Racconto di Manlio Monti

(Prima pubblicazione – 2 settembre 2019)

 

Fuori è un caldo fastidioso, molto umido, appiccicaticcio.

Talmente umido che sul balcone, nel vaso della rucola, sono spuntati dei funghi. Vabbè sono due in tutto. Sembrano piccoli ombrellini bianchi, non credo che siano commestibili.

Non me ne intendo di funghi quindi non rischio. Non li mangerò.

Tanto più che da giorni sono vittima di una potente bronchite e imbottito di antibiotici. Tosse secca, dolorosa e appetito zero.

Sono i famosi regali di merda di questa età. In questa stagione per me è una novità.

La metterò in cassaforte assieme alla sfilza degli altri malanni. Non ho ancora deciso la categoria, ma penso in quella dei più fastidiosi, in prima fila.

Pensando a queste mie sofferenze fisiche mi viene in mente mio fratello.

È molto tempo che non ci sentiamo. E abitiamo pure vicini. Forse per quello.

Anche lui in quanto ad acciacchi non scherza, specie riguardo l’impianto vascolare. È pieno di stent, io ne ho uno nell’arteria circonflessa, lui una piccola collezione sparsi qua e là.

E dire che è più giovane di me di tre anni. Lo chiamo.

“Sono io Giò, come stai?” Devo alzare la voce rischiando un accesso di tosse simil asinina perché non ci sente molto.

“Mah, così così. Come solito”, mio fratello parla poco e non si dilunga mai in spiegazioni particolareggiate.

“Pesante questo caldo eh? Io sono inchiodato in casa da una mezza influenza di merda. Sono tutto sudato”.

“Anch’io ho una gran tosse”, non è una novità, l’ha sempre avuta, mio fratello è un fottuto fumatore da due pacchetti al giorno.

“Quei ragazzi… tutto bene? Qualche novità nel lavoro?” Da parecchi anni ormai ha ceduto l’azienda ai due figli e non l’avesse mai fatto! Le cose vanno male. Deve correre spesso in banca per tappare buchi coi suoi risparmi.

“No, niente. Tutto come al solito”.

“È una vita che te lo dico ma non mi ascolti. Devono mollare, smettila di aiutarli, ti rovini, tanto non ne verranno fuori mai. Lo sai meglio di me”.

Non risponde. Lo so, lo fa sempre quando tocco l’argomento dei figli. Dovrò decidermi a non farlo più. Cambio discorso.

“Dì, è un bel po’ che non ci vediamo, da quando non sei andato a trovare i vecchi al cimitero?”

Lui è bravo con piante e fiori e ci va più spesso di me. Bè è facile, io ci vado solo per i morti.

“C’ero quindici giorni fa, con questo caldo c’è bisogno di acqua anche per le piante grasse e di dare aria alla casetta”.

Sono entrato nel suo campo e ha fatto un discorsone, gli piace parlare di queste cose.

Mio fratello è buono. E dire che da bambino era una peste, svelto come un gatto. Mi ricordo che una volta pur essendo più piccolo venne ad aiutarmi mentre facevo a botte con uno stronzetto più grande di noi. Credo che mi voglia bene e gliene voglio anch’io.

Insomma ci vogliamo bene proprio come due fratelli anche se non ci frequentiamo.

Mentre parlava mi è venuta in mente una cosa.

“Senti Giò, a proposito, io le mie cose legali le ho sistemate, siamo già piuttosto grandini e mezzo sbudellati tutti e due perciò ti dico di non fare il Patacca e di tenere duro. Anzi mi raccomando, non voglio essere io a seppellire te, basta con tutti ‘sti funerali, sei più giovane e tocca a te imbucarmi nel loculo. Quindi smetti di fumare se no crepi prima. Ciao”.

Più che sentirlo immagino il suo sogghigno beffardamente amaro.

“Ciao”.