Racconto di Marco Leonardi

(Prima pubblicazione)

 

“Era una notte serena e luminosa. Tutto ad un tratto la luna scomparve dietro l’ala alla mia sinistra, mentre l’aereo virava per atterrare…”
Guardo un attimo la donna al mio fianco, poi il cerchio giallastro della luna che illumina una striscia lontana di mare, mentre sembra appoggiarsi sulla corona stellata che cinge il capo della Madonna in pietra davanti a noi, in una strana inversione dell’immagine consueta.
“Perché me lo dice, signora?”, chiedo mentre un vento teso muove il mio abito e il foulard di lei.
“Questa luna me l’ha fatto ricordare, purtroppo”, risponde con quel suo delizioso accento spagnolo, guardando rigida davanti a sé.
“Purtroppo?”, indago.
“Oh, poi l’aereo si è stabilizzato e la luna ovviamente è ricomparsa. Ma non sa, madre, l’angoscia che mi ha assalito, in quei momenti…”
Mentre parla, un’auto passa rombando sulla provinciale che si snoda fra gli ulivi e i suoi fari ci illuminano fugacemente, proiettando sulla ghiaia la nostra ombra, sovrapposta a quella contorta dei rami…
Negli istanti in cui accade, la sua figura si fa chiara: vestita così, con quei pantaloni di fustagno blu e il pellicciotto beige, senza (troppo) trucco e parrucco, è solo una magnifica quarantenne che il tempo comincia a sfiorire, niente di più. E io, che di anni ne ho qualcuno in meno, mi sento chiamare madre…
Le luci di un aereo mi distolgono da lei e fanno sorgere una domanda:
“E dove era diretta, signora?”
“A Taranto” – precisa – “Uno spettacolo organizzato per i lavoratori dell’acciaieria”
“Taranto!” – la interrompo esclamando – “La città dei due mari, così bella e così infelice…Ci sono stata, sa? Si vedevano il Mar Piccolo e il Grande, in certi momenti, durante l’atterraggio, e anche allora c’era una bella luna, sopra …”
Mi blocco. Possibile?
“Mi scusi, signora” – chiedo – “Ma quando è successo l’episodio che mi ha raccontato, la luna dov’era?”
“Bassa, sul mare. Ma porque?”
“E allora in quel momento l’ala non ha coperto solo la luna, ma anche i mari. Mi comprende?”
Lei scuote la testa.
“Luna e mari erano spariti. La sua Luna Mari era scomparsa…so di quella donna, signora Rodriguez. Che tempo fa pretese di essere la vera madre di Luna Mari”
Lei si gira di scatto, mi volta verso di sé afferrandomi per le spalle…
“Madre de Dios!” – esclama, poi si ricompone – “È sicura di essere una suora, lei?”
Non riesco a trattenere una risata.
“Abbastanza, direi. Però prima di prendere i voti stavo per laurearmi in psicologia alla Cattolica di Milano, diciamo che mi è rimasta la passione…”
Lei mi guarda in modo strano, con quei profondi occhi scuri che Emma, sua rivale d’un tempo, le invidiava così tanto da metterli in una canzone, occhi con un fondo di paura, lo stesso che avevano mentre scendeva lo scalone mostrando a tutti la farfallina…
“Lei è muy bonita, madre” – dice alla fine – “Y muy joven, tambien…”
“Lo so” – rispondo – “Però stop, la prego! Non vada avanti con le solite cose su chi me l’ha fatto fare di chiudermi in un convento et similia, ok? E se vuole sapete se ho mai avuto qualcuno, si: Saverio. Andavo a trovare lui, a Taranto. Era giusto, vederci un’ultima volta… Anche se poi non è stata l’ultima. Qualche volta vengono a trovarci, lui, la moglie Claudia e i piccoli Nicola e Mattia. Mi attrae ancora, sa? Dopo dieci anni. E per lui è uguale… ”
“E non ha paura di ciò?”, mi domanda perplessa.
“Paura?” – replico stringendo quelle sue mani curate e fredde – “È meraviglioso! Quando il desiderio è forte mi inginocchio davanti al Santissimo e lo sfido: <Ok, Figlio di Maria, fammi capire, qui e adesso, che la scelta del convento è conveniente, per me!>. A proposito, Luna Mari è battezzata?”
“Sì, certo…”
“Bene”
Mentre lo dico, penso tremando a quell’ombra, a quell’ala oscura che talvolta si mette tra noi e la luce, impedendoci di vedere (o addirittura facendoci dubitare che esistano…) il vero, il bello e il giusto.
Poi il vento mi porta con l’odore acre del concime il rintocco della compieta e delle mie sorelle il canto, e Lui mi trema negli occhi.

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