Racconto di Mario Rigli

(Terza pubblicazione)

 

 

Oggi è davvero una bella giornata. Limpida e tersa come solo certe giornate d’inverno possono essere.

Si vedono nitidamente le montagne con qualche rimasuglio di neve, qui dopo le nevicate dei giorni scorsi è del tutto scomparsa. E non è neppure freddo.

E sono felice, per quanto lo si possa essere in questa vita.  Eppure ne ho passate da quando io e Lisa abbiamo dovuto chiudere i nostri due negozi di antiquariato. Da quando abbiamo dovuto vendere in tutta fretta la nostra casa sulla “Sette Ponti”. Da quando abbiamo dovuto lasciare anche la nostra casa di Terranuova perché non riuscivamo a pagare l’affitto.

No, ora siamo felici. Ora sono felice in questa casina bonsai. Non dobbiamo pagare l’affitto. Rientra nel contratto di badante di Lisa. Sono felice, da qualche tempo mi è arrivata la pensione Non è granché ma a noi basta. Lisa deve stare tutto il giorno a cucire oltre che fare la badante come una rumena.

Con i suoi due o tre lavori, con la mia pensione e con quello che riesco a ricavare dall’orto, andiamo avanti bene.

Sono felice, l’orto non dà molto, specialmente d’inverno, ma mi consente di comprare le sigarette e qualche libro ogni tanto.

Si sono felice.

Ecco ora una signora che vuole cavolo nero! Tre o quattro euro, le sigarette assicurate anche per domani

Ho degli stivali larghi ai piedi, ma il pezzo del campo del cavolo nero è vicino, non sto a cambiarli. Ho preso per sbaglio quelli di Alvaro, ma non sto a cambiarli.

Non ho nemmeno il coltello per il cavolo, qui nella stanza-garage. Prendo questo da cucina. È grosso e lungo, con la lama a punta e affilatissimo. Tanto faccio presto, dopo porterò un coltello adatto nella stanza.

Cammino male con questi stivali larghi, c’è molto fango per la neve disciolta. La cesta del cavolo è piena, posso tornare. La signora che mi pagherà le sigarette per domani, mi aspetta.

Inciampo su un gambo duro di cavolo tagliato. Scivolo. Cado in avanti. La cesta vola dalle mie mani. Vola il coltello. Sto cadendo in avanti. Come al rallentatore vedo la lama verticale fra due zolle che aspetta il mio petto. Non posso fare niente. La lama mi si conficca nel petto, mi spacca il cuore. Sento caldo, tanto caldo,

Mi giro sulla schiena e mi tocco, sento solo il manico la lama è tutta dentro di me. Il sangue caldo scorre a fiotti, gorgoglia come un torrente. Sento caldo. Guardo il sole che per un attimo mi acceca.

Poi tutto nero.

Vedo la nostra casa sulla sette ponti. Lisa che si affaccia.

Poi tutto nero.

Sono felice.