Racconto di Valentina Carinato

(quinta pubblicazione – 27 maggio 2020)

 

 

Nei parcheggi isolati si possono trovare sorprese sopratutto di entità pericolose, specialmente al calare del sole. Corrina all’uscita dalla biblioteca, nell’avviarsi verso la macchina udì uno strano rumore di respiro. Nella sua mente si insinuò un sospetto al quanto preoccupante.  ‘Qualcuno si sta sentendo male’ pensò fra se. Nel formulare tale pensiero vide due lunghe orecchie di coniglio. Un coniglio in un parcheggio? Mah come? Siamo abituati a vedere gatti, cani, uccelli,  galline, al massimo lepri ma non un coniglio che corre libero per i parcheggi.  Bello grosso, quasi come un gatto, bianco con poche macchie marroni e poco socievole. Corrina sorrise alla scampata tragedia, incrociò lo sguardo del coniglio ed eccolo correre verso una fila di case a schiera. Gli occhi verdi di Corrina rimasero spalancati per  qualche secondo sulla diagonale tracciata dall’animale. Il vento le scompigliava la massa di capelli biondi, lei sorrise e con un balzo filò in auto. Un invito romantico l’attendeva nell’ora successiva e non poteva perdere un minuto. Andrea, giovane dottore in pediatria era un buon invito romantico,  quasi un angelo caduto dal cielo. Con i capelli corvini e gli occhi di un azzurro trasparente, la pelle Chiara, pareva un moderno componente della famiglia Adams dallo sguardo avvolgente.  Tutt’altro che avvolgente, anzi, più sul preoccupato, era lo sguardo di Corrina.  La cena era pronta, la casa in ordine ed ora doveva pensare a lei,  un’attitudine alla quale era estranea. Ultima di tre figli, con un innato senso di responsabilità, vestiva il ruolo di “Vice-mamma” fin dai tempi… da sempre, da quando aveva capito che toccava a lei. Eh si, toccava a lei con un padre padrone, una sorella narcisista ed un fratello migrato dall’altra parte del Piave, toccava sempre a lei aiutare. Di corsa prese la strada del bagno, aprì  l’acqua, si spogliò e via sotto la doccia. “La la la, la la la.” cantava “I want to be free…” strofinava la saponetta nuova, quella all’olio di argan nel tempo di posa della maschera.” Uno scroscio d’acqua bollente per sciacquare via il tutto, un accappatoio in micro-fibra e via di corsa in camera ad infilare la camicetta turchese ed i pantaloni scuri. E dopo un filo di fondotinta ed un goccio di profumo ecco Corrina ferma davanti alla porta ad aspettare il via della serata.

“Stai facendo testamento?” Erminio il padre.

“No, sto aspettando una persona.”

“Si, si vai. È ora che ti sposi!”

Corrina alzò gli occhi alla finestra, quell’orso di suo padre le rovinava ogni cosa.  Il rumore del clacson la salvò dalla rabbia,  era Andrea.

La porta dell’auto si aprì seguita dal sorriso di Andrea e da una melodia francese.

“Ciao cara, ho messo Edith Piaf, ti piace?”

“Non la conosco ma sembra molto gradevole.”

“È una grande cantante francese del passato romantica ed elegante.”

Le luci dei viali, delle case e dei negozi si specchiavano negli occhi di Corrina distraendola dal pensiero ossessivo.  “Cosa ci faccio qui? È così elegante lui ed io non esco con un uomo da una vita, non ricordo nemmeno cosa significa” pensava.

“Siamo arrivati” la interruppe lui.

