Racconto di Giulia Ancona

(Quarta pubblicazione)

 

Da giorni la basilica era piena di gente più del solito. Da quando era esploso il conflitto tra Russia e Ucraina, le visite dei devoti a San Nicola si erano moltiplicate. Fedeli di religione cattolica e ortodossa si ritrovavano ai piedi della statua del Santo per supplicarlo affinché si sedassero gli animi dei governanti e si evitasse un terzo conflitto mondiale.

  • San Nicola benedetto, tu che hai sempre aiutato i poveretti esaudendo ogni preghiera, ascolta la supplica che oggi i tuoi fedeli ti rivolgono. Salva l’umanità da un nuovo conflitto mondiale!-

Le suppliche salivano nell’aria con un bisbiglio continuo, unico, componendo una nenia comune. Mani giunte, dita intrecciate intorno a rosari realizzati con noccioli di olive, teste chinate fino al pavimento, turbanti dalle fogge differenti. Ognuno, benché di etnia diversa rivolgeva al Santo una identica preghiera: Allontana la guerra!

In tutta quell’ armonica unicità di invocazione suoni, si udiva venir fuori da un angolo non ben definito, una nota dissonante. Un brusio che nulla o quasi aveva a che fare con la supplica dei più. Sembrava provenire dall’inginocchiatoio posto ai piedi della statua del Santo, nascosto di lato, quasi del tutto. Di solito, questo posto così riservato, non veniva mai occupato. Si usava, infatti, lasciarlo libero e a disposizione di qualche fedele in particolare stato di penitenza. Pertanto, quella mattina, al crepuscolo della basilica nessuno aveva notato  nulla.

Ma, a ben guardare si scorgeva una figura stranamente inginocchiata. Era, infatti, prostrata sul pavimento a mani giunte ei gomiti poggiati sull’ imbottitura, laddove avrebbe dovuto piegare le ginocchia.  Aveva il capo chino così in basso da toccare il velluto dell’ inginocchiatoio. A tratti lo sollevava di colpo quasi a voler guardare in volto la persona con cui sembrava stesse parlando.

Aveva la pelle scura e due occhi così neri e lucenti da brillare, in quella cupa penombra, come stelle in un cielo notturno.

  • San Nicola mio, so che è da tanto tempo che non vengo a trovarti, ma la mia vita non è facile. Tu mi conosci, sai tutto di me e mi hai sempre dato una mano a risollevarmi. Mi sono arrangiato con lavoretti di ogni tipo, ma ora non trovo neppure quelli. Oggi la situazione è peggiorata. Sì, a dire il vero, non sono stati sempre lavori puliti, ma dovevo pur portare il pane a casa. Sì, qualche furtarello l’ho fatto, ma roba da poco e senza far male a nessuno. Io voglio lavorare, ma è il lavoro che non mi vuole. Ora mia moglie è di nuovo incinta. Siamo a quota sei. Certo, mi puoi dire, guarda un po’ di televisione in più ed evita questo problema. Hai ragione, ma il televisore bisogna cambiarlo per le modifiche della rete a banda larga e ora ci giocano i bambini. Non voglio scocciarti, amico mio, ma solo tu mi rimani. Dovunque io vada a chiedere aiuto mi rispondono: “ Và-a rrubbe a Sanda Necòle!”

E oggi e domani, e oggi e domani, io… un pensiero ce lo sto facendo –.

Il suo bisbiglio si accompagnava a movimenti del capo verso l’ alto come a scrutare il volto del suo interlocutore e ad osservarne la reazione.

  • A te, per esempio, a cosa serve tutto quel ben di Dio che hai addosso? Non ti muovi mai da qui, non mangi, non dormi, non hai bisogno di nulla. Tutti ti venerano e portano doni preziosi. Io non so come andare avanti e cosa portare a casa… I miei figli hanno sempre fame!
  • Ci risiamo! Ragazzo mio non posso ripeterti ogni volta la stessa cosa. Ne abbiamo parlato più volte!–

Con voce tonante  il Santo cercava di farsi  spazio in quella testa piena di confusione e contorti pensieri.

