Di Angela Antonazzo

(Prima pubblicazione – 31 gennaio 2020 – ore 23:00)

 

Non troppo caro Duemilaventi,

dovresti sapere che sono un po’ strane le mie lettere perché funzionano quasi al contrario: a differenza di tutte le altre, le mie arrivano a tutti, tranne che al destinatario. Perciò, io lo so già che non leggerai questa mia lettera, ma ciononostante non riesco a smettere di scriverla. So anche che, in qualche modo, stai cercando le parole giuste per scusarti con noi: per il virus, per la quarantena, per i medici, per gli infermieri, per l’ansia, per la paura, per tutto ciò che doveva andare e non è andato. Ma, in fondo, tu non potevi saperlo: sei arrivato in punta di piedi, tra prosecchi, applausi e abbracci e sicuramente ti sarai sentito travolto dalle mille aspettative e dalle immense speranze che avevamo riposto in te! Come se in qualche modo, avessi potuto salvarci dalla monotonia, dalla routine e dalla nostra zona-comfort che è così bella… ma immensamente stretta! Non so se sei riuscito in qualcosa, Duemilaventi, e mi dispiace davvero che tutti ce l’abbiano con te. Ma lo sai che ti dico? Non è colpa tua. Se ti può consolare, tante volte anche noi ci siamo sentiti come te: pieni delle aspettative altrui… che, inevitabilmente, abbiamo sempre deluso. Vuoi sapere il perché? Semplicemente perché non ci appartengono. Ecco, forse, noi abbiamo sbagliato a scommettere su di te, Duemilaventi: di sicuro, tu hai dato tutto quello che potevi. Avremmo, invece, dovuto puntare su di noi, sulla nostra forza, sul nostro animo…ma ancora non conoscevamo niente della nostra umanità. Quella l’abbiamo scoperta grazie a te. Perciò, hai visto che alla fine sei riuscito a realizzare qualcosa di buono?

Ma adesso preparati, Duemilaventi, devi andare e lasciare il tuo posto al Duemilaventuno. No, no… Non preoccuparti, questa volta non ci aspettiamo niente neanche da lui! D’altronde… Voi siete soltanto dei numeri. E a me, per esempio, non sono mai piaciuti.

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