Andrea avvolto in un cappotto nero con una sciarpa bianca la conduceva in un piccolo ristorante di montagna. Un ristorante con i fiori sui balconi, l’arredamento in legno rustico, il profumo di polenta, ragù e carne ai ferri. Un viaggio in un’ altra epoca, fuori dal mondo con tutta la sua frenesia.  Seduti nella sala da pranzo davanti ad un vaso di rose bianche Corrina ed Andrea aspettavano il primo piatto, un risotto ai funghi porcini. Ogni tanto giungeva qualche ondata di Chanel, Versace, Bulgari, fragranze pregiate delle signore abigliate in modo pregiato. “Accidenti! Perché non ho chiesto in prestito l’abito blu ad Alice”, pensava fra se. Andrea invece pareva ignorare questi frivoli dettagli completamente preso dalla loro allegra conversazione.  Il risotto poi giunse nel momento giusto a scaldare il palato e la serata.D’un tratto suonò il telefono di Andrea. “Si Carla, dimmi.” pochi minuti dopo guardò verso l’alto e disse a Corrina: “Mi dispiace cara, devo correre da mia cugina. Il piccolo Giovanni si è fatto male giocando a calcio.”

“Speriamo non sia nulla di grave…”

“Tieni, questi dovrebbero bastarti per pagare il conto e per un taxi. Ci sentiamo”, le sfiorò la guancia con bacio e corse via veloce. In solitudine Corrina terminò la sua serata romantica, con lo stomaco pieno e l’amaro in bocca. Il cameriere passò con il carrello dei dolci accennando ad un assaggio ma Corrina volgeva il pensiero altrove. Prese il taxi e chiese all’autista di lasciarla a qualche metro da casa. Voleva camminare ed allungare così il tempo della sua uscita. La strada era ben illuminata e silenziosa come un teatro dopo lo spettacolo. Fortunatamente il silenzio regnava anche in casa sua, nessun commento di cattivo gusto l’avrebbe disturbata.  Sotto le coperte si abbandonò al sonno, alla pace, alla notte. Sul comodino il telefono lasciato acceso in modalità silenzioso continuava a lampeggiare. Andrea le aveva lasciato alcuni messaggi su whatsapp. L’indomani mattina con il suono della sveglia si ruppe l’incantesimo. “Ciao, volevo dirti che il piccolo Giovanni ha solo una contusione al ginocchio e che presto starà bene. Noi ci vediamo al più presto se vuoi, spero di si. Un bacio. Andrea”, ore 23.30. Il tempo per sognare un altro appuntamento lasciava il posto al tempo del dovere. Con la bocca amara del caffè Corrina si recava al suo finto lavoro. Andava in biblioteca a fare ricerche, a consultare le nuove offerte di lavoro ed i nuovi concorsi letterari. Nel piano alto dell’armadio conservava i premi ricevuti negli anni, per le poesie, i racconti, le fotografie ed il suo adorato oboe. Un oboe patricola che fu di Paolo, il suo maestro. Numerose esperienze al supermercato componevano il suo curriculum ma il sogno di fare l’artista era vivo più che mai.  Dall’angolo di una mangiatoia un paffuto coniglio alzava il muso per andare ad abbeverarsi. I baffi gli rimasero grondanti d’acqua giusto per qualche attimo, al rumore del cancello corse via veloce.

“Giulio amore mio, sei già qui”, esclamò  Angelica di ritorno dal turno di notte.

Prese in braccio il suo adorabile peloso e raggiunse il divano.

“Oh Giulio, vorrei avere la tua energia ma io le corse le ho fatte per tutta la note”. Nel concludere la frase prese la coperta e s’appisolò dolcemente. Giulio da buon coniglio saltò giù e con qualche saltello raggiunse la porta di casa. Rimase paziente di guardia. Il coniglio è lo stesso che spaventò Corrina nel parcheggio, un vero “Guardiano domestico “. Ad appesantire i turni in ospedale di Corrina era l’arrivo del “Corona virus”. Giungevano di ora in ora nuovi infettati con tosse, mal di gola e difficoltà respiratorie. Il direttivo forniva di ora in ora nuove disposizioni e si mormorava di una possibile chiusura degli esercizi commerciali. Si preannunciava così uno scenario apocalittico in cui ogni piccola cosa, ogni gesto di normalità veniva messo a repentaglio e con essa abitudini ed economia. Poco dopo, al risveglio di Angelica, all’ora di pranzo il telegiornale confermava la previsione.

