(Pubblicato il 16 maggio 2020)

 

(Poeticon Leggìo di Lucia Marcone – Samuel Beckett)

 

 

La motivazione in alcune parole.

MONDO: lo abbiamo avvelenato, distrutto i suoi giardini, il profumo dei fiori, la sua storia, il passato.

ATTIMO: quello delle emozioni, dei ricordi, del bello che non esiste più.

OBLIO: vorrei dimenticare, ma la voragine diventa onda che divora persino il silenzio di queste stanze.

CORPO: è diventato ombra questo corpo, giro per casa, io stessa son silenzio, son diventata burattino che non fa ridere nessuno.

ZAVORRE: le informazioni, tutto ciò che arriva dalla scatola nera, increspature di vite finite. È doloroso credere.

VITA: sola, lontana da tutti, senza compagnia si conclude lo spazio ultimo della vita, c’è l’intrigo della malattia.

OBLÒ: la mia finestra per una boccata d’aria, con gli occhi sulla luce a guardare una strada senza voci. La mia voce dentro me che nemmeno fa note nemmeno fa respiro…e cosa sarei mai senza il mio pensare che mi riporta speranza di una luce?

 

 

Cosa farei senza questo mondo, senza facce né domande,

dove esser non dura che un attimo, dove ogni istante

si versa nel vuoto nell’oblio di essere stato,

senza quest’onda, dove alla fine

corpo e ombra sprofondano insieme.

Che farei senza questo silenzio, abisso dei bisbigli

ansimante furioso verso il soccorso, verso l’amore,

senza questo cielo che s’innalza

sulla polvere delle sue zavorre.

Che farei come ieri, come oggi,

guardando dal mio oblò, se non sono solo

a errare e girare lontano da ogni vita,

in uno spazio burattino, senza voci tra le voci

racchiuse con me.