Fiaba di Marco Leonardi

Illustrazioni di BDB

 

Questa storia inizia dentro ad un vulcano, in mezzo alla lava incandescente.
Le vedi quelle grosse bolle che emergono, si ingrossano e infine all’improvviso scoppiano, lasciando al loro posto aria rovente? Ecco, guarda meglio…quella bolla non scoppia, si limita a galleggiare nel mare di fuoco. Poi, una crepa, e ancora un’altra, e ancora altre: adesso la bolla è in pezzi, e qualcosa che era dentro lancia un grido e si mette a volare.
Basta osservare le grandi ali da pipistrello, il fumo che esce dalle narici, la bocca piena di denti, la coda lunga e flessuosa come il corpo da lucertola, le zampe anteriori con gli artigli sguainati, quelle posteriori possenti con cui ora si accovaccia su una roccia, basta guardare la pelle nera come il carbone irta di spuntoni e le fessure oblique e rosse degli occhi per capire che è un drago, e un drago molto, mooolto arrabbiato!

Questa storia inizia in cielo, e parla di una stellina. Piccola, perché ancora bambina…ma basta guardare come brilla e come vola leggera, per capire che è molto, moolto felice: e come tutte le creature felici, non la smette di fare domande…
“Cos’è quella bambagia che riempie il cielo?”
“Sono nuvole, piccolina: la pioggia è loro figlia, e disseta la terra”, risponde una stella vicina.
“E quelle luci così veloci che guizzano nel cielo?”
“Sono lampi, stellina”- replica un’altra poco più lontana
“E quelle strisce violacee nel cielo? Sembra la veste di una fata!”
“Quella è l’aurora boreale”, dice una terza
“Oh, e quello? Là, in mezzo al buio, quelle luci! Sono stelle, stelle come noi?
“No, non sono stelle: sono le luci delle città dove vivono gli uomini” replica un’altra
“Ah, ma quella, quella è una stella! Che strano, però, ha brillato un attimo poi è scomparsa”
A quella domanda, tutti gli astri si voltano verso di lei, e c’è tristezza nella loro voce quando rispondono… “Quella è una stella cadente, piccolina”

Ma torniamo sulla terra…cosa era successo al nostro drago? Era successo che aveva mangiato molta roccia (I draghi si nutrono così, non lo sapevi?) e così era cresciuto, forte, spavaldo, quasi invincibile. Era successo che aveva imparato ben presto a sputare fuoco, a incendiare villaggi, a bruciare foreste, a terrorizzare gli uomini. Era successo che, cosa normale per un drago, la rabbia che gli ardeva nel petto era cresciuta con lui.
Insieme a uno strano disagio.
Come in quel momento, prima della calata sulla città di Fondovalle
Sono creature solitarie, i draghi (non è facile avere amici quando si è sempre arrabbiati!), ma ogni tanto si riunivano, come quel giorno, tra le rocce.
Si riunivano perché la rabbia cresce e cresce, quando si è insieme, ed era bello e giusto che la rabbia cresca…
“Aaaggh! Che stupidi, abbiamo bruciato quattro volte, le loro dimore…e cosa fanno? Di nuovo in legno, le hanno costruite!”
“Braahh!! Perché, se fossero di pietra che differenza ci sarebbe? Invece di bruciarle le mangeremmo! Mmmhh, ho l’acquolina in bocca solo a pensarci”
“Wooosh!, tu pensi solo con la pancia! Vuoi mettere il divertimento quando gli uomini scappano terrorizzati davanti a noi, vuoi mettere? E tu, piccolo, cosa ne pensi?”
“Gaarg!, già, cosa ne pensi?”
Fu in quel momento, nel preciso momento in cui gli occhi degli altri draghi si voltarono su di lui, che il nostro capì quale era, il suo disagio…
“Io…io mi chiedo a cosa serve. Certo, il mondo è brutto, brutto, brutto e noi siamo arrabbiati arrabbiati arrabbiati. Così mangiamo le rocce, bruciamo quello che riusciamo a bruciare…ma a cosa serve? Le foreste ricrescono, i villaggi sono ricostruiti. Solo le rocce che mangiamo sono perdute per sempre, ma noi siamo pochi, e il mondo è così grande”
“Aaagh!, Ragazzo, tu ti fai troppe domande! Sono pericolose, le domande…un brutto giorno un cavaliere ti affronterà, e tu ti domanderai perché la sua armatura si bagna, quando le tue fiamme la colpiscono e mentre sarai distratto lui ti colpirà dritto al cuore, uccidendo te e tuo figlio!”
“Mio figlio? Cosa stai dicendo?”