–       Come ben sai, a me delle ricchezze non interessa nulla. Potresti portare via tutto dalla mia statua e dal mio altare. Il problema è proprio la gente che mi ama e venera: i devoti. Se ti scoprissero ti farebbero nuovo, nuovo a forza di pugni e calci. Per non trascurare la legge e gli anni in gattabuia che potresti dover passare. Allora sì, dovresti preoccuparti dei tuoi figli. Dai, sta tranquillo, vedrai che qualche soluzione la troviamo …-

–       Parli bene tu! Te ne stai sempre sul pulpito, servito e riverito. Non hai bisogno di nulla, ma ti danno tutto… Eppure dovresti capirmi. Anche tu non sei barese. Vieni da lontano, sei scuro come me e …pure le ossa ti hanno rubato!-

  • Ma che dici? La mia è tutta un’ altra storia. Dovresti studiare un po’.-
  • Si, studiare! E che mangio i libri?!-

L’uomo continuava a dondolarsi sull’inginocchiatoio mormorando frasi incomprensibili, probabilmente in un dialetto astruso della sua terra.

  • Colino, scusami, ma un pensiero ce lo devo fare per forza!
  • Mustafà, sta attento. Non fare sciocchezze e ricorda le mie parole!-

Come  punto da uno spillo, l’uomo si alzò di colpo e, fatto un rapido cenno di croce, si diresse di corsa verso l’ uscita.

Non rientrò a casa. Per tutto il giorno girovagò per le strade  rimuginando sul da farsi. Girò la città vecchia in lungo e in largo per ritrovarsi, sempre nel solito luogo: la Basilica di San Nicola. Scese la sera e Mustafà non riusciva a trovare una soluzione ai suoi guai. Seduto sul muretto laterale della Basilica, nascosto da alcune inferriate, aspettava che San Nicola gli facesse lagrazia.

E sì che il Santo lo aveva sempre aiutato. Come quella volta che aveva scippato una vecchietta che usciva dalla chiesa dopo la funzione. L’ aveva strattonata così forte che la poveretta era scivolata sui gradini. Gli si era stretto il cuore. La nonnina, sicuramente un po’ fuori di testa, aveva pensato che fosse caduta da sola e che lui l’ avesse aiutata a rialzarsi. Così, infatti, aveva fatto. L’ aveva sollevata di peso e, portata in chiesa,  l’ aveva fatta sedere sul banco vicino al Santo.  Le aveva sistemato la borsetta in grembo, tirato la gonna fino alle ginocchia e chiesto al sacrestano un po’ d’ acqua. La vecchietta aveva bevuto, lo aveva ringraziato tanto e dalla borsetta aveva tirato fuori un bel centone e glielo aveva regalato. Allora sì, gli era parso che il Santo facesse l’occhiolino!

Oppure quando un pescatore, vedendolo ciondolare intorno al suo peschereccio, gli aveva chiesto il nome.

  • Mustafà sono io, Mustafà il marocchino! –
  • Ma guarda la coincidenza! – il pescatore, intento a scaricare le cassette di pesce, si era fermato di colpo – Ti va di lavorare?-
  • E me lo chiedi? Certo che lo voglio –
  • Allora aiutami a scaricare il pesce! –

E mentre si muoveva tra il peschereccio e il pontile, il pescatore sorrideva ripetendo a voce alta.

  • Ma guarda la coincidenza! Da giorni faccio lo stesso sogno. San Nicola mi dice: se incontri Mustafà lo devi aiutare. Fallo lavorare e portalo in mare con te! Ed oggi ti ho incontrato…Mustafà!-

E da quel giorno Mustafà aveva lavorato per parecchi mesi con lui finché una strana, brutta malattia, il Covid, si era portato via l’ anziano pescatore.

Preso nei suoi pensieri, Mustafà non si era reso conto delle ore che erano trascorse. Ormai la luna splendeva alta nel cielo limpido di marzo, illuminando tutta la piazza.

  • Certo la chiesa era veramente bella in quel magnifico spiazzo. Sembrava un prezioso samovar al centro di un bel tavolo di marmo.-

Un rumore insolito per quell’ora notturna, lo distrasse dai suoi pensieri. Pian piano, senza far rumore, si diresse verso la zona dalla quale aveva sentito provenire il suono. E fu allora che scorse una lunga ombra muoversi verso la torre campanaria.

  • Che ora inconsueta per fare manutenzione – pensò. – Sicuramente lo fanno per lavorare con calma ed evitare lo sguardo indiscreto di turisti e curiosi che arrivano a tutte le ore del giorno. –

Non ci pensò più di tanto e tornò a sedersi al suo angolino in attesa non si sa di cosa.

