Fiaba di Silvio Fazio

Illustrazioni di Silvio Fazio e BDB

 

Il nonno materno di Ester si chiamava Gaspare, come uno dei tre Re Magi, e quando era bambina a lei sembrava proprio uno di loro perché aveva un fare dolce e misterioso, e sempre un piccolo dono per lei.

Ester trascorreva con lui l’estate quando andava con i genitori in montagna nella sua casa antica che, vista da lontano, sembrava posata ai confini del cielo. Da quando lo ricordava, il nonno aveva già i capelli bianchi e camminava con un bastone il cui manico era d’avorio e d’argento per aiutarsi, anche se lui le diceva che lo usava solo come segno di nobiltà.

Il nonno Gaspare leggeva molto, gli piaceva giocare a carte, dipingeva delicati acquarelli e le raccontava favole e storie immaginarie. A Ester era rimasta l’atmosfera magica di quei racconti ma, purtroppo, nessuna trama. Aveva solo il ricordo di una storia, che parlava di un uomo con un occhio di vetro e il nonno la raccontava muovendo due dita della mano, l’indice e l’anulare per simulare il passo del personaggio, e metteva una biglia di vetro tra le stesse dita per creare un grande occhio.

La cosa più affascinante di nonno Gaspare era la sua passione per l’astronomia. Nel solaio della casa aveva un locale tutto per sé, zeppo di libri che avevano come argomento il cielo, mappe celesti, un piccolo sistema solare che si metteva in moto con una manovella e, puntato verso il cielo attraverso un abbaino, un lungo cannocchiale di ottone sempre lucido e con le lenti pulite. Nonno Gaspare la portava spesso lì, tenendola per mano, e cercava di spiegarle quel mondo affascinante.

Il ricordo più vivo per Ester era quello legato a ciò che il nonno le aveva raccontato in una notte d’estate. Erano seduti vicini e si alternavano al cannocchiale, il cielo era limpido e brillavano le stelle.

“Guarda quante stelle!” disse il nonno a Ester. “Un giorno ti insegnerò che cosa sono le costellazioni, come si chiamano e come cambiano nel cielo al susseguirsi delle stagioni.  Vedi quel triangolo di stelle più brillanti? Sono Altair, Deneb e Vega. Ciascuna di loro è la stella più luminosa della propria costellazione e intorno ve ne sono altri miliardi.  Eppure, se stai attenta, vedrai che al centro del triangolo c’è una parte del cielo. E questa rimane sempre uguale. È una costellazione piccola, ma importante: è la costellazione delle favole. Lassù, ogni stella è una favola: più la favola viene letta e raccontata, più la stella brilla. Ce ne sono di grandi e di piccole, conosciute e sconosciute. Vedi? Quella è la stella del Brutto Anatroccolo e vicino ci sono quelle di Peter Pan e della Bella e la Bestia. Se riesci a seguire il mio dito puoi trovare Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Aladino”.

Il nonno continuò: “Quel gruppetto di stelle a sinistra, vicine tra loro, sono le favole di Esopo con tutti i suoi animali: La cicala e la formica, La lepre e la tartaruga, Il corvo e la volpe. Ogni volta che nasce una favola nasce una stella, ma quando una favola non viene più raccontata o letta, la stella muore”.  Poi rivelò: “Io so queste cose perché faccio parte dei Guardiani di Favole e, quando sarai grande, vorrei che anche tu diventassi una Guardiana, che prendessi il mio posto e controllassi che in quella parte del cielo ci sia sempre luce”.

Così disse nonno Gaspare a Ester e da quella sera lei aveva guardato il cielo in modo diverso, cercando di riconoscere quella zona che il nonno le aveva indicato, illudendosi di identificare numero, grandezza e luminosità delle stelle, fiera e certa che anche lei sarebbe stata una Guardiana delle Favole. Poi Ester crebbe, diventò ragazza e poi adulta e la vita la portò a dimenticare la sua missione.

Un giorno d’estate però, rimettendo in ordine vecchie fotografie, ritrovò alcune immagini di suo nonno e subito si ricordò di quello che le aveva raccomandato. Quella sera stessa si ritrovò a guardare il cielo piena di nostalgia. Con un sorriso cercò quella zona del cielo dove nonno Gaspare le aveva detto che vivono, nascono e muoiono le favole ma, guardando con attenzione, ebbe l’impressione che fosse meno luminosa di come la ricordava.

Continuò l’osservazione nelle notti seguenti e l’impressione iniziale non cambiò, anzi, le sembrò che numero e luminosità delle stelle continuasse a diminuire. La zona del cielo era quella che le aveva indicato, tra le costellazioni dell’Aquila, del Cigno e della Lira: non poteva sbagliare. E quella zona si faceva sempre più buia ai suoi occhi. Forse era colpa dei tempi cambiati, della televisione, dei cartoni giapponesi, della sempre più scarsa propensione dei bambini, e anche degli adulti, a immaginare e fantasticare nella propria mente e a lasciare ai media e ai social il ruolo di cantastorie.

Pur essendo completamente scettica sulla reale consistenza delle affermazioni di suo nonno, cominciò seriamente a preoccuparsi: che Guardiana era stata?

Comprò tutti i libri di favole che trovava, li leggeva fino a notte inoltrata, li regalava ai suoi nipotini, ai bambini che conosceva e a volte anche agli adulti che la guardavano con stupore.

Piano piano, negli anni, notò che la sua costellazione riprendeva vita e luminosità. Anche il numero delle stelle cresceva, piccoli astri nascevano e poi diventavano più brillanti. Forse qualche altra persona, sollecitata dal suo invito, aveva ripreso a leggere e a raccontare le favole. Ragionava anche sul fatto che forse le favole non erano solo quelle di Esopo o dei fratelli Grimm. Avvicinandosi agli altri e ascoltandoli con attenzione, aveva scoperto che ogni vita è piena di racconti e di storie, anche di poche righe, poche parole, ma che posseggono lo stupore e la magia di piccole favole e che anche queste salgono nel cielo a punteggiare e illuminare quel minuscolo spazio dell’universo.

Infine, Ester capì ciò che le aveva insegnato suo nonno: finché esisteva almeno un Guardiano delle Favole a sentinella, la luce della costellazione non si sarebbe spenta mai.