Racconto di Claudio Ferrata

(Terza pubblicazione 2 novembre 2020)

 

Redazione (G) Situazione “probabile” raccontata in modo divertente. Certamente l’autore si riferisce allo screening per l’esame delle feci, ma poco importa, è il succo che conta.

 

Era una normale busta, a parte il rigonfio di cui a tasto non capì la natura. Il vecchio l’aprì estraendo una lettera e un involucro di plastica con una sorta di pipetta dentro. Posò tutto sul tavolo, cercò gli occhiali, dopo un quarto d’ora si accorse di tenerli appesi al collo, imprecando li inforcò e cominciò dalla lettera. Con la presente – lesse – le sono state inviate una provetta (Fig. A), una bustina di plastica (Fig. B) contenente un bastoncino (Fig. C) e una busta affrancata (Fig.D)… Arrivato in fondo ricominciò da capo per capire se ci fosse da ridere, come suggerito dalla prima lettura, o se la proposta meritasse, oltre che una seria considerazione, il plauso. Rimasto nell’incertezza, il vecchio prese lettera, busta, bustina, pipetta e buttò tutto nella spazzatura dopo aver separato la carta dalla plastica. Ci ripensò. Una risposta quelle brave persone la meritavano, se non altro per come avevano preso a cuore un problema che magari lui no, ma altri avrebbero fatto carte false pur di risolvere. Ripescò la busta dalla spazzatura, staccò dal calendario il foglio del mese passato, cercò una penna, bestemmiò costatandola priva di inchiostro, prese il suo lapis da muratore, leccò la punta e attaccò sul retro del foglio. Cara USL – scrisse – scusami anzituto per come scrivo che sono poco istruito ho fato sempre il muratore e neanche una biro ci ò e poi con questo fredo che neanche i riscaldamenti ci ò per cui mi trema la mano. Ti ringrasio ma io quelo che mi dici di fare non ce lo riesco a fare. Anzituto perché è una setimana che mangio per modo di dire, una manciata di spaghetti, qualche fava, pane con una strufinata d’aio e un filino d’oio, ogni tanto una patata allesso giusto per fermare lo stommaco che altro non mi poso permetere che con una penzione di seigentocincuanta euri e la casa che di afitto me ne costa cincuegento e poi la luce, l’accua il gaze le tasse che si inventano al comune si fa presto a andare sotto per cui a la fine del mese capita che non mangio e se non mangio mi dici tu cosa caco. Poi non so se ò capito ma la provetta con la cacca serve a dire se ò il tumore per cui tu vieni e mi curi ma se tu mi curi poi io seguito a tribolare e io Signore perdonami di tribolare sono stufo per cui melio morto così sto in pace e tu non ti devi priocupare per me. In soma ti rimando quelo che mi ài mandato grassie e non se ne parla più. Il vecchio rilesse quanto aveva scritto, gli parve scritto bene, firmò, mise la lettera nella busta ma prima di leccare i lembi andò a ripescare dalla spazzatura la pipetta. «Sennò» disse ficcandola nella busta, «pensano che me la sono tenuta io e non va bene»