E fu proprio lì, vicino a lui, che, di lì a poco, vide socchiudere la porticina laterale della Basilica. Pensò si trattasse dell’operaio che aveva finito la manutenzione al campanile. Per evitare domande indiscrete, si nascose in attesa che l’uomo andasse via. Lo vide uscire di soppiatto e correre a gran velocità verso l’ arco delle Masciare ( Streghe). Aveva uno zaino su una  spalla e, senza fermarsi, cercava di agganciarne la chiusura. Mustafà lo seguì appiattendosi al muro per non farsi vedere. Nulla di buono stava accadendo, se lo sentiva. L’uomo recuperò da un androne una vecchia bicicletta, e, salito in sella, fuggì pedalando a rotta di collo verso  il quartiere Japigia.

Mustafà si disse, allora, che fosse giunto il momento di rientrare a casa, al sicuro.  Forse qualche notizia buona  l’ avrebbe trovata proprio lì.

  • Marietta, hanno rubato l’ oro di San Nicola!
  • Signore aiutaci! È segno di un brutto presagio! –
  • Delinquenti senza fede! Non hanno rispetto per nessuno, neppure per i Santi!-

Grida e imprecazioni svegliarono Mustafà, steso sul divano ancora con gli abiti addosso. La notte era rientrato tardi e non se l’ era sentita di svegliare nessuno. Si era buttato sul quel divano malandato e lì  aveva preso sonno.

  • Non sono stato io! Non sono stato io! –

Sbalordito, prese a ripetere fra se, questa frase, all’infinito.

  • La polizia sta girando nel quartiere facendo domande a destra e a manca. –

Marietta, la vicina più solerte, si era affacciata sull’ uscio di casa. Parlava con la moglie, ma guardava con insistenza Mustafà.

  • Non sono stato io! Non sono stato io! – Mustafà continuava a ripeterlo a sé stesso senza sosta, quasi a volersi convincere.

Mustafà gridò a sua moglie che usciva a cercare lavoro, ma si diresse verso la Basilica. In tanti lo avevano visto girare tutto il giorno lì intorno, vicino al Santo e fuori sulla piazza. Qualcuno avrebbe potuto sospettare di lui e parlarne alla polizia. Doveva vedere San Nicola e rassicurarlo sulla cosa. Lui avrebbe saputo aiutarlo.

  • È tutto bloccato. Dove credi di andare? –

La basilica era completamente transennata. Forze di polizia e servizio d’ordine allontanavano i curiosi e deviavano i turisti giunti per onorare il Santo

  • Oggi è tutto chiuso. San Nicola è stato oltraggiato. Hanno rubato alcuni ori e una boccetta della sua sacra manna. –

La guida della Costa crociere cercava di esporre la situazione ai suoi escursionisti. Lo faceva in più lingue, invitando gli stessi, a seguirla sulla piazza antistante la basilica dove avrebbe potuto, almeno, esporre le notizie relative alla struttura architettonica della basilica.

  • Come posso fare! Ho bisogno di sentire il mio amico. Devo rassicurarlo che non sono stato io a fargli fare questa brutta figura con gli stranieri. I tedeschi, poi, te li raccomando! Sempre così precisi e rigidi!–

Mustafà non riusciva a calmarsi. Sentiva che doveva fare qualcosa, ma cosa?

Avrebbe potuto raccontare alla polizia quello che gli era accaduto la notte del furto. Ma chi lo avrebbe creduto? Sicuramente avrebbero dato a lui la colpa. Eppure se avesse parlato, forse, sarebbe stato di aiuto e, il suo amico lo avrebbe apprezzato.

Pensò che una telefonata avrebbe potuto risolvere la cosa.  Da un telefono pubblico avrebbe  chiamato la polizia e raccontato l’ accaduto.

Andava fatto a tutti i costi. Per rispetto al suo amico e a sé stesso.

Ma le sue tasche erano vuote. Non aveva né monete né una scheda che gli consentissero di telefonare.

  • Mi scusi, potrei chiederle come si chiama? Qual e’ il suo nome?-

Una ragazza dall’ aspetto cordiale gli si era avvicinata sorridendo. Senza aspettare consenso gli si era seduta di fianco, sulla panchina posta al sole sul lungomare.

