Racconto di Vincenzo Sottile
(21 febbraio 2021)
Fiori, colori, profumi. Il perfetto paradigma di un amore da sogno, di quelli osannati sulle pagine di rotocalchi scandalistici da quattro soldi. E poi un milione e passa di parole sulla sensualità…questo modo di essere così irraggiungibile e pedantemente misterioso… I poeti ci si sono persi per secoli, pur senza decantarne le gesta attraverso un telescopio…Sprazzi di verità frammisti a bugie di varia natura, da barattare al mercato dell’usato spacciandole per nuove, per non ammettere che il copione delle schermaglie amorose si ripete all’infinito da non si sa quanto e con poche varianti…
M’ama, non m’ama, pacchi di bugie per tutte le stagioni, l’eterno interrogarsi su cosa escogitare per catturare l’essere amato. Le classiche scappatelle per ingelosire il partner troppo refrattario a un impegno più serio, uomo o donna che sia…E poi una stanchezza infinita dietro il reiterarsi di gesti che desidereremmo facessero breccia su cuori agitati e solitari…Per non parlare delle ricorrenze come Natale, i compleanni e gli onomastici, con l’eterno andirivieni di regali in un saliscendi di batticuori che dondolano in un’eterna danza di gioie e dolori..Mi amerà o non ho speranze? E se pensa solo a me, perché quel particolare profumo dalla fragranza sensualmente intensa, che ha strombazzato ai quattro venti di desiderare per mesi e che le ho regalato, non l’emoziona più proprio ora che esce con me a passeggio o per andare a teatro e dopo mesi nei quali l’ho presa letteralmente d’assedio?
«Caro», mi ha detto. «Non è che quel profumo non mi emozioni ma non m’ispira indossarlo per te.» Proprio così! L’ha considerato alla stessa stregua di un abito da sera e di quelli che s’indossano per un galà di beneficenza o una serata importante come un ricevimento per delle nozze avvenute nel tardo pomeriggio o un appuntamento galante che esuli dai primi timidi e scoordinati approcci.
«Non è che non ti ami», continua spietatamente, «ma non provo nessun brivido quando sento la fragranza di quel profumo e sono vicina a te! Anche quel tuo dopobarba speziato dall’odore aspro e intenso quasi da svenire e che farebbe perdere la testa a molte donne, ha lo strano potere di risvegliare in me una corrente malsana di aggressività che ignoravo di possedere, e tu sai che per carattere sono estremamente accomodante.»
«Sì, ma allora? Non siamo più due ragazzini alle prime armi ed avevo l’impressione di non dispiacerti! Quanto tempo ancora dovrà passare prima che si possa trascorrere una piacevole serata e si raggiunga un’ottima intesa sotto tutti i punti di vista? Per amarsi l’intesa deve essere piacevole in tutti i sensi e non è simpatico mantenere il tutto unicamente su di un piano puramente intellettuale!»
«E allora, piccolo amore mio», mi sorride beffardamente mentre mi scompiglia i folti capelli crespi già impietosamente mossi dal vento che imperversa su quella spiaggia semi deserta dove stiamo passeggiando in pieno pomeriggio d’aprile, potremmo provare a movimentare il nostro rapporto. Naturalmente non posso garantirti che ogni giorno sarà stupefacente come il precedente ma possiamo inventare l’amore senza fossilizzarci nelle solite tematiche trite e ritrite. Che ne diresti di una sana lite a suon di parolacce, di schiaffi e di piatti in faccia? A volte una buona litigata può ravvivare l’amore!»
«Ma cara!», tento di obiettare con la mia flemma anglosassone, «a parte il fatto che hai parlato solo di piatti ma che, conoscendoti, quando parti in quarta non esiste verso di fermarti e potresti distruggere mezza casa, che senso potrebbe avere questa sceneggiata? Stiamo provando a convivere ma potremmo convolare a nozze e non vedo il motivo di rovinare tutto. Perché, mettila come vuoi, si tratterebbe solo di una rappresentazione e delle più triviali. E poi, quante volte potremmo variare per non morire di noia? Rammento un vecchio film degli anni novanta, pieno di humour e dove due coatti di periferie cercano di ravvivare la scintilla della loro fiamma amorosa in crisi dopo pochi giorni di matrimonio ma senza coronare i loro sforzi di successo durante il viaggio di nozze. Mi rendo conto che ogni caso è a sé ma non credo che siamo già a questo punto. O si?»
«Sorrisetto sardonico e ambiguo da parte di lei. «Non so! L’unica cosa della quale sono sicura è che è che desidero emozioni forti e che non voglio pensare al domani. Forse lo schema sensuale a base di attributi fisici, colori e profumi non è del tutto obsoleto ma con te desidero sbizzarrirmi in altre maniere e senza pormi troppe domande su come sarà il futuro. Quando stasera arriviamo a casa, accetterai di stare al gioco o ti ritirerai elegantemente in un angolo a leggere il tuo Corriere dello Sport?»
Silenzio da parte mia. Non so proprio che rispondere e d’improvviso mi rendo conto che non m’importa. Alla fin dei conti non siamo sposati come gli attori della pellicola e non esiste nessun vincolo che ci obblighi a determinate scelte se non ne siamo convinti. Non che la biasimi ma non mi va. Sarò un tradizionalista ma credo che quando si ama non ci sia necessità di variazioni da temi di natura classica, come quella che ha proposto lei. Ad ogni modo le sorrido, le stringo teneramente un braccio, e con il mio fare più sornione le dico:
«Non ami fragranze aspre e acque di colonia leggera ma ti propongo un armistizio culinario invece di piatti rotti in testa e di una litigata ricolma di insulti: Non sarò l’amore della tua vita ma potrai sicuramente sperimentare di meglio e in effetti siamo ancora talmente giovani, ma nell’attesa non è che ti piacerebbe andare a cena stasera in quel localino sul lungomare dove, a detta di tutti, fanno un fritto misto da leccarsi i baffi? Non esiste modo migliore per annegare dei dispiaceri d’amore che una buona mangiata che affoghi qualsiasi dispiacere! E non guardarmi in quel modo perché non sono un mostro! In fondo sto agevolando la tua ricerca e la tua smania di sperimentazione per catturare frammenti di sensazioni sconosciute che si agitano in quell’altalena vorticosa di sentimenti altalenanti che non danno requie ma che ci impediscono di intorpidire le nostre menti in una lenta ma progressiva paralisi che ci trasformerebbe in pupazzi incartapecoriti e scolpiti su piedistalli di pietra! Perciò non recriminare e afferra al volo questa splendida occasione che ti offro su di un piatto d’argento!»
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