Articolo di Liliana Vastano

“Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, vivere in piedi anche nei momenti peggiori.”

Luis Sepulveda

 

Dopo le recenti tragiche, convulse settimane che hanno lasciato tutti noi con il fiato sospeso, l’ordine regna a Kabul e in tutto l’Afghanistan, un ordine costruito sul terrore, sui corpi straziati dalle esplosioni, sulle esecuzioni sommarie per futili motivi, sulle violenze nei confronti delle donne costrette a diventare schiave sessuali. I Talebani non cessano di esibire la forza dei vincitori, ogni occasione è buona per ribadire che ora l’Afghanistan è un emirato islamico con una legge su tutte: la Sharia. Il paese, da sempre nel mirino delle potenze imperialiste, già dopo la fine dell’occupazione sovietica aveva fatto i conti con il fondamentalismo islamico del Mullah Omar che creò nel paese la stessa atmosfera di terrore che si vive oggi. Ora come allora il paese farà un salto indietro sul terreno dell’istruzione, della modernizzazione, dell’emancipazione delle donne e saranno proprio le donne a subire le conseguenze più gravi di questo sciagurato ritorno. Nelle grandi città sono ricomparsi i burqa, le donne ritornano ad essere invisibili per paura di essere uccise. Quelle che esercitavano una professione si nascondono, alcune, fortunatamente, sono riuscite a lasciare il paese nei giorni convulsi di fine agosto. Quelle che andavano a scuola non ci vanno più, chi ha studiato ne nasconde le prove per paura di ritorsioni. Come andrà a finire? I talebani promettono che le donne avranno i loro spazi ma nessuno ci crede. Gruppi di donne coraggiose hanno osato sfidarli scendendo nelle piazze delle grandi città del paese a difesa dei loro diritti ma tutto il mondo è in apprensione per loro. Che fine faranno? Nessuno azzarda previsioni se non ammirazione per la loro coraggiosa determinazione. A questo proposito mi sembrano efficaci i versi della poetessa afghana Nadia Harawi Anjuman:

 

“Sono imprigionata in questo angolo

piena di malinconia e dispiacere

le mie ali sono chiuse

e non posso volare.”