Poesia di Carmelo Modica

 

 

Quando arriverò alla stazione

Sarà un giorno di sole novembrino.

Non andrò al caffè ad ammazzare l’attesa

O all’edicola a leggere le ultime catastrofi.

 

Non al bagno

A lavarmi le mani,

Contando il tempo che manca

Coi gesti del quotidiano:

Quelli li riservo a te.

 

Piuttosto attenderò sulla banchina

–  è fatta per questo, no? –

Al passo dei treni che sbuffano,

Rauco il ferro cigolando.

 

All’urlo del capotreno

s’agiteranno le giacarande,

i passi delle guardie leggeranno

Le cadenze delle ansie.

E tra il fischio vetroso

e l’acuto stridore di freni,

i foschi pensieri racconteranno

Le storie migliori delle nostre infanzie.

 

La scia invisibile dei carrelli

Disegna già arrendevoli speranze;

Io pur mi vedo là,

Solo in un pensiero:

“Se fosse piovuto avrei forse contato

Passi, destinazione e fango.

“Mi sarei ritrovato in nuove predizioni

E probabilità.”

Accederò, quindi, al silenzio urtato,

Al niente ottenebrato

Come la zona franca

Che ho sempre disertato.

 

Aspetterò,

Che mi sorprenda

Come un Dio manifesto

Quel gesto a lungo atteso

che piano piano arriverà.

Da lontano tremerò e trepiderò e m’inventerò

Un altro breve viaggio:

Dal finestrino aperto,

– Ancora lontano,

Ancora nascosto –

Si sporgerà convulso

Il saluto d’una mano.

-°-

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