 

 

E in cielo, nello stesso momento, anche la stellina stava facendo una domanda alle sue amiche più grandi…
“Una stella cadente? Cos’è una stella cadente?”
Vi fu un attimo di silenzio, in cui le altre si guardarono.
Poi la più grande decise che stellina era abbastanza cresciuta per sapere la verità
“Vedi, piccolina…tu brilli e voli nel cielo perché sei felice: è quello che capita a tutte noi, ed è normale che sia così. E sai perché sei felice?

Perché hai tante cose, ancora, da imparare! Poi passerà il tempo, le cose da imparare saranno sempre meno, sempre meno…finché un brutto giorno la tua felicità svanirà, diventerai opaca e pesante, e cadrai giù giù attraverso le nubi e diventerai polvere che si disperderà nell’aria. Ma prima…”
“Prima?”, domandò la stellina piena di curiosità
“Prima brillerai ancora pochi istanti, poi, il nulla”
“Il problema, piccola, è che sappiamo come moriamo, ma non come nasciamo…”, continuò una stella azzurrina lì vicino.
La piccola stella si incupì un istante, poi riprese a brillare…
Guardò in alto
“Oh, deve essere così brutto un cielo senza stelle! Ma siamo così tante…”
“E’ vero, piccola: siamo tantissime, ma un giorno finiremo per spegnerci tutte…sai, voglio confidarti un segreto: molte di noi hanno già volato dai cieli più alti fino a qui, vicino alla terra, solo per coprire i buchi, perché gli uomini non si perdano d’animo!”

Nello stesso momento anche un vecchio drago parlava di cose future, trattenendo fiamme rabbiose…
“Aagghr, questi giovani! Ma non gli insegnano niente?? Non siamo immortali, ehh? Nessuna creatura lo è! Verrà il giorno in cui la tua pelle diventerà color del rame, e le ali si indeboliranno e le fiamme quasi si spegneranno…allora ti prenderà una grande nostalgia e comincerai a sognare un gigantesco drago di roccia che da sempre sputa fiamme nel cielo e raccoglierai le forze e volerai fin là lui, entrerai nelle sue fauci incandescenti…
Non rimarrà nulla, di te: tranne il tuo cuore; e nel tuo cuore, tuo figlio…”

Mentre parlava, allungò la zampa destra verso il petto del nostro giovane drago, lo toccò appena…
“Porti un figlio, nel cuore, giovane drago. Lo porti da quando sei uscito dall’uovo. Lo stai crescendo con la tua rabbia…”

Passarono gli anni, nel cielo, e la stellina invecchiò.
Quante cose, sapeva!
E quanta tristezza si era accumulata nel suo cuore!
Ormai quasi senza luce, cominciò a cadere…
E il nostro drago?
Anche lui era invecchiato…la pelle era diventata più secca e sottile, i muscoli più flaccidi, le fiamme che sputava dalla bocca sempre più fioche.
Però non si era arreso al destino!
Così, quando il richiamo del grande drago di roccia si era fatto sentire, era volato dalla parte opposta, pieno di rabbia e rancore.
Era salito su nel cielo, più in alto di qualsiasi drago, con le vecchie ali che a fatica lo sostenevano.
Fu poco sotto la luna che il drago e la stellina si incontrarono…

