Racconto e illustrazione di Angelo Reccagni

(Prima pubblicazione)

 

Abitava con la madre, in una di quelle tipiche case popolari dell’Italia Settentrionale che si erano particolarmente diffuse nel primo novecento. Case generalmente a tre piani, dette a ringhiera o a ballatoio, ad ogni piano, scorreva un balcone che fungeva da percorso di accesso alle singole abitazioni.

Una via d’accesso d’uso promiscuo, così come lo era il cortile comune, nel quale erano presenti gli unici servizi igienici dell’edificio.

Aldo era figlio unico di madre nubile, ovvero, quello che a suo tempo veniva definito “un figlio illegittimo “, cioè nato al di fuori di un matrimonio, privo di un padre e di un cognome paterno.

Figlio di una ragazza madre che quando il padre scoprì incinta, cacciò da casa e che da allora aveva dovuto provvedere a sé stessa e poi anche al figlio, con il misero lavoro di lavandaia.

L’infanzia di Aldo non era stata poi così difficile, l’aveva vissuta nascosto tra le pieghe della gonna della mamma, ma con l’andare a scuola cominciarono i suoi problemi.

A scuola, conobbe per la prima volta gli altri: incontrò’ una maestra alta, elegante, arcigna e dei compagni di classe non sempre gentili con lui; non lo coinvolgevano mai nei loro giochi o nelle loro conversazioni. Ben presto si accorse che a volte parlavano di lui con aria di scherno, oltretutto il suo mutismo ed i suoi modesti vestiti, lisi e a volte macchiati, non lo aiutavano di certo a “socializzare”.

La maestra poi lo terrorizzava, sempre pronta, con quell’aria infastidita,  a criticarlo e biasimarlo, mai un complimento, mai un sorriso né una parola di incoraggiamento.

Aldo non riuscì a terminare le scuole elementari, venne più volte bocciato e a dieci anni andò a lavorare da un barbiere come ragazzo di bottega.

Il padrone, un uomo di circa cinquant’anni, grande e grosso, era un tipo gioviale e chiacchierone con i clienti, ma nel contempo, sgarbato e pretenzioso con lui e con un altro ragazzo sempre alle sue dipendenze.

Ben presto si accorse di non godere dello stesso trattamento del suo compagno.

Il padrone al suo compagno insegnava come tagliare i capelli con le forbici o con la macchinetta, come usare il rasoio per radere le barbe, come lavare i capelli e via dicendo, mentre a lui erano assegnati compiti molto più umili e diversi.

Consistevano nello scopare i capelli appena tagliati, nel lavare il pavimento, nello spolverare e lucidare gli arredi, lavare e far asciugare mantelline e asciugamani, pulire gli attrezzi di lavoro, spazzolare le spalle e la schiena dei clienti dopo il taglio e così via, operazioni che eseguiva in umile silenzio e con impegno.

Aldo, adorava sua madre, nella sua vita non esisteva altro che lei, solamente il lavoro e prima la scuola lo tenevano lontano da lei.

In quella povera casa, in sua compagnia Aldo trascorreva tutto il suo tempo e lì ci stava bene, si sentiva al sicuro.

Gli anni passavano e Aldo, pur senza godere di un diretto insegnamento  ma semplicemente, osservando tutti i giorni il barbiere ed il suo apprendista, una qualche idea su come tagliare i capelli se l’era fatta.

Certamente, non intendeva misurarsi con tagli particolari del tipo: a spazzola, a banana, o schiacciati e lisciati con brillantina o miscugli simili.

Un solo tipo di taglio lo aveva conquistato e si sentiva, tutto sommato, in grado di eseguirlo ed era il puro e semplice taglio del capello corto, che chiamavano anche alla Umberta.

Sicuramente, da eseguire non a forbici e pettine, ma con quelle meravigliose macchinette tosatrici, quindi capelli cortissimi nella parte superiore della testa e rasatura sulla nuca e ai lati.

Un brutto giorno, il barbiere gli chiese di fermarsi prima di ritornare a casa, perché doveva parlargli, fu così che gli venne comunicato il suo licenziamento.

Il barbiere, gli disse che ormai era diventato troppo vecchio per fare il ragazzo di bottega, gli disse che i clienti provavano un certo disagio a farsi spazzolare le spalle e la schiena da lui e soprattutto, gli disse, che per il il giorno seguente, aveva già un ragazzino pronto per sostituirlo.

Fu così, che dopo avere ricevuto una misera mancia e una pacca sulla spalla, se ne tornò mestamente a casa.

Quella sera, dopo aver comunicato la brutta notizia alla madre, non aveva voglia di mangiare e mentre tutti e due meditavano silenziosi, Aldo per la prima volta vide sua madre con occhi diversi.

Vide, che sua madre era invecchiata e dimostrava molto più dei suoi anni, cominciava a stare un po’ curva e i suoi capelli diventavano sempre più grigi.

Sapeva che la sua povera mamma trascorreva un sacco di ore a lavare i panni inginocchiata lungo la roggia che scorreva vicino al loro fabbricato; sapeva che le sue mani erano sempre in acqua, sia d’estate che d’inverno e quelle povere mani, che stava osservando, erano estremamente gonfie e rosse.

Provò vergogna, nell’essere rimasto nuovamente di peso su quella povera donna, che iniziò’ a guardare sempre con amore, ma anche con dolore.

Ricorreva in quei giorni, il periodo della Quaresima e come ogni anno, il Parroco passava a benedire le case e a consegnare un ramo d’olivo.

