RACCONTICOMPLEANNO – a cura di “TOTO”

 

Sylvia Plath

27 OTTOBRE 1932 – 11 FEBBRAIO 1963

Sylvia Plath, probabilmente affetta da disturbo bipolare, in soli 31 anni è riuscita diventare una delle più grandi scrittici del ‘900. Le bastarono 31 anni per riempire la sua vita di “tutto e del contrario di tutto”, dove inferno e paradiso si alternano capricciosamente e pericolosamente.

La psichiatra che la teneva in cura in seguito ad un tentativo di suicidio, ha definito il padre anaffettivo, prevaricatore, deludente, abbandonante ed amante crudele della figlia. Per quanto riguarda la madre, questa era, all’opposto, invadente, fusionale, che eterodirigeva la vita della Plath, le ambizioni e la sessualità.

 

 

 

 

 

 

 

IO SONO VERTICALE (1961)

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto –
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.