“Ehi! cosa ci fa un uccello così in alto?”
“Non sono un uccello, non vedi? Sono un drago, un drago sputafuoco, guarda!”
“E quello sarebbe un fuoco? Bahh…”
“Oh, bah niente! Sono solo un po’ fuori forma, te lo concedo. E tu chi sei? E soprattutto, dove sei?”
“Ah questa è bella! Sono una stella, una stella cadente, a essere precisi”
“Una stella?? Vuoi scherzare? Le stelle brillano, tu…non ti si vede quasi”
“Ma tra poco brillerò di nuovo, cosa credi?? Sarò splendente, sarò bellissima, tutti mi guarderanno gridando una stella cadente una stella cadente!”
Il vecchio drago tentò di ridere, ma la tosse quasi lo soffocò…
“Già…il brillio di un istante e poi puff, tutto finito: ah, il mondo è davvero brutto, brutto, brutto!”
“Perché non mi accendi?”
Ma il drago non aveva sentito…crogiolandosi nella rabbia antica, si era chiuso in sé stesso.
“Perché non mi accendi?”, ripeté la vecchia stella.
“Accenderti? Non capisco…”
“Con la tua fiamma…magari mi riaccendo!”
“Bah, molto più probabilmente ti ridurrò in cenere…”
“Tanto, ormai…”
“Come vuoi, stella. Però non dire che non ti avevo avvertito…”
Il vecchio drago raccolse tutte le sue forze, e sputò fuoco…ed ecco la stellina accendersi, brillante come quando era giovane.
“Ehi!”, gridò il drago stupito, “Avevi ragione, ti sei riaccesa!”
“Già…però mi sa che se non durerà a lungo: se ogni tanto non mi infiammerai, mi spegnerò ancora e diventerò polvere”

Fu così che il drago e la stella divennero inseparabili: il drago era felice, perché con il suo fuoco poteva non solo distruggere, ma anche far risplendere la sua piccola amica, la stellina perché era bello vedere un drago così lieto.
“Sai, stellina?” domandò il drago una notte, “Penso che sia proprio buffo”
“Buffo cosa?”
“Sto pensando a come ci vedono da laggiù”, rispose indicando la terra sotto di loro.
Io sono invisibile, nell’oscurità…per cui l’unica cosa di cui si accorgono è di una stella che cammina nel cielo e delle mie fiamme…”
“Gli sembrerà di vedere una stella che cammina nel cielo…”
“Con la coda!”

Passò il tempo, poi la stellina si accorse di qualcosa.
Come di un’ombra, nello sguardo dell’amico: non la vecchia rabbia, qualcosa d’altro…
“Perché sei triste, drago?”
“Sto pensando a mio figlio”, rispose toccandosi il petto, ”È qui, dentro di me, e per nascere è necessario che io bruci nella Montagna Drago:oh, non ho paura di morire, adesso: solo che non so più dove sia, la montagna…perché non mi bruci tu?”
“Cosa vuoi dire?”, chiese la stellina, facendo finta di non aver capito
“Io ti inghiotto, e tu mi bruci, dal di dentro. Così lui potrà nascere…sai, penso che diventerete buoni amici”

Ma quando il drago inghiottì la stellina, avvenne qualcosa di straordinario…
La vecchia creatura si illuminò tutta, poi divenne polvere, polvere luminosa che saliva su, sempre più su: migliaia, migliaia di frammenti luminosi che andavano a riempire il cielo, che facevano alzare gli occhi ai viandanti e ai pastori che si guardavano l’un l’altro ed esclamavano:
“Guarda quante stelle! Il vento deve aver spazzato via le nubi!”

Solo la nostra stellina non salì con le altre, ma scese lentamente, quasi fluttuando, sul tetto di una capanna appena fuori Betlemme
Illuminò per un istante la strada a tre uomini che venivano da lontano, brillò più vivida che mai sul tetto della capanna che intravedevano all’orizzonte, poi, finalmente, si spense felice.

E il figlio del drago? Anche lui era bruciato? Anche lui era diventato una stella?
Oh, niente affatto! Il povero piccolo cadde dal cielo (le ali erano ancora troppo deboli per sorreggerlo!) e finì proprio nella capanna dove i Magi stavano per entrare , attirando verso l’alto lo sguardo e le braccine del Bimbo steso nella mangiatoia, mentre anche un asino e un bue sollevavano un attimo gli occhi per guardare quella strana creatura che era grande come un pollo un po’ cresciutello e che ora si stava allontanando a goffi balzi: no, non poteva farsi vedere, perché gli uomini hanno paura dei draghi, anche di quelli che basta guardare negli occhi per capire che sono molto, moolto felici.

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https://www.ibs.it/dialoghi-sette-percorsi-narrativi-libro-vari/e/9788874706525

https://www.tomarchioeditore.it/2022/05/04/come-fiori-sul-ciglio-della-strada-aa-vv/