Racconto di Loredana Lelli

(Seconda pubblicazione – 25 marzo 2020)

 

Che giorno è oggi? Sabato, domenica, mercoledì… ho perso il conto, in questa sequenza di giorni tutti uguali. Solitamente ogni santa mattina, quando mi sveglio, scorro velocemente con la mente alla ricerca di un giustificato motivo che mi faccia alzare dal letto. La routine la detesto: sveglia–lavoro–commissioni–casa. No! Devo sempre inserire un elemento, anche piccolo e comune che dia senso alla giornata. Un caffè al bar in buona compagnia dopo il lavoro? Una passeggiata al mare? Un buon film al cinema? Insomma cose del genere, poi, che non accadano tutti i giorni non ha importanza, l’importante è sapere che avverranno; tra sette ore o domani, fra tre giorni… va bene, va sempre bene.

Dunque, che giorno era oggi… non ha importanza, un giorno come ieri, uguale a domani.

Scrivo. Scrivere mi fa bene. Qualcuno ha detto che la musica salverà il mondo, che la bellezza salverà il mondo, io dico che la scrittura salverà il mondo! Una traccia di memoria rimarrà per sempre impressa su un foglio bianco e la memoria è importante… Diario di Anna Frank, mi viene in mente la sua storia, quando la leggevo, la sensazione che mi trasmetteva. Anche lei, come me, come noi, reclusa, si proteggeva da un virus potente, malefico… un nemico che in fondo non conosceva. Sognava, sperava, anelava alla grazia, come me ora, come noi.

E’ una guerra anche questa, dove le trincee non corrono sui campi ma in corsie di ospedale.

La grazia, decido di prendermela senza aspettare che arrivi da lontano. Afferro le chiavi di casa ed esco. Il deserto, cammino in un deserto e non riconosco la mia città. Il cielo oggi è color del piombo: – sono i pensieri – mi dico, i miei e quelli degli altri. I pensieri si accumulano, creano un’atmosfera. Forse determinano anche il corso delle cose e non meditiamo mai abbastanza su questa eventualità.

Il mare, mi dirigo verso di lui. So che in questo ambiente surreale, quasi alieno, lui non mi deluderà. Lo troverò lì a respirare, io potrò respirare. Di quei respiri ampi, con il sale che ti entra nelle narici e ti fa stare bene.

Ci sono quasi ma incrocio una volante. Non sono scortesi ma chiedono dove mi stia dirigendo e se fosse così necessario.

  • È necessario eccome, mi ripeto mentalmente.

Ma quand’è che abbiamo smesso di nutrirci di elementi più sottili, d’aria, di colori, d’impressioni…  sì ma vaglielo a spiegare ora, che anche l’anima reclamava la sua razione quotidiana… E infatti non lo spiego, soprassiedo, perché nei giorni del virus non si può. La sua forza di gravità è imponente e per ora ci inchioda qui, in questa realtà, e non so se è un male o… un bene.