Racconto di Renata Pieroni
(Quinta pubblicazione)
Nella stanza arrivano i rintocchi delle campane nella chiesa alcuni isolati più in là: è mezzogiorno.
Mariarosa, seduta nella poltroncina accanto alla finestra, sospende la lettura di una rivista. È una donna precisa, abitudinaria, ripone la rivista, si alza e come tutti i giorni a quest’ora, avvisata dalle campane, va in cucina.
Passando sfiora suo marito seduto al tavolo a leggere i notiziari sul computer. Lui sa già cosa accadrà fra pochi minuti, sente dalla cucina gli sportelli che si aprono ed ecco…
– Alberto! Vieni un attimo per favore! –
Tutti i giorni così. – Eccomi. –
Oggi c’è da prendere il pacco di pasta in alto, lei non arriva, se salisse sul panchetto forse inciamperebbe, ha le gambe un po’ irrigidite dall’artrosi. Un altro giorno c’è da cercare qualche barattolo in fondo, negli sportelli bassi…oppure da scegliere il tegame giusto spostando gli altri e dopo a lei verrebbe mal di schiena.
Lei cucina semplicemente, ma con la cura che mette in tutte le cose della sua vita, lui a stento saprebbe cuocere un uovo nel tegamino, ma lei trova sempre un motivo per averlo accanto e chissà che a forza di farle da assistente se si trovasse da solo ormai un poco se la caverebbe dietro ai fornelli! Ma non le ha mai chiesto di sostituirla, in fondo lui è pigro, a lei piace darsi da fare, quindi va bene così.
Alberto si siede in cucina ad aspettare altre richieste di aiuto, mentre Mariarosa continua i preparativi del pranzo, ora sta sulla salsa di pomodoro. A volte chiacchierano in quei momenti, oggi invece sono silenziosi, forse è l’atmosfera di questa giornata ormai invernale, grigia e cupa, con l’aria piena di umidità che promette pioggia o anche nevischio: è mezzogiorno e nella cucina ci si vede male, bisogna accendere la luce. È il rito di tutti i giorni normali, di ogni pasto, ad orari precisi che non ammettono ritardi. È un rito che dura ormai da tanti anni, cambiano i particolari a seconda delle stagioni, ma non la sostanza: loro due a preparare i pasti, insieme come in quasi tutti gli altri momenti della loro lunga vita in comune.
Alberto guarda Mariarosa che gli volta le spalle intenta al suo lavoro e pensa a tutto questo, a tutto ciò che hanno vissuto insieme. E dire che si incontrarono tardi, non erano più ragazzini: lui fino ad allora era stato solo, amava viaggiare, conoscere gente, si appassionava al suo lavoro, non trovava nessuna che gli facesse battere il cuore come sognava che dovesse accadere per essere davvero felice, era uno spirito sognatore e fantasioso. Per caso aveva conosciuto Mariarosa: uno di quegli incontri senza storia che potrebbero passare con indifferenza in una vita se la casualità, come a volte accade, non avesse manovrato in una certa direzione…
Così Alberto si era ritrovato ad incontrarla di nuovo, poi ancora, pian piano aveva conosciuto e apprezzato in lei delle caratteristiche così diverse dalle sue, a lei era accaduto lo stesso e avevano provato il desiderio di costruire qualcosa insieme. Non era stato un colpo di fulmine, nemmeno un’attrazione fatale o una grande passione, ma qualcosa di tranquillo cresciuto a poco a poco, due persone molto diverse che una strana alchimia faceva stare bene insieme. Non erano più molto giovani quando si erano sposati, non avevano avuto figli, ma familiari anziani da accudire, lavori di responsabilità da portare avanti e gli anni erano volati uno dopo l’altro.
Tanti anni, ora entrambi hanno i capelli bianchi, qualche acciacco per fortuna non grave e la tranquillità dei pensionati che li fa condurre una vita di piccole abitudini, giornate simili l’una all’altra al limite della monotonia ravvivate da qualche incontro con amici o con nipoti che non fanno rimpiangere la mancanza di figli propri.
Ci amiamo? Sta pensando Alberto. Perché Mariarosa a volte dice: “Non saprei vivere senza di te”, lui… ultimamente si pone domande silenziose: è amore questa condivisione totale di ogni minuto della giornata, queste nostre lunghe chiacchierate tranquille, questo discutere per accordarci su ogni scelta, ogni decisione, ogni cosa da fare, queste premure l’uno per la salute dell’altro? O non è diventata solo una consuetudine per lui, un senso del dovere e del tenere fede a quell’impegno matrimoniale preso molti anni prima per il quale aveva cambiato radicalmente la sua vita precedente? È così che l’amore diventa quando si invecchia?
Ultimamente lui si sente come oppresso, vorrebbe avere dei tempi suoi in cui stare da solo, gli tornano in mente spesso le esperienze e gli entusiasmi dei suoi anni giovanili, ciò che finora non gli era mai pesato a volte gli provoca una fitta nel cuore, sente dentro un angolo vuoto che sa benissimo di non poter mai più colmare, il legame con Mariarosa di tanto in tanto gli pare diventato una catena soffocante. Ma ormai…come ha sempre cercato di fare nella sua vita si impegna al massimo per essere come tutti, e soprattutto lei, vogliono che sia, ormai ha un posto assegnato da cui non si allontana. Forse quell’angolo vuoto che sente dentro al cuore potrebbe riempirlo di sogni, o forse è meglio di no, rischierebbe di rendere la realtà più difficile.
Lui e Mariarosa hanno appena passato un altro anniversario di matrimonio, un numero abbastanza alto, anche se si sono sposati tardi ed ora hanno un’età ragguardevole: tutto continua, tutto è tranquillo, hanno festeggiato con un pranzo al ristorante, come gli anni passati e gli anni a venire per quanti ce ne saranno…
In fondo va bene così, ogni altro tempo e ogni altra scelta sono fuori discussione.
Nonostante i fornelli accesi in cucina Alberto ha un brivido di freddo. Fra poco sarà Natale. Dopo pranzo nel pomeriggio pensa che scenderà in cantina a prendere gli scatoloni con le decorazioni natalizie: a Mariarosa farà piacere, sarà contenta di non aver nemmeno avuto bisogno di ricordarglielo perché lui anticiperà il suo aiuto in quello che per lei è un impegno importante: addobbare la casa per tempo, per fare tutto al meglio, come sempre.
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