“Cari cittadini, siamo chiamati ad affrontare una guerra contro il corona virus. Il contagio sta mettendo a dura prova il sistema sanitario.  Non ci sono più respiratori ed il personale sta facendo turn over per soccombere all’emergenza.  Oltre alla chiusura delle scuole, degli spazi comunali, al rinvio di tutte le manifestazioni pubbliche verranno chiuse attività commerciali, turistiche e della ristorazione.  Rimarranno aperti alimentari,  farmacie e para -farmacie  per garantire il minimo indispensabile alla sopravvivenza.  Questo provvedimento ha lo scopo di ridurre i contatti umani e, di conseguenza i contagi. Uscite solo se strettamente necessario, portate con voi l’auto-certificazione, munitevi di disinfettanti e mascherine. Purtroppo non sto scherzando, i dati parlano chiaro e sono in continuo aumento”, dichiarava così il presidente del Veneto Luca Zaia. Mentre Angelica si preparava ad affrontare un duro periodo di lavoro per Corrina si preannunciava un periodo di sgretolamento di un equilibrio già precario. L’equilibrio di una vita tra doveri,  dolori e difficoltà ed un amore appena nato lasciato al vento. La notizia portò non poco sconcerto, a Corrina mancava il fiato, venne pallida, tremante e poi…svenne.  Cadde sopra i cuscini del divano causando un tonfo attutito. Soccorsa dalla madre Francesca fu portata in ospedale, i medici le diagnosticarono un grave calo di zuccheri risolvibile con flebo e qualche giorno di ricovero. Saputa la notizia Andrea corse subito da lei con un mazzo di fiori.  I due, nell’intimità di un letto d’ospedale si baciarono per qualche breve istante. Nel frattempo Giulio il coniglio faceva la sua corsetta quotidiana.  Dalla sua speciale postazione osservò il passaggio di molti estranei, tutti intenti a correre. “Avrò lanciato una nuova moda o stanno scappando da qualcosa?” pensò fra se. Stavano scappando dal corona virus e dalla monotonia che portava. Scuole chiuse, biblioteche chiuse, cinema chiusi, negozi chiusi, tutto chiuso ad eccezione di alimentari, farmacie e chiese. Andrea e Corrina non potevano vedersi. Angelica invece vedeva molta gente ammalarsi, guarire oppure morire. Giorno per giorno i contagiati aumentavano portando al collasso l’intero sistema sanitario. Giunsero misure sempre più restrittive, vietarono lo sport nei parchi e le uscite di piacere. Il silenzio persisteva in ogni angolo del paese.

Passarono così  giorni infiniti per Corrina che si rifugiava in Chiesa, per Angelica che lavorava sempre e per Andrea che in quanto medico pediatra curava bambini e talvolta anche le loro madri. In uno di quei interminabili giorni Corrina passò davanti la casa di Angelica. Giulio la riconobbe e lasciò la mangiatoia per correre fuori. Angelica lo seguì incuriosita e colse con piacere un viso famigliare. Angelica e Corrina erano compagne di classe alle medie. Ricordarono i bei vecchi tempi e decisero di aiutarsi a vicenda. Ad Angelica serviva un aiuto in casa e a Corrina  un posto in cui stare. E così mentre una lavorava, l’altra ripuliva casa dell’amica e Giulio correva per tutta la città. Qualche settimana più tardi, ad emergenza finita Andrea diede un nuovo appuntamento per un caffè a Corrina. I due si ritrovarono in un elegante caffè letterario. Ad un certo punto suonò il telefono di Corrina per la notifica di una mail.

“Leggo più tardi” fece lei.

“Mah no, leggi subito”

“Gentile signorina Corrina,

siamo lieti di annunciarle che il colloquio sostenuto nella nostra libreria è andato a buon fine. A breve la contatteremo per tutti i dettagli”.

“Cordialmente”,

“La direzione”.

Corrina porse il telefono ad Andrea per fargli leggere la notizia. I due si baciarono per la seconda volta e volarono via di corsa a festeggiare.  La fine di una pandemia, l’inizio di un amore, l’inizio di una professione, la corsa verso una nuova vita.