Racconto di Seneca

 

Brano tratto dal primo libro delle lettere di Seneca a Lucilio. Al termine della sua vita il celebre filosofo romano scrisse quelle che noi conosciamo come le Lettere morali a Lucilio.

Sono 124 lettere suddivise in 20 libri, e non tutte sono arrivate fino a noi.

 

 

Caro Lucilio,
fai così, Lucilio mio, rivendica la proprietà di te stesso, e raccogli e conserva il tempo che finora ti veniva portato via o andava perduto. Convinciti che è così come ti scrivo: il tempo ci viene portato via, a volte con la forza, a volta con abilità, altre volte se ne va senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Ma la vergogna peggiore è perdere tempo per la nostra negligenza. Se ci pensi bene: gran parte della nostra vita se ne va nel fare male, ancora di più nel non fare niente e tutta quanta la perdiamo nel fare cose che non vorremmo fare. Puoi indicarmi qualcuno che impieghi ingiustamente il suo tempo e la sua giornata, che capisca di morire giorno dopo giorno? Questo è il nostro sbaglio, che consideriamo la morte come un avvenimento futuro, mentre per gran parte essa è già alle nostre spalle ed è padrona del nostro passato. Fai dunque, Lucilio mio, quello che mi scrivi, e sfrutta ogni ora. Se sarai padrone del presente, sarai meno schiavo del futuro. Tra tanti rinvii la vita scorre via. Solo il tempo è il nostro, nient’altro. Solo di questa cosa, fuggente e incerta, la natura ci ha fatto padroni, e chiunque, se vuole, ce ne può privare. La stupidità degli uomini è tale che accettano vanga loro messo in conto l’acquisto di cose insignificanti e senza valore, sempre compensabili, e nessuno invece si sente in debito per il tempo che prende agli altri, proprio il tempo, l’unica cosa che anche le persone più riconoscenti non possono restituire. Ti chiederai forse come mi comporto io che ti do questi consigli. Sarò sincero: amo spendere ma senza esagerare, so fare i miei conti. Non posso dire di non perdere niente, ma tengo sempre il conto di quello che perdo, di perché e di come lo perdo. So perché sono povero. Mi succede quello che succede a quelli caduti in miseria senza averne colpa: tutti sono pronti a giustificarli, ma nessuno li aiuta. E allora? Non considero povera una persona che ha quello che le basta, però penso che tu devi in tempo utile cominciare a mettere da parte le tue cose. Perché, come dicevano i nostri antenati, non serve chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati. Addio.