Racconto di Melania Ferrari

(Terza pubblicazione)

 

Si narra che i costumi, durante la loro tornata di pulizia in lavatrice, si parlino e riportino le loro storie come all’interno di un gruppo di sostegno psicologico.

Vacanze finite per la famiglia Ferroni, mamma della degenerazione X e due bambine che si credono trentenni dimezzate. Vacanze finite può esser diversamente tradotto con l’espressione “giri e giri di centrifuga per tre giorni” perché una ragazza in crociera sa cosa mettere, ma deve anche essere previdente studiando scenari diversi, dalla A alla Z, con alfabeto greco annesso. E quindi una valigia diventa uno spazio in cui si ringrazia la maestra per aver fatto studiare bene tutte le formule per calcolare le aree di ogni singola figura piana. Questo perché il rettangolo della valigia viene diviso in tante porzioni di piano dove sistemare euclideianamente sacchetti zeppi di indumenti da suddividere per categorie e momenti della giornata. C’è però un’eccezione che infatti non trova dimora nel trolley: quella costituita dai sacchetti dei costumi. Due sacchetti extralarge che ostinatamente pretendono uno zaino a sé. Così i costumi viaggiano in prima classe con le proprietarie umane e hanno tanto tempo per parlarsi e riflettere.

Le vacanze però sono appunto finite anche per loro ed è tempo di terapia anche quest’anno perché il luogo di villeggiatura è stato molto produttivo: ponte 11 piscine della nave da crociera NTD.

Dentro tutti allora! E fuori tutti poi, appesi per asciugarsi e continuare anche fuori dalla centrifuga il gruppo d’ascolto.

Prende per primo la parola il rosso costume intero della madre, comprato per coprire ed essere allo stesso tempo sexy. Costumerosso però ha sempre saputo di esser capace solo di compiere il primo compito, ma per rispetto della madre ha tentato qualche infelice e timido intreccio sulla schiena in mancanza di abbondanza anteriore, ma tutto si è risolto in un sorriso di accettazione anche da parte della rassegnata madre.

Fatta la premessa, Costumerosso, che detta i tempi di asciugatura essendo di un tessuto che risucchia l’acqua e non la cede prima di quattro ore, dice pacatamente:

-Cari figli miei, dato che voi vestite corpi giovani mentre io ne copro uno pseudogiovane, devo alleggerirmi di un pensiero che mi ha toccato molto. Vi ricordate quando siamo tornati sulla navona dopo l’escursione a Mykonos? Si stava bene in piscina: poca gente, spazio vivibile, ma … A un certo punto ho visto lui: un due pezzi nero e la mia pietà è andata subito allo slip. Probabilmente ha percepito il trauma della sua insufficienza… Faceva male a me vederlo così incapace di avvolgere un corpo che avrebbe voluto sicuramente più stoffa. Sembrava che i fili di cui era fatto chiedessero aiuto e io lì impotente, addosso alla mia padrona, coperto anche dal pantaloncino che lei tiene spesso per decenza sua. Quanta bizzarria in questi bipedi umani…

E non finisce qui. Vorrei narrarvi di un altro essere verso cui ho provato altra pietà, mista però anche a incredulità perché pensavo che il suo gruppo costumato si fosse giustamente estinto. Cari compagni di lavaggio, sto parlando dello slip bianco da uomo che vestiva un signore che camminava orgoglioso del reperto. Speravo veramente che non esistessero più queste creature perché confondono privato con pubblico, vivendo in questa dimensione ambigua. Non si fa! E non si fa neppure la sfilata con il cugino selvaggio savanesco: lo slip zebrato, perché ho visto anche lui!

Cari costumini, sono stati momenti in cui il buon gusto ha strisciato verso di me allungandomi la mano, ma io avevo già voltato gli occhi. E mi ha fatto male l’essermi comportato così, ma che potevo fare per questi pezzi, innocenti, di stoffa? Loro esistono così e basta. Devono accettare la loro condizione, anche se a me si stringe il cuore d’elastico perché sono inguardabili, o meglio, li si guarda per la bruttezza.

Non intendo monopolizzare il momento terapeutico, ma voglio lavar via altre visioni pesanti che mi hanno toccato. Devo necessariamente ritornare ingenuo Costumerosso, adepto immacolato dell’eleganza, come prima di questa crociera. Non mi va di pensare di essere cambiato per sempre.

Per questo, cari colleghi, devo riportarvi dei costumi per corpi sequoiosi, senza punto vita per capirci. Li ho visti addosso a due signore tra i 50 e i 60 con capelli punk biondo-bianco e arancio, con chiaro accento spagnolo. Erano poveri costumi portati ai limiti fisici che la materia può affrontare. Volevo urlargli “Ehi hermano, mui bien!’, ma poi ho ricordato la riservatezza della mia padrona e ho taciuto. Ho ora veramente terminato e quindi voi, due pezzetti bikineschi, ditemi un po’: avete visto qualcosa di particolare?

-Ciao, mi presento perché forse mi avete visto poco in giro: l’anziana mi indossa poco.

-Sì, vero. Ma con l’anziana, e io lo so bene come Costumerosso, non è che si vada tanto in giro: ha sempre freddo, è sempre vestita. Noiosa … Scusa, ti ho interrotto, caro parte sopra dei due pezzetti verde salvia bikineschi.

-Niente paura. Volevo chiedere a voi costumi della proprietaria anziana, tanto ormai ho capito che la si chiama così, se non invidiate quei costumi che vestono corpi marmorei come quelli delle ragazze, le giovani. Io sì e non capisco queste ingiustizie per cui uno si può mostrare al meglio, raggiante su un corpo splendido, venendo esaltato come peplo di dea greca e un altro invece si becca l’antitesi e deve pure tacere!

-Essendo un costume tutto d’un pezzo, cari due pezzetti salvia, mi permetto io, da tutta la mia rossa eleganza, di dirvi che siamo fatti per accogliere e per questo dobbiamo essere più svegli di chi ci acquista. Accogliamo dunque qualunque corpo ci si offra, non possiamo cambiarlo ed è in questo che possiamo dare il meglio: vestire senza giudicare. È dura perché lo slip bianco da uomo, come vi ho detto, è un abominio, ma esiste anche lui e quindi… è comunque bruttissimo. Scusate ma certe visioni non si dimenticano. Anzi tra bianco e zebrato è una dura lotta… Ma esistono poi i gruppi di ascolto come il nostro e condividendo tutto si alleggerisce. Anche gli slippini indecenti. Quindi continuiamo nella nostra missione di coprire il dovuto e sorridere sempre di questa varia umanità. Noi ne siamo il risultato.

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