Racconto di Annalisa Chiariello

(Prima pubblicazione – 11 aprile 2019)

 

Mai abbassare la guardia, è risaputo!

La tentazione di cedere a qualche assaggino, soprattutto nei momenti critici come quelli che immancabilmente si presentano all’ora dei pasti, è davvero forte.

Tuttavia, capita che, ancora fuori casa , ti fermi al primo supermercato utile e che, nonostante una voce dentro di te ti ripeta continuamente di lasciar perdere, tu , decisa come un leone che ha puntato da lontano la sua preda , ti diriga a passo svelto verso il reparto più attraente del mondo e rimanga lì, in contemplazione, per interi minuti.

Neanche ti accorgi che, da quando hai messo piede nel supermercato, questi trascorrono inesorabili mentre passi in rassegna con lo sguardo interi scaffali stracarichi di ogni ben di Dio e cerchi, al contempo, di mantenere il controllo della situazione di fronte a cotanta grazia.

Tra tutte quelle buonissime tipologie di biscotti, ci deve pur essere quella che fa al caso tuo, pensi.

E chissà perché, mentre rifletti, puntualmente giunge la solita osservazione. E cioè che le industrie alimentari si sbizzarriscono sempre di più lanciandosi in creazioni sempre più innovative e che era meglio quando esistevano solo le fette biscottate così non c’era l’imbarazzo della scelta.

Ma come cavolo fanno a crearne di così gustosi ed invitanti inventandosi le ricette più inverosimili che, per una strana ironia della sorte , trovi sempre più saporite?

C’è davvero da perdere la testa dietro ai semi di lino , di chia , di sesamo , poi ci sono quelli al grano duro , di tipo 0 , 00 e rimacinato a pietra , poi ancora farine di ogni tipo , di segale , di avena , di kamut , di soia , con e senza glutine, senza dimenticare quelli che rivendicano la mancanza di grassi idrogenati scritto in evidenza , quelli che specificano i grassi saturi e insaturi , perché ci sono quelli buoni e quelli cattivi, come a scuola, da registrare nel libro nero , poi anche quelli con e senza olio di palma, negli ultimi tempi scansati come la peste e infine quelli bio , un trend che ormai ha preso piede dappertutto nel settore alimentare e che riempie interi reparti specializzati . Ben venga il progresso, l’innovazione, la moda, le tendenze, tutte.

Ma mai come in questi casi, torneresti indietro di trent’anni, come quando le scelte erano limitate e le novità, accolte con diffidenza.

Solo che intanto, resti lì, in balia delle confezioni sempre più disorientanti e del languorino sempre più forte, a chiederti quale possa essere il tipo giusto per te, a soddisfare il tuo palato sempre troppo goloso, quello che   possa, insomma, semmai fosse possibile, fare meno danni.

Con la testa che gira come una ruota panoramica in un luna park, fai qualche piccolo passo e ti sposti giusto quel poco per non lasciarti sfuggire le ultime novità del settore , le promozioni in corso , i tre per due , i multipack in formato convenienza e, i miei preferiti, quelli con annesso gadget brandizzato , osservi compiaciuta la maestria del commesso del reparto nel sistemare pacchi di ogni tipo come se fosse lo schieramento di un plotone di esecuzione pronto a colpire proprio te che imbambolata, sei ferma impalata sui tuoi tacchi e cominci a realizzare che la decisione, per te che sei costretta a sceglierne soltanto uno fra mille , è davvero ardua da prendere così, su due tacchi , pardon , due piedi  .

Allora, ti dici in maniera un po’ severa e anche un tantino autoritaria che , essere risolutivi , nella vita, è una di quelle qualità talmente importanti da avere che , soprattutto in certi casi , è l’unica in grado di tirarti fuori non solo da situazioni imbarazzanti, ma anche da quelle di pericolo come questa : mentre la testa in maniera perentoria ti impone delle scelte piuttosto selettive , la pancia , senza nemmeno pensarci su non farebbe mai poi così tanto la schizzinosa , a riguardo.

Così, giusto per darti almeno una regolata, costringi lo sguardo solo sulle confezioni a dicitura “Bio” e “Light “: triste storia quella del conteggio delle calorie e delle proprietà nutritive quando ti viene l’acquolina in bocca per la fame. Esiste mai, al mondo, una sorta di regolamentazione del conteggio delle calorie a cui chiunque si trovi in condizioni di estrema vulnerabilità e subisca tutte le tentazioni delle industrie dolciarie, possa ricorrere? Qualcosa che ha a che fare con l’abbinamento, l’associazione, l’assimilazione e la combustione delle stramaledette calorie? Bene. E allora perché non metterla sotto gli occhi di tutti quelli che hanno la necessità di soffermarsi a far di conto?

