Racconto di Elena Marrassini

(Quinta pubblicazione)

 

Il marito della Zignago è sempre meno marito e sempre più della Zignago. Da poco prima che la sua ditta individuale fallisse, sua moglie è diventata titolare unica dell’immobile dove abitano. Da quando è rimasto disoccupato il suo lavoro è diventato esclusivamente essere della Zignago, unica fonte di reddito. In compenso ha scoperto la bellezza delle giornate trascorse in solitudine nei novanta metri quadri del luminoso appartamento al n. 25 di via Fiume, invece che sempre a giro in automobile. Gli dispiace adesso doverla lasciare, quella casa, appena troverà un lavoro e il coraggio di dire alla Zignago che lui non è più suo. E pensare che tutti in quel condominio, ora più che mai, lo chiamano il-marito-della-Zignago. Forse lo hanno sempre fatto, ma lui non se ne accorgeva perché era sempre fuori e non vedeva mai né loro né la Zignago. Ora la vede sempre sua moglie, e gli fa un po’ schifo a dirla tutta. Quando si lava il viso al mattino soffiandosi il naso nel lavandino senza poi pulirlo per bene; quando, in questa estate calda caldissima umida e piena di nubifragi sembra che a lei non importi nulla della fine del mondo ma solo dei soldi e cammina scocciata ciabattando con le sue infradito in giro per casa in mutande e maglietta con quei peletti neri ispidi sulle gambe che ora non è il momento di andare a spendere dall’estetista gli ha detto, se ne rende conto lui di questo, vero? Quando usa i suoi capelli lunghi e duri, lasciati ormai grigi, al posto del filo interdentale, in preda all’ira perché lui non si è accorto che è finito. E come lo guarda con rabbia quando lui rientra dal supermercato e non le ha preso il filo. Poi si stacca un capello con un gesto rapido e stizzito e inizia a passarlo in mezzo ai denti mentre si specchia. E vorrebbe pure discutere, con la bocca mezza aperta e le goccioline di saliva che finiscono sullo specchio, spiegandogli che lei non può stare a pensare di scrivere tutto nella lista, e che siccome adesso è lui che pensa alla casa, che lo veda da solo cosa manca e cosa no, che lei deve lavorare ora, per tutti e due, che non ci entra nemmeno di andare quattro giorni in vacanza a settembre quest’anno, se ne rende conto lui di questo, vero?
Lui nemmeno le risponde, pulisce lo specchio dagli schizzi di saliva ci guarda dentro e vede le mattonelle dietro la sua faccia, azzurre con la riga orizzontale dorata e coi disegni dei gabbiani e sente che se lei ora esce di casa e sta fuori fino a sera, a lui basta quella linea di orizzonte sicuro e finto per essere almeno un po’ felice e pensare a un settembre, e magari anche a un futuro. Uno qualsiasi.

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