(Pubblicato il 23 maggio 2020)
(Poeticon Leggìo di Maria Letizia Pecoraro – Giacomo Leopardi)
Dico poesia e guardo a “L’infinito”, ad ogni suo verso, ad ogni sua parola scelta, m’immagino, nel rovello di pensieri che tendono alla vita – quella reale, difficile a volte eppure bellissima e ammaliatrice; quella supposta, desiderata, rincorsa e rappresentata oltre quella linea illusoria che separa ciò che si vorrebbe da ciò che si ha. La poesia, per me, germoglia nello spazio indefinito, oltre la siepe della vita, dove ogni sussulto dell’animo diventa catarsi.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
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