Racconto di Silvia Ravelli
(Terza pubblicazione – 4 novembre 2019)
Maria era una bimba fortunata.
D’ estate trascorreva le vacanze prima al mare, in Romagna, poi in montagna, sopra al Lago di Como
I giorni marini erano i prediletti.
Amava ed ama il mare, Maria.
Una accogliente immensa liquidità in cui immergersi e nuotare, in cui rinfrescarsi e tonificarsi, un luogo antico, a memoria d’uomo, dove sentirsi sempre al sicuro.
La costa adriatica si raggiungeva in treno
Un lungo viaggio, con suo fratello e i familiari: papà restava a lavorare, ma li accompagnava al treno caricando i bagagli.
Quell’ immagine, che era poi il congedo, rimaneva impressa negli occhi di Maria e ancora oggi è lì, intatta, nitida, immobile, carica di enormi emozioni ormai mute.
Se ci si comportava bene, una volta arrivati alla stazione si prendeva la carrozza con il cavallo per arrivare all’ albergo. Meraviglia e gioia.
I giorni andavano veloci e in fretta: era tempo di lasciare le spiagge e rientrare in città.
La tristezza e un velo di malinconia scendevano velocemente nel cuore di Maria e di suo fratello
Saliti sul treno per il ritorno, stavano tutto il tempo attaccati al finestrino, fissando il panorama insolito, campestre, così poco cittadino.
Lontani ormai i giorni di sabbia e conchiglie, castelli e giochi, nuotate e gite in pattìno.
Erano già ricordo quei momenti, ahimè.
Grosse lacrime a quel punto scendevano sulle guance di Maria e di suo fratello, silenziosi e dignitosi, come erano abituati ad essere, fissando sempre il paesaggio, condividevano complici il sottile dispiacere.
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