  • Ci risiamo! – pensò Mustafà – Che sia la figlia del pescatore?–
  • Io sono Manuela. Mi occupo della cura e custodia della statua di San Nicola. Mi crederai fuori di testa, ma sono ore che, quando gli passo da vicino sento in testa una voce che mi ripete: “ Cerca Mustafà, cerca Mustafà!” Ed è per questo che sto chiedendo a chi incontro, il nome. –
  • È lui, è lui, è tornato. San Nicola non mi ha abbandonato! – pensò felice.
  • Sono io Mustafà – urlò così forte da spaventarsi da solo.
  • Finalmente ti ho trovato! Allora esiste un Mustafà! Ma adesso che facciamo? –
  • Hai un telefonino da prestarmi o delle monete per telefonare?-
  • Guarda ti do il mio vecchio cellulare. Ieri ne ho comprato uno nuovo. Pensare che non ho voluto rottamarlo. Che coincidenza! Nella vita non accade nulla per caso. Ora ne sono convinta più che mai!-
  • Devo andare. Ho lasciato il mio lavoro a metà. Spero di rivederti, Mustafà – e così dicendo la ragazza si allontanò come danzando. A guardarla da lontano sembrava quasi fluttuasse nell’ aria illuminata dai raggi del sole.
  • Grazie, Colino, amico mio caro! –
  • Pronto 113. Comando di polizia di stato. Dica –
  • Vorrei darvi alcune informazioni sul furto di ieri a San Nicola –
  • Il suo nome, per cortesia. Da dove chiama? –
  • Il mio nome non è importante e, sicuramente, neppure quello che vi dirò. Ma voglio farlo per rispetto al Santo –

E senza attendere oltre, con voce tremante, Mustafà raccontò per filo e per segno quello che aveva visto la notte precedente. Quindi, senza fornire altre spiegazioni, chiuse la comunicazione e lanciò il telefono in mare.

  • Ho fatto quello che dovevo. Spero, almeno, serva a qualcosa. Io, intanto, resto sempre un miserabile, morto di fame e senza lavoro.–
  • Mustafà sei ancora qui? Dai pranziamo insieme! –

Manuela era tornata e, ancora una volta, senza attendere risposta gli si era seduta affianco e gli stava porgendo la metà di un panino –

  • Non so cosa tu abbia fatto col cellulare e non mi interessa. Piuttosto stavo pensando che potresti dare una mano in Basilica. Siamo alla ricerca di una persona fidata che igienizzi costantemente tutto l’ ambiente. Sai, questo maledetto Covid, ci fa stare sempre in allerta e, con l’ andirivieni di gente, non è possibile abbassare la guardia. A dire il vero ne ho già parlato con il responsabile. Ho garantito per te o meglio lo ha fatto Lui, San Nicola, visto che non fa altro che ripetermi in testa il tuo nome –.

Mustafà era al settimo cielo. Lavorare in basilica per lui, vicino a lui.

  • E come potrei dire di no! Tu sei la salvezza della mia famiglia!-
  • A domani, allora! – e così come era arrivata, la giovane si dileguò tra le viuzze del quartiere murattiano.
  • Ritrovato l’anello d’oro sfilato dal dito della statua del Santo, l’evangeliario con le tre sfere in argento, il medaglione contenente una fiala della sacra manna. Nella refurtiva sono stati ritrovati altri oggetti come monili in argento con incisioni in alfabeto cirillico. Il ritrovamento è avvenuto anche grazie alle segnalazioni di un informatore misterioso messosi in contatto con le forze di polizia. Le indicazioni hanno consentito il recupero, prezioso, delle impronte digitali lasciate dal malvivente nella basilica e l’ubicazione della zona dove lo stesso aveva nascosto la refurtiva. Ancora sconosciuto il nome del misterioso informatore –.

La notizia si propagò come un virus in tutta la città. Grande festa e commozione tra tutti gli abitanti di Bari che, a centinaia, di riversarono davanti alla Basilica.

Mustafà, rasato e vestito di tutto punto, girava tra i banchi. Con il suo spruzzatore automatico sanificava ogni cosa; teche, statue e santi non avrebbero avuto scampo dal suo vaporizzatore. Nicola vigilava  dall’ alto e a guardarlo bene,  si sarebbe scorto un sorriso all’ angolo delle sue labbra.

 

*VÀ-A RRUBBE A SANDA NECÒLE” (Va a rubare a San Nicola)

È una frase in vernacolo barese che viene detta a parenti e amici che presentano continue e fastidiose richieste di denaro.