Articolo di Francesca Coppola

 

“So nuotare come gli altri, solo che ho una memoria migliore degli altri, non ho dimenticato il non saper nuotare di una volta. Poiché, tuttavia, non l’ho dimenticato, il mio saper nuotare non mi è di alcun aiuto e quindi non so proprio nuotare.”

Kafka

Credere di aver imparato la lezione a cosa servirà?

Molte persone riescono o si impongono di dimenticare un dato momento, l’esatto stato in cui ci si trovava, la sensazione di incapacità, l’inadeguatezza mista ad una serie variabile di emozioni come l’angoscia, la rabbia, la tristezza. Esperienza è la summa di un numero imprecisato di vicissitudini, attraverso le quali abbiamo appreso qualcosa, presumibilmente sbagliando. L’ansia legata all’incertezza, il processo apparentemente lento che precede la decisione.

La negazione di sé stessi ci blocca, in qualche modo non ci fa andare oltre, vortichiamo così dolorosamente, nella stessa spirale. Imparare non serve a nulla se poi non andiamo avanti. Certo, resta una specie di urgenza nel ricordare, solo per capire la differenza, sul come ci si sentiva prima. Comportarsi invece come se nulla fosse accaduto non fornisce l’utilità del tempo trascorso e delle difficoltà subite.

Che senso ha, dunque, la sofferenza se preferiamo non mettere a frutto la conoscenza?

Alla base di questo gioco psicologico ci sono le mancanze. Tendenzialmente ci adattiamo, troviamo un equilibrio o ci rassegniamo ad una collocazione. Come se ad un certo punto fossimo stufi di contare i buchi, come se il filo non bastasse più a rattopparli, come se muovendoci fingessimo di non avvertire il vuoto. La consapevolezza di non sentirsi appieno determinerà altre tane, rifugi studiati per nascondersi: dentro noi la lotta sarà impari.

Ecco che si arriva a negare la lezione appresa, rifiutando di comprendere, cercando di allontanare la verità il più possibile da noi. Non assorbiamo, non mutiamo. È davvero difficile comprendere che l’evoluzione è parte fondamentale della vita, infatti, attraverso la metamorfosi passiamo dei livelli, senza i quali saremmo fermi, boccioli sempre chiusi. E allora non troveremo l’acqua, non capiremo il vero cuore della luce, in balia del vento ondeggeremo senza meta. Essere predisposti è atto necessario così ogni parola, ogni tensione, ogni avvenimento ci passi attraverso e mai, mai di lato; perché rifiutare le differenze, provare pena e non volere la pazienza lenta che attende ogni cosa non sarà di aiuto. L’inquietudine, in questo caso, genererà un muro come deformazione della verità. Fare un passo avanti e poi due indietro attraverso il ricordo e mai crescere sul serio, provando ad accettarsi: questa è la trappola, senza via d’uscita. Luci ed ombre non sanno come darsi il cambio e il caos diventa definitivo.

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