Don Luigi, si chiamava il Parroco, conosceva la triste situazione di Aldo e della sua mamma, era al corrente della loro condizione di povertà, per non dire di miseria, e rimase molto scosso dalla la notizia del licenziamento del giovane.

Persona molto pratica ed attiva, Don Luigi chiese ad Aldo se era in grado di tagliare i capelli e dopo la “coraggiosa” risposta affermativa di Aldo, trovò subito il modo per aiutarlo.

Lo avrebbe messo in contatto con alcuni parrocchiani anziani, a volte allettati e con quanti altri fossero disponibili a farsi tagliare i capelli da lui, a domicilio.

Inizialmente avrebbe trovato dei bigliettini presso la Parrocchia con indicati i nomi e gli indirizzi dei clienti, stava a lui poi contattarli e prendere accordi.

Però, per iniziare a lavorare, occorrevano gli strumenti e Aldo dovette andare a Milano per acquistarli, utilizzando con profondo dispiacere, quelle poche lire, che la povera madre aveva messo da parte.

Acquistò un pennello da barba, un rasoio a lama con manico in bachelite, delle forbici per sfoltire e pezzo forte della sua strumentazione, “una Solingen”, cioè, una macchinetta taglia capelli tedesca, ritenuta tra le più buone sul mercato.

Tornato a casa, ripose poi il tutto in una piccola valigetta verde di cartone, una valigetta da sempre presente nell’armadio della camera,  utilizzata una sola volta dalla madre per porvi le sue poche cose quando fu cacciata dal padre.

Cominciò così la sua attività di barbiere a domicilio, lo si poteva vedere quasi tutti i giorni, trascinarsi per la città, sempre con quell’espressione triste e provata, sempre impugnando la sua valigetta verde degli attrezzi.

I suoi clienti, merito del Parroco, erano persone alla buona che si accontentavano principalmente di avere i capelli corti e Aldo, questo sapeva fare, sfoltire e accorciare sulla parte superiore della testa e rasare con la macchinetta, cercando di sfumare il più possibile, la nuca ed i lati.

Dopo la tensione ed i tremori, per i primi tagli di capelli, Aldo pian piano, cominciò a farsi più sicuro nel suo lavoro, arrivando persino, alla fine del taglio, ad osare un leggero spruzzo di colonia sulle teste, quasi a firmare l’opera compiuta.

Gli anni passavano, il sogno di Aldo era quello di riuscire, a guadagnare a sufficienza, per poter essere lui a mantenere la madre.

Soffriva, nel vederla così provata dal suo duro lavoro, con quel corpo pieno di dolori, sempre più curva, con quelle povere mani ormai deformate dall’artrite.

Comunque, tutto sommato, come si suole dire, “tiravano avanti” e Aldo, nonostante avesse superato i quarantenni, tolto il lavoro, tutto il suo tempo lo trascorreva a casa.

In quella casa che era tutto il suo mondo, in quella casa dove era avvolto dall’amore e dalla compagnia della madre.

Ma una  brutta mattina si svegliò e vide che sua madre era ancora a letto, una cosa che sino ad allora non era mai successa.

Da sempre, quando si svegliava al mattino, la madre era già alzata e lo accoglieva in cucina, dove sul fornelletto, trovava già pronto il pentolino con il caffelatte da scaldare.

Sembrava assopita, le si avvicinò e lei apri gli occhi, gli sorrise ma gli disse anche, con voce flebile, che si sentiva stanca, molto stanca.

Gli raccomandò di non preoccuparsi, che presto le sarebbe passato tutto, gli sorrise nuovamente, gli diede una carezza, chiuse gli occhi che non li riaprì mai più.

Aldo, disperato e piangente usci a chiedere aiuto ai vicini, i quali corsero anche a chiamare un medico.

Il medico arrivò, ma l’unica cosa che pote’fare, fu quella di constatare che era morta per arresto cardiaco e che molto probabilmente era sofferente di cuore già da tempo.

Arrivò anche Don Luigi, che gli disse delle belle parole di conforto e arrivò anche il momento del funerale.

Al funerale non c’era molta gente, c’erano solamente i suoi vicini, due compagne di lavoro della mamma e Don Luigi che officiava la cerimonia.

Al ritorno dal cimitero, Aldo rientro a casa, in quella casa che per lui era tutto, era la vita, ma che ora, senza la mamma, non era più niente.

Per lui era terribile vedere tutte le sue cose, le sue ciabatte, il suo scialle, la sua tazza preferita per bere il caffè; il dolore che provava era fortissimo, incontenibile.

Si sedette su una sedia e rimase li, non più circuito dall’amore della madre, ma solo e circondato da un immenso vuoto.

Venne la sera, venne il buio della notte e Aldo si alzò, chiuse le finestre, sistemò la sedia sotto il tavolo, chiuse il gas ed uscì di casa.

Lo ritrovarono alcuni giorni dopo nel fiume Adda, il suo corpo era riaffiorato vicino alla zona detta del Soltarico, lo aveva avvistato un pescatore che diede subito l’allarme.

Sul posto arrivarono i vigili del fuoco, la squadra mobile ed anche la Protezione Civile, mai in vita sua, così tante persone, si erano preoccupate per lui.

Il suo cadavere, si presentava ancora in buono stato, a parte i segni di diversi morsi procurati dai pesci, principalmente sulle dita delle mani e sui polpacci.

Ma quello che colpì di più tutti quelli che lo videro, fu il suo volto, il volto di un uomo sereno, con un lieve accenno di sorriso sulle labbra.

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