Racconto di Maria Francesca Cantacessi

(Prima pubblicazione – 1 maggio 2020)

 

È un maggio strano questo, non si sente il profumo delle rose e lontano nel cielo si vedono nuvole gravide di pioggia, mentre scorci di luce scendono verso il prato verde.

Eppure i colori ci sono tutti.

Il giallo delle margherite selvatiche che nascono a ciuffetti sparsi nei campi, qui vicino casa. Il rosso dei papaveri spettinati dal vento di scirocco ornano i bordi delle strade asfaltate.

La mia è una terra del sud abituata al caldo, alla fatica e al sudore dei lavori pesanti! I nostri avi lavoravano la terra, e la terra dava loro da mangiare!

Nessuno però vuole più sudare e questo maggio è scuro, piovoso, triste.

Mille pensieri mi salgono alla mente, ricordo il giardino di rose pallide e delicate delle suore dove nel pomeriggio andavo a giocare mentre mia madre recitava il rosario, ricordo ancora il profumo e il sole tiepido che mi accarezzava la pelle.

Ricordo la mano calda di mia madre, ruvida callosa rovinata dai lavori nei campi e il suo viso cotto dal sole, di estati troppo calde e faticose.

Mi piaceva quel momento in cui mia madre mi prendeva la mano e mi conduceva verso il giardino ed entravamo in una minuscola cappella silenziosa dove troneggiava una bellissima statua della madonna. Nel cuore la pace e l’amore per quelle due madri sante e severe e allora io mi sedevo accanto a mia madre vicina per sentire il contatto del suo corpo, perché quel posto era così fuori dalla realtà ed io avevo bisogno di toccare qualcosa di reale, ascoltavo la cantilena del rosario che mi ronzava nella testa e il profumo delle rose mi stordiva.

Aspettavo quel mese e quei pomeriggi con ansia, quei momenti per me erano pura estasi, mi sembrava di raggiungere il paradiso e stringevo forte la mano di mia madre, forse avrei voluto stringerla forte a me, ma lei era troppo distante e lontana.

Ho cercato spesso quel luogo, l’ho rivisto anni dopo ma non era più lo stesso!

A volte penso che l’ho solo immaginato, oppure, penso che il profumo, il caldo e la cantilena mi abbiano fatto venire le allucinazioni.

Non è un bel maggio questo, spero passi questa malinconia, spesso ci sono episodi nella vita di una persona in cui risale alla mente, la solitudine e la tristezza di pomeriggi assolati in cerca di coccole.

Cerco quella piccola creatura in me ma non c’è più.

Un pezzo della mia vita è andato via con te, son andati via come quei giorni di maggio che ho cercato invano di rivivere, ma non mi è stato più concesso ritrovarli.