Racconto di Simone Di Girolamo

(Prima pubblicazione)

 

 

 

La ragazza era seduta di fronte a sua nonna e con un cucchiaio cercava di imboccarla, ma lei non ne voleva sapere di mandare giù quell’intruglio fumante. La chiamavano «Young-Age», una sostanza che conteneva una grande quantità di vitamine per le persone anziane.

“Coraggio, nonna! Solo un ultimo sforzo!” disse la ragazza con entusiasmo.

“Non mi va! Lì dentro ci sono solo schifezze. Starò perdendo la vista, ma di certo l’olfatto mi funziona ancora bene!” disse la donna anziana. Era vero. La sua vista si stava abbassando giorno dopo giorno e se non fosse stato per sua nipote che continuava a curarla, sarebbe stata rinchiusa in uno di quei centri per anziani super lussuosi; ma lei amava la sua casa. Il luogo dov’era nata prima che il mondo diventasse un posto per androidi ed esseri umani disconnessi dalla società.

“Okay nonna, basta così. Ora devo andare a lavoro, ma tra poco arriverà Claire a tenerti compagnia.”

“Perché non puoi rimanere un altro po’ Annie?”

“Va bene, ma solo per pochi minuti, mi aspettano in negozio.”

“D’accordo cara. Allora, mentre aspettiamo Claire, cosa ne pensi di continuare a leggermi quel bel libro che abbiamo lasciato a metà?”

“Parli di Wool? Quel vecchio libro del Ventunesimo secolo?”

“Sì, proprio quello!”

“Non capisco come facciano a piacerti ancora i libri? Oggi non legge più nessuno nonna”

“È una triste realtà, ma non voglio perdere le ultime cose che amo. E ora che non riesco più a leggere devi farlo tu per me.”

“Okay nonna”.

Annie Clarke andò verso la maestosa libreria che sua nonna possedeva da molte generazioni. Prese il libro e cominciò a leggere un nuovo capitolo. La nonna sorrideva mentre la voce suadente di Annie seguiva le parole sul manoscritto. Allo stesso tempo le dispiaceva vederla in quello stato. Avrebbe voluto fare qualcosa di più per lei.

Il campanello digitale suonò e un’immagine olografica apparve di fronte ad Annie. Lo schermo mostrava i capelli ricci e rossi di Claire che annunciavano il suo arrivo. Pochi minuti dopo le due ragazze si salutarono e Annie abbracciò forte sua nonna e la baciò prima di andare via.

Il taxi a cuscinetti gravitazionali atterrò davanti ad Annie. La ragazza salì sul mezzo e disse: “Atelier Bride Passion, Distretto Europeo, 15°Strada, prego.”

“Subito, signorina Clarke” rispose la voce registrata dell’ologramma dell’autista. Poi il taxi si sollevò in aria e cominciò a volare tra i grattacieli della città.

Mentre il velivolo si dirigeva verso la destinazione assegnata, Annie si mise a guardare le luci della megalopoli in cui viveva: gialle, rosse, azzurre, viola, rosa, ce n’erano per tutti i gusti. C’erano grattacieli giganti di vetro che sovrastavano la vecchia metropoli, alzandosi oltre il manto nuvoloso che copriva il cielo di quella notte.

Vorrei che mia nonna potesse vederlo.

Questo galleggiava nella mente di Annie. Con il lavoro che faceva non guadagnava male, ma non era abbastanza da garantire una vita migliore per sua nonna.

Il taxi si fermò e atterrò lentamente.

“Siamo arrivati, signorina Clarke. Prego, appoggi si suoi occhi sullo scanner della retina per il pagamento” disse la voce robotica. Annie pagò il conto. Poi scese dal taxi e rimase scioccata. Di fronte a lei c’era la zona vecchia della città. C’erano antiche casupole d’acciaio e mattoni che cadevano a pezzi e un odore sgradevole di marciume riempiva l’aria. La ragazza fece per girarsi e chiedere al tassista dove l’avesse portata, ma il velivolo stava già andando via.

“Merda! Merda! Merda! Dove diavolo sono finita?” disse Annie. E poi lo vide. Un uomo nell’ombra stava avanzando verso di lei. Annie fece per allontanarsi, ma l’uomo fu più veloce e l’afferrò per un braccio uscendo dall’ombra. Era un androide.

“Lasciami andare! Che cosa vuoi da me? Lasciami!” gridò la ragazza. L’androide non disse nulla. Strinse ancora più forte il braccio di Annie trascinandola via. Un paio di minuti più tardi i due si ritrovarono all’interno del Sensuel Vertueux, un locale francese di striptease.

“Ma che …?” Annie rimase senza parole.

Come entrò nel locale, la donna vide degli ologrammi di donne nude che danzavano intorno a dei pali. Seduti davanti a loro c’erano uomini che indossavano dei visiori tridimensionali, e sbavavano su dei tavolini in pelle sintetica sparsi di drink mezzi vuoti.

