Racconto di Michele Vaccaro
(Terza Pubblicazione – 19 febbraio 2020)
“Tu e le tue assurde teorie!” urla Fedor Dostoevskij al suo vicino di libreria Friedrich Nietzsche.
“Perché, tu? con quello sciocco romanzo sul delitto e il castigo, cosa vuoi dimostrare?” replica quest’ultimo.
“Vai a cagare tu e il tuo superuomo, nazista di merda!”
“E tu, allora, comunista dei miei coglioni?”
“Ti strappo le pagine una ad una, brutto fascio!”
“Ti spezzo il dorso, zecca rossa!”
“Su, su, non litigate, che le vostre beghe si sentono in tutta la libreria! va a finire che si sveglia il padrone!” li ammonisce in maniera bonaria Louis Ferdinand Celine dallo scaffale a fianco.
“Fateci dormire!” urlano in coro gli altri autori stipati sotto, nel modulo Ikea. “Già quaggiù stiamo stretti, poi vi ci mettete anche voialtri a fare baccano…”.
“Non si può andare avanti in questo modo!” rincarano la dose altri ancora più in basso.
I due litiganti, esortati a zittirsi, si placano. E così tornano tutti a dormire.
Eh, sì, i libri dialogano fra loro, si scambiano idee e opinioni come gli uomini. E come gli uomini non di rado si azzuffano.
I libri sono vivi e bisogna saperli posizionare nelle librerie, imparare a collocare vicino autori compatibili per tematiche e carattere e mettere distanza fra gli inconciliabili. Non bisogna creare tensioni negli spazi del sapere. Necessita diplomazia e senso pratico per creare zone pacificate.
Nietzsche e Dostoevskij, dopo qualche ora, riprendono a litigare, alzano la voce, s’insultano.
“Mi hai stufato con quell’aria snob che hai, non sei nessuno, ti darei un pugno in testa” dice Nietzsche.
“E io ti strapperei quei baffi puzzolenti e pieni di pidocchi” replica Dostoevskij”.
“Vaffanculo!”
“Vaffanculo tu!”
“No, tu!”
“No, tu!”
Celine alza gli occhi al cielo in segno di santa rassegnazione e pazienza.
Michele sente un rumore sordo, un tonfo. Si alza dal letto con circospezione. Armato di bastone comincia a ispezionare le stanze dell’appartamento. Infine entra nello studio, nel quale fa bella mostra di sé una libreria che contiene diecimila volumi, ereditati in parte dal nonno e dal padre.
Accende la luce pronto a dare una botta in testa al ladro, ma non c’è nessuno. Sul pavimento nota i libri di Nietzsche e Dostoevskij: Così parlò Zarathustra e Delitto e castigo.
Michele sbuffa. “Sempre voi due! Ma quando lo capirete che dovete smetterla di bisticciare come cane e gatto? Mica vivete da soli. Ci sono altri scrittori che di notte vogliono riposare. Quante volte devo dirvelo che dovete stare buoni? Finisce sempre così, cadete a terra e vi rovinate gli spigoli”. Poi afferra i due volumi e li posiziona uno distante dall’altro.
“Io non volevo separarvi, ma con il vostro comportamento mi ci avete obbligato. Almeno lontani non farete più polemiche”. Infine spegne la luce e torna in camera da letto.
Michele ha commesso un errore, però. Ha posizionato il tedesco e il russo accanto a Taccuino di un vecchio sporcaccione, di Charles Bukowski. Di peggio non poteva fare.
*All’epoca di Dostoevskij e Nietzsche, nazismo e comunismo non esistevano ancora, almeno come ideologie affermate. Mi sono concesso la licenza.
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