Racconto di Ilaria Cattani

(Prima pubblicazione – 9 marzo 2020)

 

– Dove si va di bello oggi? mi domando. – Beh, con questo meraviglioso sole, al mare! E’ proprio ora di levarmi questo colore grigio topo dalla pelle. – mi rispondo. Mi capita a volte di trovarmi a parlare da sola, non so se è un brutto segno ma lo trovo divertente e a volte liberatorio, come uno sberleffo alla solitudine.

Scelgo il bikini da indossare, metto il necessario nella borsa da spiaggia, prendo l’auto e parto.

Arrivo al parcheggio libero la mattina presto perché so che poi non troverei più un buco, e nell’aria si sente subito quell’appiccicosa umidità lasciata dalla notte che speri venga spazzata via da una generosa brezza. Attraverso la pineta, mi incammino verso la spiaggia e arrivo al botteghino dello stabilimento. Questo è il momento migliore della giornata perché davanti hai l’illusione che il mare sia lì solo per te, non c’è quasi nessuno e ti assapori quella favolosa sensazione di tranquillità. Dico al cassiere se mi da una postazione in quarta fila. Mi assegna l’ombrellone 125 nel Settore F.

La prima cosa che faccio, una volta sistemata la borsa di paglia e i vestiti sui ganci dell’ombrellone, è di andare a salutare il mare. Oggi è abbastanza calmo, l’acqua è pulita e la schiuma delle piccole onde, bianca e frizzante, mi avvolge i piedi accarezzandomi con la sua freschezza. Guardo l’orizzonte e ammiro quella vastità d’acqua che emana un’alchimia irresistibile.

Torno quindi nel mio lettino mentre i piedi bagnati raccolgono sabbia ad ogni passo, e comincio a prendere il sole adottando la mia personale strategia: mezz’ora davanti, mezz’ora dietro e 10 minuti di pausa all’ombra. Fa un po’ psicopatica ma siccome nessuno mi conta i minuti resta un segreto che so solo io!  Da lì a poco la spiaggia comincia a popolarsi e imploro con tutte le forze che non si sistemino attaccati a me famigliole con bambini urlanti, coppie innamorate che si spalmano sdolcinate la crema solare a vicenda, e logorroiche signore che non smettono un nanosecondo di chiacchierare. Sembro asociale ma in realtà sto divinamente con me stessa e se le mie amiche mi dicono che sono un po’ “orso”, io rispondo tranquilla che non sono per tutti.

Concentrata nella mia immersione di sole, solo dopo un po’ mi accorgo che un ombrellone dietro al mio è ora occupato da un uomo. E’ insolitamente solo. Così, incuriosita, mi metto ad osservarlo: decisamente carino, porta una leggera barba, ha  belle spalle  con dei notevoli deltoidi che spiccano in un fisico asciutto ma muscoloso, e le mani lunghe  con le unghie corte. Bene, penso, perché se c’è una cosa che detesto sono gli uomini che portano le unghie lunghe; i dettagli contano eccome.

Non sono brava a dare l’età ma avrà sì e no 35 anni. Che peccato proprio, io un po’ di più, anzi parecchi di più.  Comunque, che dire, … settore EFFE, F come figo!

Indossa un costume blu… e blu è il mio colore preferito, fa spesso delle puntatine veloci in mare… come faccio io, non passa ai raggi x ogni donna nelle vicinanze…e mi piace ancor di più, e ogni tanto legge una pagina del giornale che ha appoggiato sul lettino…wow, è anche acculturato!

Ad un certo punto stappa una birra presa dalla borsa termica, la sorseggia soddisfatto e  dopo si accende una sigaretta. Da quel momento, attraverso sfuggenti sguardi filtrati dagli occhiali da sole, non smetto di scrutarlo, seppur con apparente nonchalance, e inizio a fantasticare. Anche i miei pensieri sudano e incomincia a venirmi voglia, anzi parecchia voglia.  Devo pensare ad altro, mi dico, e maledico con stizza il pessimo carattere poco socievole e ombroso che mi ritrovo.

– In fondo che ci vuole? Vai lì, come per caso, e attacchi bottone. Dai su, non fare la solita imbranata. …Ioooo? Ma non vorrai che mi prenda per una cosiddetta “milf” che si dà da fare ?? – mi dico tutto d’un fiato.

Aborrisco all’idea, ho ancora una dignità da difendere.  Resto quindi acquattata come un felino, fiutando l’aria.

Ritorno ad abbronzarmi, prima lato A poi lato B, poi di nuovo A e ancora B, ma in mente ho solo una cosa e non mi capacito di non trovare il coraggio di fare un banalissimo azzardo. A mia discolpa ripenso però alla fatica fatta mesi prima per staccarmi da una passione durata vent’anni, ci sono stata veramente male e, alla sola idea, ho sinceramente paura di poter ricominciare.

Ora il mio aitante vicino si spalma la crema solare sul petto, e così lo imito nella speranza che si offra di aiutarmi quando me la stendo maldestra sulla schiena. Ma, ahimè, lui non abbocca. Allora, avvilita sul lettino a pancia in giù, sbircio i suoi movimenti in preda ad una crisi di nervi e rimugino inquieta sul da farsi.

– No, non posso. Oppure si, chi se ne frega. No, forse è stò sole che mi surriscalda il cervello?  – mi dico tentennante. In questo momento il buco dell’ozono mi sta pure simpatico!

Un’ora dopo lui ritorna a sorseggiare la sua birra fresca, si siede sul lettino accavallando le gambe e si accende un’altra sigaretta. Ha un atteggiamento ammiccante di chi sa il fatto suo, e spudoratamente non gli stacco gli occhi di dosso. In silenzio impreco contro la titubanza che ho sempre avuto ad iscrivermi ad un corso yoga, dato che adesso avrei potuto mettere in pratica utili esercizi di respirazione meditativi e calmanti.

Non ce la posso fare, il desiderio comincia a farsi sentire impellente e con nervosismo mi ritrovo a girarmi continuamente sul lettino, in barba al mio teutonico programma.  Non so più se sudo caldo o freddo, e mi sembra di avere la schiuma alla bocca. Imbarazzante veramente.

– Dai su, sono ore che ti fai un sacco di paranoie e ti crogioli nei sensi di colpa. Benvenuta nel mondo delle vere donne che se vogliono qualcosa se la prendono, senza tanti patemi o scuse! – mi incito.  – Ora ti avvicini ed educatamente ci provi! – aggiungo perentoria.

Il diavoletto che è in me alla fine mi convince e, dopo la riflessiva pausa all’ombra, mi sistemo i capelli e mi avvio verso di lui.

– Ciao, scusa tanto se ti disturbo, non è che avresti una sigaretta da offrirmi? Ho smesso da poco e l’attrazione è ancora irresistibile! – gli dico.

Già dalla prima boccata sono finalmente appagata. Lo ringrazio e saluto, ritorno alla mia sdraio e la pace dei sensi è in me.  Settore F come ffffumo!!