Racconto di Renata Pieroni

(18 dicembre 2020)

 

 

Un decollo perfetto. Cora non ha paura, anzi, è un momento che le piace molto, quando la velocità aumenta sempre e all’improvviso vede dal finestrino che le linee orizzontali del paesaggio non lo sono più… ma il mondo si inclina. Una sfida vinta: sollevarsi e volare. E quasi non se ne è accorta. Fosse così anche nelle sfide della vita!

Non sarà un viaggio lungo, non è lontana la sua Africa. Dopo tanti anni Cora ha deciso di ritornarvi, senza nessuna ragione. Vuole solo allontanarsi dalla realtà di questo periodo confuso in cui sogni, sentimenti, speranze e progetti sono come tessere nel puzzle della sua vita che una mano dispettosa si è divertita a scompigliare per l’ennesima volta.

Forse laggiù vedrà più chiaro, o scoprirà qualcosa di nuovo. Dicono che l’Africa sia capace di queste magie.

“Dopo tanto tempo ritroverò i colori e la vita di allora? Perché tutto cambia, soprattutto in questi anni convulsi… e sono cambiata anch’io”

Pensa questo Cora ed è già all’atterraggio, alla consegna dei documenti in cui risulta che è da sola, non c’è un uomo che l’accompagni e capita che il funzionario la guardi un po’ perplesso, lei si innervosisce, ma subito si rassegna perché sa che nonostante tutte le leggi di parità nel piccolo paese africano la realtà è ancora diversa.

Viaggerà con i mezzi pubblici e scatterà fotografie, vorrebbe catturare l’anima dei luoghi e delle persone, fissare le emozioni che proverà in quei giorni. Sarà facile per le cose, gli uomini si metteranno in posa anche se lei non vorrà, le donne dapprima schive poi le sorrideranno nella complicità femminile.

Il treno corre verso sud, non pare Africa quel paesaggio a ulivi e mandorli, è un ricordo acuto ancora di Sicilia, presto tutto si fa più arido, ma lungo la costa ecco lo scintillio argentato delle grandi paludi che brulicano di fenicotteri e in fondo la linea blu del mare…

Ci sono le città che Cora già conosce, con la vita tumultuosa e i contrasti che stringono il cuore.

Ripercorre le loro strade, si immerge nell’atmosfera affollata e rumorosa dei mercati, sa che si confonde facilmente con le donne del posto, i suoi colori e i suoi lineamenti mediterranei aiutano, le semplici parole nel dialetto locale che ha imparato le consentono di scivolare quasi inosservata e di non venire abbordata come turista. Le sembra di far parte di quel popolo.

Dopo le città, una sosta sull’isola dai palmeti e dalle lunghe spiagge bianche. La leggenda narra che anche Ulisse vi si fermò e incantato dalle sue bellezze rischiò di non ripartire più: l’isola dell’oblio! Ma Cora non vuole dimenticare, soprattutto se i ricordi sono dolci, vorrebbe piuttosto imparare il modo di trattenere un certo passato e di riviverlo con la stessa intensità…

E allora riparte: la vecchia corriera affollata la porta verso l’interno, valica lentamente i monti assolati e brulli, attraversa la pianura abbacinante del gran lago salato, arriva all’ultima città prima del deserto. Lì tutto è in funzione di chi vuole tentare l’impresa di inoltrarsi tra le dune, turisti alla ricerca di esplorazioni che ormai hanno soltanto l’ombra dell’avventura.

Dromedari agghindati e sornioni, le contrattazioni…

A Cora piacciono di più i cavalli e si avvicina volentieri ai loro recinti dove aspettano tranquilli il momento dell’impegno quotidiano. In un recinto separato dagli altri c’è un solo cavallo, scuro e irrequieto, che gira in tondo, scalpita, lancia nitriti verso i compagni, come a gridare solitudine e disagio. Lei si avvicina alla staccionata e lo guarda. Silenzioso le viene accanto un vecchio guardiano dal viso berbero pieno di rughe, avvolto nel pesante mantello tradizionale di lana di cammello.

