato comprensivo, ma non aveva intenzione di passare per stupido. Lui aveva una dignità e pretendeva rispetto, a costo di usare le maniere forti. Insomma, lui era uno che si faceva rispettare anche dagli altri e sapeva che, alla fine, se vuoi risolvere una questione, devi usare le maniere forti, altro che il dialogo. Le chiacchiere erano cose da femmine o da coglioni. E con sua moglie aveva chiacchierato fin troppo.

QUINTOPIANO

Da quando l’aveva mandata a lavorare c’era qualcosa che non lo convinceva. Ripensava a quei vestitini che improvvisamente aveva comprato, a quei trucchi, a quel profumo nuovo. Quel profumo poi non era proprio necessario, ora che lui aveva perso il lavoro per colpa di quella discussione con il capo. Lui aveva usato le maniere forti e il capo, da bravo coglione, aveva risposto con una lettera di licenziamento, cioè con delle chiacchiere. Ma, ora che i soldi li portava a casa la moglie, lui doveva controllare ogni centesimo, mica si poteva fidare di una che spende dei soldi per un profumo. Lei diceva che non c’era niente di male, che si sentiva trascurata e altre stupidaggini simili, che era il primo profumo che comprava da cinque anni e che quei trucchi le servivano a coprire i segni che gli lasciava lui sul viso. Tutte chiacchiere.

QUARTOPIANO

Poi aveva notato quei messaggini strani a tutte le ore, quelle amicizie su facebook. Aveva dovuto, come al solito, usare le maniere forti, ma alla fine si era fatto consegnare il cellulare dalla moglie. Non aveva trovato niente di compromettente, ma si sa che a cancellare qualcosa dal cellulare sono buoni tutti, anche sua moglie. Non capiva proprio cosa se ne facesse una moglie con facebook, whattsapp e altre cretinate simili. Lei doveva preoccuparsi solo di lavorare, cucinare e pensare a lui, quindi tutti quegli account era meglio disattivarli. Forse avrebbe avuto più tempo per accontentare il marito a letto, visto che c’era sempre qualcosa che non andava, mal di testa, mestruazioni, stanchezza. E osava anche lamentarsi quando lui, magari dopo essere uscito con gli amici, doveva addirittura usare le maniere forti per quello che era un suo diritto. Si era sposato anche per questo.

TERZO PIANO

E tutte quelle storie per il rinnovo della patente. Aveva dovuto essere ferreo anche in quell’occasione. La patente non le serviva a niente. Lui l’accompagnava al lavoro e l’andava a riprendere all’uscita, da bravo marito. Succedeva ogni tanto che ritardasse perché lui non si svegliava in tempo e quando arrivò la lettera anche alla moglie lui fu costretto, come al solito, a darle una bella lezione e a trovarle un altro lavoro. Stavolta però sarebbe andata e tornata con i mezzi pubblici perché lui aveva distrutto l’auto contro un muro tornando a casa un po’ alticcio da un locale. Lui la vedeva sempre più fredda e svogliata, soprattutto a letto, e allora erano iniziati i primi sospetti, perché una moglie che non accontenta il marito a letto, forse si è trovata qualcun altro da accontentare.

SECONDO PIANO

Lui aveva passato un bel pomeriggio con la sua amica Giovanna. Erano stati a casa sua e ogni volta che ci andava lui si sentiva un re, servito e riverito come deve essere un vero uomo. Poi, dopo l’aperitivo era rientrato a casa e aveva trovato la moglie sul divano con quel cellulare in mano. Sulla tavola nessun piatto, ma una cartellina con dei fogli all’interno. Aveva aperto quella cartellina chiedendo alla moglie cosa fosse, ma non aveva ricevuto risposta. Gli era bastato il primo foglio per capire di cosa si trattasse. La moglie voleva separarsi da lui. E glie lo faceva dire da un avvocato, uno che campa di chiacchiere. Era lui che portava i pantaloni in casa e non poteva farsi dire cosa doveva fare da una moglie e dal suo amichetto avvocato. Allora lui si è sfilato la cintura dai pantaloni e l’ha stretta attorno al collo della moglie. Ha continuato a stringere finché non si è accasciata sul cuscino. Poi si è seduto accanto a lei, ha chiamato un taxi ed è uscito chiudendosi quella porta alle spalle.

PRIMO PIANO

Il taxi stava aspettando, doveva fare in fretta. Non era colpa sua, cosa avrebbe dovuto fare un uomo come lui? Aveva fatto tutto quello che si doveva fare. Tutto. Tranne infilarsi di nuovo la cintura.

È quasi arrivato in fondo alle scale. I pantaloni scendono e si serrano intorno alle caviglie. Sembra quasi che una mano gli tenga i piedi incollati all’ultimo gradino. Il volo è breve ma la traiettoria incontrala colonna di marmo nell’atrio. Il colpo alla testa è fatale. Il taxi aspetta ancora, poi risponde a un’altra chiamata e riparte. A terra, sul pavimento dell’atrio, rimane il corpo di un uomo con i pantaloni calati. Al sesto piano una donna si sta riprendendo, con un forte dolore alla gola e brutti segni sul collo, ma libera.

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