L’androide si diresse con la ragazza al bancone e parlò in francese con la barista che indossava solo un perizoma con degli occhi sintetici appesi all’elastico. Ad Annie si rivoltò lo stomaco, ma trattenne i conati, cercando di capire cosa i due si stessero dicendo ma con scarsi risultati. Poi l’androide trascinò Annie in un’altra stanza dietro il locale.

“Ti prego … Cosa vuoi farmi? Lasciami andare!” disse la ragazza all’androide.

“Aspetta qui”, rispose finalmente l’altro. Poi l’androide uscì dalla stanza e subito al suo posto entrò un uomo con un paio di sedie che teneva tra le braccia. Le poggiò a terra e le sistemò una di fronte l’altra. Poi si sedette e invitò Annie ad accomodarsi. La ragazza fu titubante all’inizio, ma sapeva di non avere molta scelta e alla fine accettò l’invito.

L’uomo si lisciò la testa calva. Poi con voce profonda, disse: “Ciao Annie. La prima cosa che voglio dirti è che non devi temermi, non voglio farti del male, ma solo parlarti.”

“Che cosa vuoi da me?” lo incalzò subito la ragazza.

“Vedo che non ti piace perdere tempo. Sono d’accordo, mi piaci ragazza”, disse l’uomo sorridendo.

“Allora? Che cazzo vuoi da me? Come fai a sapere chi sono?”

“Calmati Annie. Ora ti spiego tutto.”

“Ti ascolto.”

“Comincio nel dirti che so tutto di te e di tua nonna grazie a Claire.”

Annie diventò bianca in viso.

“Sì, hai capito bene. Claire è una mia collaboratrice. Entrambi facciamo parte di un’agenzia diciamo … non del tutto legale. Cerchiamo di aiutare persone come te in cambio di un piccolo favore”.

Annie rifletté per qualche secondo sulle parole dell’uomo. Era rimasta scossa e incredula, ma allo stesso tempo aveva la possibilità di cambiare la sua vita e quella di sua nonna.

“Quale favore?” chiese la ragazza intimorita.

“Beh, è semplice Annie: devi darmi i tuoi occhi e noi ci prenderemo cura di tua nonna Lenore.”

“Cosa? Sei pazzo!”

“No Annie, proprio come te, io cerco di sopravvivere in questa città fornendo bulbi oculari a chi ne ha bisogno.”

“Ma questa è pura follia!”

“Più che follia, io lo chiamerei «business». Guardati intorno, Annie! Viviamo in una città dove tutto è concentrato in schermi, display, visori tridimensionali: gli occhi di un essere umano si deteriorano più in fretta del previsto e l’unica soluzione per molti è fare un trapianto in modo da avere una vista più acuta e duratura”.

Annie osservò gli occhi dell’uomo. C’era qualcosa di strano, non erano naturali.

“Stai guardando i miei bulbi?  Belli vero?”

“…”

“Sono sintetici. Anch’io stavo perdendo la vista come tua nonna, ma poi mi sono fatto trapiantare questi occhi e tutto è diventato più limpido. Rifletti Annie, tua nonna potrebbe avere una nuova vita grazie a questi”, disse l’uomo indicando i suoi occhi

“E cosa c’entrano i miei occhi allora?”

“È il prezzo da pagare per tua nonna, Annie. Tu ci dai i tuoi occhi e noi doneremo a lei una vista particolare. Qualcosa di così rivoluzionario per cui Lenore ti sarà eternamente grata.”

“Io… io non so se ce la faccio”.

L’uomo prese per le mani la ragazza e le disse: “Guarda meglio i miei occhi Annie. Guardali attentamente. Cosa vedi?”

“Qualcosa di diverso e incredibile.”

“Esatto! Non ti piacerebbe che anche tua nonna tornasse a vedere come me?”

“Sì, certo!”

“Bene, allora devi solo darmi il consenso per l’estrazione e tua nonna avrà una nuova vita”.

Annie guardò gli occhi dell’uomo ancora una volta. Sembrava sincero.

“Okay, lo faccio. Hai il mio consenso” disse con un groppo in gola Annie.

“Ottimo! Sapevo che eri una ragazza intelligente! Andrew, prepara Annie per l’operazione, sarà una lunga notte”, disse poi l’uomo all’androide.

Era buio intorno ad Annie. Lei giaceva su un tavolo d’acciaio freddo con uno schermo che proiettava l’immagine tridimensionale dei suoi bulbi oculari. Il silenzio intorno a lei era interrotto dal leggero dondolio di un oggetto.

Aveva paura di aprire le palpebre. Sapeva che se l’avesse fatto non avrebbe visto nulla. Non provava dolore, ma al suo posto c’era un senso di nausea che le faceva girare la testa.

Okay, ora li apro. Conto fino a tre e li apro.