Già il restringere il campo può essere una tattica utile e per passare dritti all’eliminazione diretta.

Innumerevoli invitanti pacchi di biscotti e dolcetti di ogni tipo e forgia, scartati a priori perché troppo calorici o troppo grassi o troppo cioccolatosi.

Restano tutti gli altri: quelli alternativi ma modaioli, innovativi ma con un occhio sempre attento alla tradizione, quelli magri ma sempre secchi, quelli senza zucchero ma edulcorati, quelli alla frutta fresca ma essiccata, quelli croccanti ma che nel masticarli fanno troppo rumore, quelli tostati ma che si sbriciolano subito, quelli facili da digerire ma che difficilmente saziano. In pratica, per intenderci, per acquistare un semplicissimo pacchetto di biscotti, come da regolamento, bisogna far caso a tutte queste cose.

Una delle prime cose che salta all’occhio, nella scelta, è il fattore estetico.

Ma questi , anche se brutti fuori e , come capita per tutti quelli che ti colpiscono al primo colpo, ( di solito è lo slogan evocativo che fa sempre breccia! ) anche in virtù della loro posizione strategica ( il salto triplo nel carrello è degno di quello in alto sul trampolino di un bravo nuotatore ) senza nemmeno uno straccio di promozione e in circostanze poco sospette , rientrano di diritto nella categoria “ Belli dentro “ .

A scelta fatta, ti imponi di andar via da lì il prima possibile e , raggiunto finalmente il luogo dove poter far fuori la preda , finalmente, apri il pacco . E assaggi.

Di solito, dopo un inizio incerto, l’asticella delle aspettative sale inesorabilmente.

Fino a quando poi, miseramente, uno tira l’altro. La resa, è un triste epilogo e ciò che resta, è una scatola vuota e una pancia piena.

È a quel punto che capisci che hai sbagliato tutto:

Uno, a non portarti qualcosa da casa di meno distruttivo e più adatto al tuo personale regime (di auto costrizione salutista).

Due, a spingerti a raggiungere il primo supermercato utile, abbindolata , come un topo che segue l’ipnotizzante scia melodica di un flauto magico alla prima puntuale e fastidiosa sensazione di fame : un implacabile borbottio di richiamo nella pancia .

Tre, a cedere alla tentazione di assecondare quella immancabile “voglia di qualcosa di buono “che per quanto misurata possa essere, resta sempre una scelta di pancia.

Quella che quando il pacco è finito, noti essere diventata un po’ gonfia e ti giustifichi dicendo che tanto già sai che è tutta colpa di quelle cavolo di fibre che tutti i salutisti ci propinano di assumere.

Quella di quando ti vengono le lacrime di coccodrillo nel vedere la scatola vuota, triste, solitaria y final , ti piacerebbe essere in possesso della macchina del tempo e, in men che non si dica , riavvolgere il nastro e tornare indietro a quell’ attimo prima del primo morso , anzi addirittura dell’acquisto . Come sempre, degli sbagli, ci si rende conto sempre dopo e mentre cominci a pensare, di colpo, diventa lampante l’illuminazione di una verità incontrovertibile.

Quella di quando tristemente realizzi che il destino che ti è stato assegnato in sorte, non è quello di Alex Britti che si augura di mangiare e bere sempre e solo a dismisura, senza nemmeno dover cambiare buco alla cintura, tutto il giorno (beato lui) in ammollo nella vasca. No.

Ma è quella di quando, finalmente sazia e nuovamente lucida per poter ascoltare onestamente la tua voce interna , capisci che ormai è troppo tardi e che hai buttato al vento ore di palestra e che dovrai tornare a sudare molto e spesso per tornare a vedere nuovamente quel fottuto ago della bilancia che tende sempre a spostarsi  sul numero più alto , come fosse oggetto della legge di attrazione di tutti i numeri dell’ universo e una calamita invisibile lo attirasse .

Mai assumere posizioni, nella vita, te lo sarai ripetuto fino alla nausea, ma niente, la cosa non solo non ti è venuta in mente, ma quella sgradevole sensazione non ti ha neanche lontanamente disturbata.

Il fatto è che quando ne hai bisogno, delle cose, non le trovi mai. Mentre invece, quando non le vuoi, ti capitano tutte a tiro.

Proprio come quando, all’ora di pranzo, per tenere a bada un improvviso annebbiamento della vista, ci si ritrova nel carrello, pacchi di biscotti bruttini ma buoni, senza nemmeno rendersene conto .

Se non alla cassa, non appena prendi visione dello scontrino, dove c’è segnato l’ammontare del conto.

In fondo, quello che conta, ti dici per consolarti, è essere felici .

E un pacco di biscotti è un naturale portatore sano, anche se poco salutare, di immediata anche se effimera, felicità.