Articolo di Redazione

 

 

Che bella la favola di Cenerentola!

No.

Che bella allora la favola della Sirenetta!

No.

Che bella, per forza, la favola di Raperonzolo!

No.

Questa non è una presa di posizione, anzi sono storie fondamentali, che, oltre a dilettare, fanno riflettere sulla natura umana e sugli stereotipi di genere.

Però non sono favole: sono fiabe. Questo lo sanno bene i bambini della scuola primaria e i ragazzini delle medie. Poi, chissà perché, con l’aumentare dell’età, i due termini vengono a essere usati come sinonimi, ma non va bene. Dunque, giusto per fare chiarezza, ecco una sintesi che ci si augura possa essere utile per evidenziare che i due termini conducono a generi letterari differenti, a due strade narrative diverse, e quindi da percorrere!

La favola è un genere molto antico, amato da Greci e Latini che la utilizzavano perché con una breve storia riuscivano a trasmettere un messaggio, un insegnamento, una morale. Con la favola si educava in maniera piacevole con l’aiuto di personaggi appartenenti, in particolar modo, al mondo animale e in grado di rappresentare un vizio o una virtù umana. Prendiamo una volpe: bene, ci aiuterà, attraverso l’avventura che vivrà, a dare un insegnamento relativo all’impiego della furbizia umana che è associata per antonomasia proprio a questo essere vivente. Grandi maestri del genere furono Esopo e Fedro che nel corso dei secoli hanno educato innumerevoli generazioni grazie alle loro brevi, ma efficaci storie sul come essere e come non essere.

La fiaba invece pretende un elemento particolare: la magia. Individui di alto e basso rango sociale, dalla principessa al giovane garzone, si trovano coinvolti in avventure in cui stregoni e streghe, fate e maghi, mostri e creature particolari hanno un ruolo rilevante. No fiaba no magia reciterebbe uno slogan pubblicitario di parecchi anni fa. Quello della fiaba è un genere che ha radici profondissime nella storia dell’uomo perché inizialmente serviva agli adulti per trascorrere del tempo piacevole grazie alla narrazione. Poi  la fiaba è arrivata anche al pubblico dei bambini, ma si percepisce chiaramente che determinate situazioni come un cuore portato a una regina malvagia non è esattamente una scena facile da digerire per l’infanzia, e neppure per un adulto facilmente impressionabile.

Quindi, riassumendo, favola e fiaba hanno presupposti e ingredienti differenti: la prima è più breve, ha una morale espressa esplicitamente o facilmente individuabile, vuole protagonisti animali o anche oggetti che presentino aspetti positivi e negativi di noi esseri umani. La seconda ha solitamente un’estensione maggiore, mette insieme donne, uomini, esseri con poteri e creature strane. L’importante è che ci sia la magia, la quale può condurre a un bel lieto fine, capace di sancire un nuovo equilibrio rispetto a quel “c’era una volta” iniziale.

Qual è ora la proposta? FabulaCum! Ridiamo vita alla favola dandole un look attuale, prendendo oggetti che parlino dell’uomo o animali che rappresentino pezzetti del suo essere e trasmettiamo riflessioni e messaggi in grado di essere ascoltati nel 2024.

È questo quindi il nuovo invito di Racconticon: scrivere favole del nostro tempo, narrazioni brevi per affidare al lettore un messaggio attuale, che insegni qualcosa sull’uomo in un tempo caotico come il nostro, dove tutto è opinabile Ma non proprio tutto perché, di fronte a certe aggressioni dell’attualità, abbiamo il dovere di custodire la nostra umanità. Facciamolo dunque con delle favole!

Partiamo con una “favola 0” moderna, il punto di partenza per un percorso che avrà cadenza mensile in cui la scrittura sarà fedele alleata non solo della piacevolezza della narrazione, ma anche di messaggi che ci servono e ci costruiscono ancora.