Racconto di Maria Francesca Cantacessi

(15 dicembre 2020)

 

 

L’aeroporto era troppo grande per me, un altro abisso si apriva sulle mie paure, un’altra paura da superare: volare da sola e non solo, lasciare mia figlia e andare via su un aereo: Ero terrorizzata!

La mattina era fresca e ventilata, mia figlia e la sua coinquilina, mi accompagnarono alla fermata del bus, cercavano di farmi sorridere, per nascondere la tristezza perché di lì a poco ci dovevamo separare. Mi sentivo nel limbo, dovevo andare via da quel bellissimo posto, infatti quel viaggio era stato un’incursione nella sua vita e mi dispiaceva, però nello stesso tempo avrei voluto già stare a casa! Avrei voluto cancellare quel momento, quello che secondo me, era il momento più brutto del mio viaggio: i saluti. Il distacco che seguiva dopo una settima insieme a Barcellona, stava diventando per me molto doloroso. La strada che dovevo percorrere per arrivare a destinazione, lo spazio, il tempo che si frapponeva fra me e il suo mondo mi faceva soffrire e volevo che succedesse tutto in fretta, avrei voluto spingere il bottone sul telecomando come quando guardando un film sul cd ci fossero state scene che non mi piacevano e che avrei fatto scorrere velocemente, senza guardarle.

Salì triste, ma concentrata, sul bus, e poco dopo, scesi davanti all’aeroporto di Barcellona, e in quel momento mi chiesi, perché la vita mi aveva portato in quel posto, forse c’era una ragione che in quel momento mi sfuggiva? Entrai, così in uno dei più grandi aeroporti della Spagna. – Calma – mi dissi – cerca gli imbarchi. – C’era gente dappertutto, di tutte le razze e con la pelle di varie gradazioni di colori! – Calma – mi ripetei – in fondo non ho nulla da temere, in questo posto in effetti siamo tutti accomunati dallo stesso desiderio: “PARTIRE”, trovare l’aereo giusto e partire! C’è chi tornava a casa e chi invece doveva affrontare un lungo viaggio di piacere o d’affari, e ad un tratto non mi senti più sola! Ero in compagnia di centinaia, di migliaia di persone che in quel momento erano in aeroporto con me e dividevano con me la stessa esperienza. Trovai subito il cancello per effettuare l’imbarco, mi misi in fila, quando arrivò il mio turno, al mio passaggio… qualcosa andò storto, si accese il dispenser! Mi bloccarono e mi dissero qualcosa in Inglese! Che non capì. Non mi preoccupai, non avevo niente da nascondere, però pensai che la prossima volta che avrei viaggiato da sola, avrei parlato inglese, perché in quel momento mi sentì isolata dal mondo! Fu orribile non poter comunicare, non riuscivo a pronunciare neppure una parola di inglese!  Maledissi ogni momento che avevo rimandato quel corso d’inglese che avrei dovuto frequentare! Con un po’ di fortuna e a gesti, riuscì a superare quel brutto momento, arrivai al gate con largo anticipo, dovevo aspettare il volo, ero seduta nella sala d’aspetto e mi sentivo spaesata, intorno era tutto enorme, guardavo fuori all’enorme vetrata vedevo numerosi e giganteschi aerei di varie compagnie. Mi misi in attesa. All’improvviso dal fondo della grande sala arrivò una chiassosa e colorata comitiva di italiani, composta da amici e da coppie attempate di coniugi che battibeccavano, schiamazzavano, ridevano! Un po’ più tardi li incontrai in fila, erano diretti tutti a Bari! Finalmente sentivo parlare italiano, stavano già organizzando una serata con tanta pasta e spaghetti! Gridavano che erano in crisi d’astinenza! Una coppia di ragazzi, invece, con uno spiccato accento barese si lamentava perché avevano mangiato una pizza con l’ananas, disgustosa che avevano pagato troppo! A quel punto mi sentii a casa! Li in quell’aeroporto… a centinaia di chilometri di distanza dalla mia città, stranamente mi sentì a casa; come se all’improvviso qualcuno avesse veramente spinto il bottone del video che stava guardando e avesse messo avanti il filmato! Fu allora che capii che “casa” non era solo un luogo o un posto… “casa” era un sentimento di appartenenza ad un gruppo di persone accomunate da una stessa lingua, dalle stesse esperienze, stessi usi, costumi e conoscenza degli stessi luoghi. Ci imbarcammo subito dopo, le tre ore del viaggio “volarono”!