Uno…

Due…

Tre.

Aprì gli occhi e il buio l’avvolse. All’inizio credette di aver subito l’operazione, ma poi riuscì a distinguere i contorni e l’immagine dello schermo.

Mio Dio, ho ancora i miei occhi. Ma che cosa è successo? Dove sono finiti tutti?

Con calma scese dal tavolo e fece abituare la sua vista al buio. La luce dello schermo illuminava un oggetto che penzolava dal tavolo, sbattendo a intervalli discontinui sul pavimento.

Annie si avvicinò all’oggetto e poi s’impietrì. Di fronte a lei, intrecciato tra cavi elettrici, c’era un braccio mozzato da cui fuoriusciva ancora del sangue. Poco più in là giaceva il cadavere dell’uomo che aveva incontrato prima dell’operazione. Era senza testa.

Cazzo.

Annie si avvicinò al cadavere trattenendo a stento i conati di vomito. Poi sentì una voce.

“Vedo che ti sei svegliata”. La donna si girò all’istante. Alle sue spalle c’era Andrew completamente sporco di sangue. In una mano teneva stretta la testa dell’uomo da cui pendevano i tendini e un pezzo di colonna vertebrale.

“Che cosa hai fatto?”chiese la ragazza.

“Ciò che mi è stato ordinato.”

“Chi è stato?”

“La signora Lenore, Clarke.”

“Ma è impossibile! Come …?”

“Lei vedeva attraverso me tutto quello che stava accadendo.”

“Come?”

“Tramite le sinapsi cinetiche che si trovano nel suo cervello.”

“Che cosa vuoi dire?”

“Che tua nonna, Annie, è per metà un androide come me”.

Annie si sentì assalire dal terrore accompagnato dall’incredulità.

“I-io … io non ti credo.”

“E invece dovresti, mia cara Annie”, disse una voce anziana. Lenore apparve fuori dall’ombra avanzando sulla sedia a rotelle.

“Nonna? Nonna! Ma tu … tu che ci fai qui? Cos’è questa storia?”

“È per tuo nonno, Annie.”

“…”

“Mi ha fatta sottoporre a un’operazione che mi avrebbe dato la possibilità di vivere più a lungo e quindi crescerti. Tuo nonno ti amava molto, piccola mia.”

“E cosa c’entra lui con tutto questo?”

“L’uomo che giace ai tuoi piedi è il medico che mi ha operato.”

“Cosa?”

“Sì, è lui. Ma durante l’operazione ci fu un effetto collaterale …”

“La tua vista?”

“Esatto. Tuo nonno andò su tutte le furie e si rifiutò di pagare l’operazione. Fu ucciso qualche mese dopo, prima che tu nascessi.”

“Mio Dio …”

“Poi apparve Claire. Disse di essere stata mandata dall’Agenzia Per l’Aiuto Sociale. Lei è un androide, ma non sapevo che fosse l’assistente del dottore e che mi stesse spiando. Lui voleva i suoi soldi, ma per ottenerli doveva aspettare che tu crescessi. Quei soldi, tuo nonno, li ha donati a te”.

La ragazza non poteva crederci. Era tutto così assurdo per lei.

“Doveva aspettare che tu compissi venticinque anni, cioè esattamente domani”, aggiunse Andrew.

“Mi dispiace di averti tenuta all’oscuro di tutto, piccola mia, ma era l’unico modo per proteggerti”, disse Lenore.

Annie guardò sua nonna e poi l’androide. Si sentiva tradita. L’avevano usata per arrivare a uccidere quell’uomo.

“Lasciatemi sola” disse la ragazza.

“Perché piccola?” chiese Lenore.

“Io sono stato programmato per proteggerti” aggiunse Andrew.

“Ho detto di andarvene via!” gridò Annie.

L’androide lasciò cadere la testa dell’uomo a terra in un tonfo sordo. Poi afferrò la sedia a rotelle e la spinse fuori dalla stanza.

Annie rimase a osservare ancora per un po’ il cadavere. Poi pensò ai suoi nonni, all’androide e a tutto quello che era accaduto nelle ultime ore. Era stata una bugia.

 

Annie salì sul taxi diretta al suo negozio. Non viveva più con sua nonna. Erano mesi che non la sentiva.

Il taxi si alzò in aria sorvolando la città. Poi atterrò davanti all’atelier.

“Sono venticinque euro, signorina Clarke”, disse la voce registrata dell’autista. Annie fece per pagare mettendo il viso sullo scanner virtuale, quando qualcuno la fermò. “Pago io” disse una voce. Annie scese dal taxi e si ritrovò davanti Claire.

“Tu? Che ci fai qui?” chiese Annie irritata.

Claire afferrò la ragazza stringendo il suo braccio. Cominciarono a camminare.

“Allora? Che cosa vuoi da me? “chiese Annie.

“I tuoi occhi” rispose Claire.

 

 

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