Racconto di Seton Kolb

(Quarta pubblicazione – 27 marzo 2020)

 

Questo nome i miei me lo appiopparono perché all’epoca, quando mancava poco alla mia nascita, piacque a entrambi il film “Alfredo Alfredo” di Pietro Germi, con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli. Stronzata, vero?

Un solitario snob, così mi definiscono i miei amici, pochi e selezionati, quasi tutti sposati. – Lo scapolone di casa – è quello che mi dice sempre mia madre al telefono, oltre all’ormai tradizionale – come stai, con chi sei, cosa fai– seguito da una sghignazzata.

Mi piace la notte, la vivo, diciamo che deambulo per casa, specie nello studio, le mie quattro mura preferite, da lì posso collegarmi con l’ovunque. M’informo, penso, leggo, sbircio la tv, specie e purtroppo i programmi di politica, dai quali ogni tanto, per vivere più rilassati, si dovrebbe star lontani.

La notte mi abbraccia, mi coccola, non mi assilla, mi sussurra i movimenti e si mette a mia disposizione. Naturalmente preparo anche la giornata che verrà. Con calma, una cosa alla volta, massimo due, l’importante che gli appuntamenti, spesso in videoconferenze o chiamate siano proficui.

Questa notte piove, sono alla finestra, guardo un mondo sospeso, vedo una realtà repressa. Per un po’, non so dire quanto po’, i miei incontri, anche in smart working, che adopero da un pezzo, subiranno un brusco stop in forte percentuale. Non ci siamo detti tutta la verità, ma la vediamo, basta guardare un pizzico più in là.  Anche dopo avremo settimane devastanti, mesi che lasceranno il posto a parvenze di vecchia quotidianità. Dovrò imparare a gestirmi di nuovo. Tutti dovremo farlo.

Sento il suono di una sirena squarciare il silenzio sempre più profondo di queste ultime notti, ma anche dei giorni. Rocco, con un miagolio appena percettibile, viene a strusciarsi tra le mie gambe, da qualche giorno mi guarda sempre più incuriosito. A modo suo mi sente, mi accompagna fino a quando non mi siedo davanti al mio desktop incasinato, insomma, la scrivania digitale poggiata su quella classica che lo è altrettanto, poi si accomoda sulla poltroncina accanto con un altro flebile miao e comincia a fissare un po’ me e un po’ il pc.

– Alfredo? –

– …Si, sono qui –

Rocco scende e le va incontro, lei lo prende in braccio e viene a sedersi sulla poltroncina accanto a me, quella del gatto, che si è abituato di buon grado alla sua presenza.

– Lo sapevo che eri qui – mi sorride e poggia la testa sulla mia spalla. Sto un po’ con te poi torno a letto, non sarebbe male se venissi anche tu.

“Giulia. È con me da una decina di giorni. Si è trovata nel momento sbagliato. Quando abbiamo saputo della chiusura totale per gli spostamenti, mi ha guardato e mi ha detto – A casa i miei sono tranquilli e stanno bene, poi c’è mia sorella…Fammi rimanere con te…”

– Rocco dai, fai andare a dormire Giulia –

Quando vuole mi ascolta, ed è venuto ad accovacciarsi sulle mie cosce.

– Giulia, torna a letto, ti raggiungo tra cinque minuti –

È intimorita, chi non lo è, lo siamo un po’ tutti. Spengo il computer, spengo il televisore sempre acceso come sottofondo, dove, ancora un programma, uno dei tanti, stava ripetendo i numeri…

– Notte Rocco, stai lì al posto tuo, non seguirmi. –

Mentre mi avvio di la, due miagolii, sempre leggeri, come a dirmi, tranquillo, stai tranquillo, andrà bene…

Del resto, tutto è bene ciò che finisce. Bene!

Giulia? Non lo so se finisce…