Favola di Luca Battisti

 

Finalmente anche la foresta si dotò di una connessione alla rete e in breve tempo nacquero Instagrrrr e Muzzlebook, ovvero i primi social degli animali. Ogni animale impazzì per quella novità e iniziò a pubblicare le proprie foto e le proprie storie dando più peso alla vita virtuale che a quella reale.

Un giorno il coniglio, che non era mai stato troppo popolare tra gli altri animali, pubblicò una storia in cui diceva che, avendo visto il leone che faceva il gradasso con alcuni cinquecentopiedi, ovvero dei millepiedi sfortunati, lo aveva pubblicamente svergognato e gli aveva tirato anche un manrovescio.

Subito la pecora mise “mi piace” e in breve tutti gli altri animali commentarono positivamente la sua iniziativa cominciando a dire che il coniglio era un eroe e che il leone era solo un leone da tastiera e qualcuno arrivò anche a minacciarlo.

Giungendo la notifica al leone, questi subito si inalberò perché ben sapeva che la storia del coniglio era falsa. Sceso dall’albero, commentò piccato sui social:

«Coniglio, se tu solo mi vedessi, fuggiresti come un coniglio. Facile fingere di essere leoni, ma di leone ci sono solo io mentre di tastiere ce ne sono tante».

Davanti a questo commento, la pecora mise “mi piace” e tutti gli animali pensarono che il coniglio, oltre che pavido, fosse anche bugiardo e iniziarono a insultarlo sul suo profilo. Qualcuno anche lo minacciò dicendogli che sapeva dove stava il suo cunicolo.

Non resistendo allo strazio per tutte le offese ricevute, il coniglio si buttò nel fiume e morì affogato.

Venendo la cosa a conoscenza dell’intera foresta, gli animali iniziarono a criticare il leone perché per sua colpa il coniglio aveva deciso di farla finita.

«Facile fare il leone da tastiera quando si è un leone. Più difficile è vivere e morire come un coniglio se si è conigli», scrisse ispirato l’asino.

La pecora mise “mi piace” e presto furono moltissimi gli animali che commentarono positivamente quello che aveva scritto l’asino ed alcuni arrivarono a minacciare il leone di ritorsioni.

Vedendo che anche l’asino gli si rivoltava contro, il leone capì di aver perduto ogni ascendente sul suo regno e, in preda alla disperazione, si affogò nel medesimo fiume del coniglio.

Apriti cielo! Quando si seppe che il leone si era affogato, tutti iniziarono a insultare l’asino sotto il suo profilo.

«Ti credi un asino, ma sei solo un somaro» mise sul proprio stato il coccodrillo.

La pecora mise “mi piace” e dopo lei molti altri. «Ti veniamo a prendere alla stalla» minacciò qualcuno. Turbato per quanto gli imputavano, l’asino non resse al dolore e decise di affogarsi nel fiume.

«Sarai contento», scrisse il ghiro, che si era appena svegliato, sotto il commento del coccodrillo, «adesso piangerai per l’asino, ma le tue restano solo lacrime di coccodrillo».

La pecora mise “mi piace” e in molti altri lo fecero. Qualcuno scrisse che il coccodrillo meritava di diventare un paio di stivali.

Capendo l’enormità delle sue parole, il coccodrillo decise di farla finita e comunicò sul proprio profilo l’intento di affogarsi alla pari del coniglio, del leone e dell’asino.

«Facile dirlo per te che in acqua ci vivi» ribatté caustico il ghiro.

Resosi conto che in effetti il suo proposito era poco credibile, il coccodrillo ribatté: «Tanto muoio comunque» e decise di non entrare più in acqua. Fu trovato mummificato dopo una settimana dal suo ultimo post non lontano dal fiume.

«Sarai contento: tu giochi a fare il bell’addormentato e intanto intorno a te risvegli il dolore» fu detto allora dal maiale al ghiro e subito la pecora mise “mi piace”.

L’odio si scatenò contro il ghiro che non resse al dolore e presto la bestiola si affogò.

La gallina, che da sempre aveva risentimento per il maiale, decise di prendere posizione a favore del povero ghiro e scrisse: «C’è proprio chi gode come un maiale nel fare del male agli altri».

La pecora mise “mi piace”, altri la seguirono, tutti presero ad accusare e minacciare il maiale che, affranto per l’accaduto, si gettò nel fiume.

«Non ti senti in colpa per il maiale? Certo che hai proprio un cervello di gallina» commentò lo sciacallo. La pecora mise “mi piace”, altri la seguirono e iniziarono ad accusare la gallina che ricevette minacce di ogni sorta.

«Bisogna uccidervi da uovo, voialtre» scrisse qualcuno.

Per cercare di spezzare il circolo d’odio, l’oca decise di intervenire a favore della sua amica gallina e digitò: «Ieri è toccato al maiale, due giorni fa al ghiro, prima ancora al coccodrillo e non scordiamoci l’asino, il leone e il coniglio. Ma questo non ci insegna nulla? Prendiamocela con la pecora, semmai. Lei mette sempre mi piace e non prende mai posizione. Se vogliamo odiare qualcuno, odiamo la pecora. Chi vive così è uno sciacallo. E anche lo sciacallo è uno sciacallo. Ma lui si commenta da solo. In ogni senso visto che non ha followers e tutti i “mi piace” che ha il suo profilo sono una bufala».

La pecora mise “mi piace”, tanti altri seguirono e tutti se la presero con lo sciacallo, la gallina e la pecora che, distrutti per la perdita di reputazione, a distanza di due ore tra il primo e l’ultima, si buttarono tutti nel fiume. Nel dubbio, si annegò anche la bufala.

Per farvela breve, quello che i cacciatori non avevano fatto lo fecero i social e la foresta rimase disabitata.

Alla notizia dell’estinzione degli animali, tutte le associazioni contro la caccia festeggiarono per la fine di quella barbarie.