Favola di Redazione

 

Su una scrivania stavano posati due fogli. Uno presentava una storia con parole fitte fitte, come se tutti termini del mondo dovessero saltare insieme su quel foglio-zattera per non annegare nel mare dell’oblio. C’erano poi cancellature, segni di penna che portavano a note stipate nei margini del foglio. Era veramente sovrappopolato, ma se ne restava lì sul piano zitto e tranquillo.

L’altro foglio che gli era stato posato accanto ancora si presentava bello pulito, senza alcun segno, rigido nella sua carta appena uscita dal blocco neonato di fabbrica. Guardò quindi il vicino inzuppato di frasi e gli disse: “Dov’è la tua dignità? Il tuo decoro? Sei inguardabile nella tua zozzaggine”.

A ciò seguì un lungo silenzio, rotto poi dalle parole del primo foglio: “Il mio decoro e la mia dignità stanno nel fatto che io raccolgo vita. Sono nato per questo e anche per raccogliere ripensamenti, riscritture, errori. A che mi serve restare lindo se così non posso assorbire quei pensieri umani che hanno bisogno di noi per restare? Caro mio, non credo ai fogli puliti”.

E così entrambi tacquero.