Poesia di Daniela Casarini
sei tu la goccia che pende da ogni foglia attaccata al ramo
regge il peso dell’acqua, per poco e poi cade su una processione di insetti
senza ali, né la testa, entrata nella tua testa. e non esce. ronza
e ronzi. non sei reale coricato nelle foglie aspettando i lupi
ad aprirti il petto, a bere l’odore del tuo sangue. così sogni la morte
cagliata in una pozza che galleggi e rotoli alla discesa in caso di pioggia
cambi tutte le direzioni, come palla di biliardo rimbalzata alle rocce
mi chiedi aiuto
chiedi aiuto al cielo di formare nuvole come fiere
azzannarti la pelle, scambiare la pelle, la carcassa
morsa da ogni grandezza di fame radunando gli animali, gettando corde
nelle tane più profonde, dispense che raccolgano gli organi recisi
sotto i rosari squillati delle civette
chiedi la morte come il filo a piombo attratto dal centro della terra
senza sepoltura, buttata lì nel bosco, nel solco dove passano i cinghiali
per andare all’acqua. la tua carcassa
appiattita, vuota, quasi un tappeto che comincia a seccare
raccoglie quello che cade
le ghiande, l’origano, il ginepro, i ricci di castagne aperti per donare i frutti
sei quasi una tavola imbandita. un self service per i commensali
tutto moltiplica, tutto raccoglie
e tu diventi forma animale, vegetale e minerale. sei tutta la grandezza del trionfo
l’ultima delle cortecce scuoiate dal brusio del bosco
non serviranno piedi, né testa, neppure gli occhi azzurri diventati nicchie
di raccolta per i semi che atterrano come elicotteri. l’acero infestante
ti sorvola di samare, le piove a macerare con l’umidità della notte
avanzeranno intatte solo le mani. le tue mani vive, magre
allungate. mi basta come dono vivo di te. i nervi, i legamenti
le dita a martelletto da poggiare pesanti, poi leggerissime
aneliti d’assolo per pianoforte
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