– Il n’est pas sage, aujourd’hui- (Non si comporta bene oggi) dice a Cora indicando l’animale con un cenno del capo, poi si allontana ai suoi lavori di accudimento verso gli altri recinti.

Lei appoggia i gomiti sull’asse più alta e ammira le evoluzioni del “pas sage”: le corse in tondo, l’alzarsi sulle zampe posteriori, lo scrollare la lunga criniera… L’animale si è accorto di lei, la guarda, si agita sempre meno, è incuriosito. Cora non si muove, gli sorride.

Ora il cavallo si è fermato e continua a guardarla. Lei comincia a parlargli, sottovoce: – Ehi, che fai… tranquillo, è tutto a posto…-

Il cavallo si avvicina alla staccionata, la guarda sempre, è a pochi metri da Cora che risponde sorridendo a quello sguardo curioso e continua a parlargli: – Allora? Che vuoi? Che mi dici?-

Non osa muoversi, non vuole spaventarlo: lui si avvicina ancora, potrebbe sfiorarlo se allungasse un braccio, ma aspetta ancora un poco poi si decide e alza lentamente la mano verso quel grande muso che nello stesso momento le viene incontro e… si lascia toccare. Cora trattiene il respiro e pian piano trasforma lo sfiorarsi in carezze leggere sulla fronte del cavallo, che l’accetta.

Così passano alcuni minuti a studiarsi a vicenda nel contatto di questa amicizia, poi Cora sente dietro di sè la voce del vecchio berbero che si è avvicinato silenziosamente: -Vous l’avez apprivoisé, madame. C’est lui qui vous a choisi, mais vous l’avez bien apprivoisé-(L’avete addomesticato, signora. Lui vi ha scelto, ma voi l’avete proprio addomesticato)

Apre il cancello del recinto: -Voulez-vous faire une balade avec lui? Pour vous… c’est offert!- (Volete fare un giro con lui? Per voi è gratis)

Tende a Cora le redini. Da quanto tempo non sale a cavallo! Ma non ha dimenticato e quasi d’istinto è in groppa! Automaticamente riscopre lo stato d’animo e i gesti necessari così da sentirsi tutt’uno col grande animale che ama essere guidato con dolcezza sicura e tranquilla, non con la forza.

Si allontanano pian piano dagli edifici e dai recinti, nella mente di Cora ora i pensieri sono cullati dall’andatura ondeggiante del cavallo: risente le parole del vecchio: “apprivoisé” , addomesticato… Sì, lei di solito riesce a farseli amici gli animali che incontra… qualcuno scherzando (o forse no…) le aveva detto una volta che lei addomesticava non solo gli animali. Si ricorda del Piccolo Principe quando la Volpe gli spiega che addomesticare significa creare dei legami che non si spezzano più, continuare sempre ad aver bisogno l’uno dell’altro ed essere responsabili l’uno per l’altro, anche quando la vita ci allontana il pensiero dell’amico ci accompagnerà sempre e sarà una dolce malinconia.

Che bella storia!

Cora si scuote dai suoi pensieri perchè il cavallo si è fermato all’improvviso: davanti a loro ecco il deserto, riempie tutto l’orizzonte! Fra poco giungerà il tramonto: le dune sono rosate, il cielo è color blu di lapislazzuli striato d’oro dai raggi del sole che si abbassa…

Laggiù nel deserto da qualche parte ci sarà ancora un Piccolo Principe ad attenderla per aiutarla a capire, a capirsi…

Bisogna avere il coraggio e la pazienza di cercarlo, per non lasciarlo solo nel deserto.

Cora muove leggermente le redini e il cavallo si incammina lungo la pista tra le dune, il vento come una carezza indica la via…