Articolo di Alessio Torelli

 

Ora invece succede il contrario. Il regime è un regime democratico eccetera eccetera, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente a ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente: distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha, che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato. E allora questa acculturazione sta distruggendo, in realtà, l’Italia; allora posso dire senz’altro che il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia. E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che, in fondo, non ce ne siamo resi conto, è avvenuto tutto in questi ultimi cinque, sei, sette, dieci anni. È stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto l’Italia intorno a noi distruggersi e sparire. Adesso, risvegliandoci forse da questo incubo e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare.
PIER PAOLO PASOLINI, 1974

A cent’anni dalla sua nascita e a quasi 50 da questi suoi pensieri, da questo suo grido profetico di denuncia della distruzione totale di ogni spiritualità, di ogni valore, del paesaggio, dell’avvento della falsa tolleranza in nome del consumo, del materiale come stile di vita, della trasformazione delle nostre vite e delle nostre coscienze; con maggiore violenza probabilmente ci rendiamo conto che non c’è davvero più niente da fare.
Mi vengono in mente queste sue parole quando immagino i padri e le madri che siamo diventati. Quando immagino l’affanno, lo straordinario a lavoro per dare qualcosa di superfluo e potenzialmente dannoso ai nostri figli e a quanto ci sentiamo falliti se non riusciamo a concederglielo, quando preferiamo accontentarli nei loro falsi bisogni piuttosto che provare a tirarli fuori per i capelli da questo meccanismo suicida, ormai totalmente interiorizzato. Forse perché davvero pensiamo che oramai sia impossibile, perché pensiamo di non doverli far sentire diversi dalla massa, ormai il destino è essere “omologati”.
Il vuoto di cultura, le file per la tecnologia inutile, i talk show contro la donna oggetto e per l’educazione sentimentale mentre vanno in onda i culi di fuori in prima serata da decenni; una bella giornata che non può essere bella se non è postata sui social.
La rassegnazione, la sensazione di non avere alternativa, di non riuscire a cambiare tutto questo e di non poter nemmeno scappare o peggio ancora, la sensazione che non ci poniamo nemmeno il problema.
Sotto l’automobile che ha calpestato il corpo senza vita di Pasolini ci siamo tutti, ma allo stesso tempo siamo anche alla guida e nessuno ha voglia di lasciare l’acceleratore.