Racconto di Giovanni Allevi
Il modo migliore per iniziare la giornata è affacciarsi dalla finestra della casa dei miei genitori ad Ascoli Piceno.
Il paesaggio è straordinario e, per me che vivo a Milano tra cemento e palazzi, piuttosto insolito.
Mi piace starmene tranquillo a osservare il fiume Tronto che scorre nel bosco. Subito dopo faccio colazione, sempre la stessa da anni e sempre a casa: un bicchiere di latte freddo con il Nesquik sciolto dentro e una ciambella.
Non esco volentieri e nella mia città natale vengo soprattutto per ricaricare le batterie.
Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno è una delle più belle piazze d’Italia. Mi piace perché è un salotto a cielo aperto dall’eleganza straordinaria.
Quattro passi di notte, tra le “rue” del centro storico di Ascoli Piceno che formano il fitto e antichissimo reticolato cittadino e le torri medievali, simbolo del potere delle famiglie nobiliari del capoluogo piceno. Hanno un fascino incredibile.
Io ci andavo da ragazzino; ora che sono diventato una celebrità non esco molto di casa.
Mi rilassa stare sul palco. In realtà sono sempre all’erta e in agitazione. Il lavoro che svolgo, la composizione musicale, avviene prima di tutto nella mia testa, e questo significa che non stacco mai, salvo quando – appunto – mi esibisco in concerto. Sento l’attenzione del pubblico, che è grandissima, e l’interesse prepotente per l’arte e per tutto ciò che è nuovo e fresco.
La Sacher? Non ne vado pazzo, a causa della marmellata… preferisco i bignè al cioccolato del Caffè Meletti di Ascoli, in piazza del Popolo.
Mi rilassa mangiare una fetta di torta al cioccolato poco prima di esibirmi.
Non trovo niente che non mi piaccia di Ascoli: è bella, raccolta, la si gira bene.
Una volta pensavo che non offrisse molte opportunità musicali, ma poi mi sono reso conto che non era possibile chiedere tanto a un luogo così tranquillo e misurato. Dovevo spostarmi io, a New York e a Milano, dove vivo oggi.
Ascoli è una città che nel suo passato ha dichiarato guerra a tutti, persino a Roma, nel 98 d. C., due anni prima che la radesse al suolo.
Questo spirito combattivo rende gli ascolani gente simpatica e particolarmente buffa.
Di Ascoli mi piace l’essenzialità della sua architettura medievale, con le sue torri semplici e squadrate che mi suggeriscono l’idea di fierezza e grandezza del passato. E poi trovo che gli ascolani abbiano uno straordinario senso dell’umorismo: cattivo al punto giusto, esilarante e straordinariamente graffiante.
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