Poesia di Marco Leonardi

 

Che fai, pallida luna in ciel,
mentr’io affamata, assetata,
per la notte vago?

Sai tu, che sorgi la sera e vai,
contemplando i deserti, quanto sappia d’anime amare
il sangue notturno?

Sangue furente, fuggiasco, furtivo.
Sangue prostituito.
Sangue bavoso e sbavante.
Sangue lacrimante.
Sangue alcoolico, sangue drogato, sangue morente.
Sangue assassino.

Se ancor non sei paga
di riandare per sempiterni calli,
ebbene io lo sono, casta sorella.

E quindi, qui e ora,
nella Kandahar assolata e silente,
dove solo risuona del Qu’ran il canto,

nascosta nell’ombra calda del burqa,
mia privata notte,

un breve turbine di vento che la stoffa mi prema sul seno
e del mio corpo sussurri l’incanto,

attendo.
Poco più di nulla, ma basterà
perché tu, taliban, dimentichi:

La tua brama di martirio.
Il giuramento davanti al Libro.
La cintura esplosiva. Quella sposa bambina che ogni sera bastoni e possiedi

E allora mi seguirai, docile agnello,
nella rosea distesa di papaveri,
conficcati nel campo come denti nel collo.

Poi arriverà il buio e tu lo veglierai,
lattescente luna
che del tuo mistero, quella notte,
l’errante pastore hai assetato.

-°-

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