Racconto di Costanza Lanzillo

(terza pubblicazione – 10 luglio 2019)

 

Gustavo aprì fieramente la portiera della macchina e si lanciò con inusuale decisione sotto la pioggia fitta, sicuro ed elegante con le sue scarpe nuove di pelle marrone.

Quello era senz’altro il giorno ideale per inaugurarle: nella prima mattinata, infatti, avrebbe probabilmente ricevuto la tanto agognata promozione.

Peccato soltanto per quell’improbabile acquazzone di metà agosto, che lo aveva colto del tutto impreparato: senza impermeabile e senza nemmeno l’ombrello.

Appena messa la testa fuori dall’auto, Gustavo sentì le dure gocce di pioggia martellargli sul cranio quasi calvo per poi rimbalzargli fastidiosamente sulle lenti degli occhiali.

In quelle condizioni la sua visibilità era così scarsa che era improbabile che vedesse il tombino su cui stava per mettere il piede; ed era ancora più improbabile che, mettendocelo, non sarebbe scivolato.

Quindi, in ossequio alle leggi probabilistiche che tanto rispettava, Gustavo non mancò né di mettere il piede sul tombino né di perdere immediatamente aderenza, complici le lisce suole delle scarpe nuove.

Mentre era sospeso nel vuoto, da bravo analista aziendale, calcolò rapidamente che l’unica alternativa alla caduta libera con sfracellamento sull’asfalto era l’appiglio alla maniglia dell’auto con piccola lussatura della spalla, peraltro solo eventuale.

La scelta ricadde, dunque, sull’alternativa.

L’analisi aveva una buona base di probabilità, come tutte quelle fatte da Gustavo del resto, ma dato che l’improvvisa pioggia torrenziale non aveva risparmiato certo la sua macchina, questa era diventata quasi più scivolosa del tombino.

Il risultato fu che Gustavo percepì a malapena la presenza della maniglia con la punta dei suoi polpastrelli, prima di perdere del tutto il contatto con essa e cadere rovinosamente per terra.

Tutto ciò non senza prima aver sbattuto una bella testata sulla portiera ed essersi lussato una spalla; preventivata, certo, ma non per questo meno dolorosa.

Seppur bagnato e ammaccato, Gustavo si rialzò e guardò l’orologio. Doveva affrettarsi: con ogni probabilità il Direttore lo avrebbe chiamato a momenti, prima di uscire per i consueti appuntamenti della mattina.

Così, con impavida determinazione, Gustavo raggiunse la hall dell’azienda e guadagnò l’ascensore. Ordinò al pulsante numero quattro di portarlo al relativo piano e, sentendo che si muoveva, prese a sistemarsi velocemente i pochi capelli nella speranza di poter riacquistare un’aria presentabile.

L’ascensore si fermò ma le porte non si aprirono. Gustavo attese un attimo, poi analizzò la situazione: “Ultimo controllo ascensore – 2 mesi fa – Probabilità di guasto – scarsissime”.

Eppure le porte continuavano a non aprirsi.

Gustavo allora premette il pulsante dell’allarme e attese la voce del portiere.

– Signore, sta bene? Ho chiamato il tecnico ma temo che dovrà aspettare un po’. Il personale è dimezzato la settimana di Ferragosto.

“Pure Ferragosto…” pensò Gustavo “tutto questo è così improbabile da essere ridicolo!”

Dopo molte decine di minuti, le porte dell’ascensore finalmente si aprirono.

Gustavo era in ritardo, molto in ritardo. Doveva proprio sperare nella comprensione del Direttore quella mattina e confidare nel fatto che si ricordasse che, in quindici anni di onorato servizio, quella era la prima volta che arrivava tardi a lavoro.

Da impiegato modello qual era, poi, decise comunque di mettersi di impegno per evitare ulteriori ritardi. Prese dunque a correre come un forsennato per fare in modo di raggiungere il suo ufficio prima possibile.

Stava ancora correndo verso il suo traguardo, quando si sentì chiamare da una voce familiare.

– Gustavo!

Che fosse il Direttore? Gustavo si voltò col batticuore e prese a correre verso quell’opaca figura, finché non riuscì a portare gli occhiali a una distanza sufficientemente ragionevole per poter riconoscere nel promettente strillone le sembianze di un suo giovane collega.

Questi lo accolse a braccia aperte e con una bottiglia di spumante in mano.

– Dai, vieni qui che dobbiamo festeggiare!

Dal volto deluso di Gustavo si liberò un sorriso orgoglioso: probabilmente la notizia della sua promozione si era già diffusa.

– Dopo, Carlo, dopo! – disse, nascondendo a stento la propria felicità, – Prima devo andare dal Direttore, ancora non è ufficiale!

– Ma no, ora, ora! Il Direttore non c’è nemmeno più. È venuto qui giusto per comunicarmi la promozione e poi è andato via. Ti rendi conto? Io, l’ultimo arrivato, promosso! Ma quante probabilità c’erano?