Racconto di: Silvia Ravelli
(Pima pubblicazione – 15 febbraio 2019)
A Maria piacevano i risvegli morbidi, socchiudere gli occhi per guardare la luce del sole attraverso le persiane, stiracchiarsi piano tra le lenzuola profumate respirando a fondo il giorno nuovo…
Tutto doveva essere ammantato di dolcezza e soavità, cosi lo schiudersi del mattino la avvolgeva in un delizioso romanticissimo abbraccio…
Maria era nata estroversa, ciarliera, allegra ed esuberante, come recitavano i commenti scolastici…aveva sempre creduto fermamente nella grandissima forza delle parole e di come comunque attraverso di loro si potevano aggiustare parecchie cose, si poteva ragionare e trovare soluzione, confrontarsi e chiarirsi, aprirsi e scoprire che poi non c’ erano tutti questi problemi…
Aprirsi, già, non semplice…non per tutti…anzi, per pochi…perché mai perdere un’occasione meravigliosa standosene zitti?… Maria sapeva che era faticoso, laborioso, complesso, impegnativo parlare ma era ben conscia che ne valesse assolutamente la pena…
E parlava, eccome…a volte sua madre, quando lei era piccola, le imponeva il silenzio…con un gesto inequivocabile metteva l’ indice dritto appoggiato al labbro e la fulminava con lo sguardo…ai tempi era normale…Maria ne soffriva, ne pativa la sua sensibilità…negli anni poi era diventata più forte…ci provava perlomeno…e, donna fedele ai suoi principi come è sempre stata ,per nulla al mondo ha rinunciato alla forza delle parole…
Maria rivoleva il suo Natale bambino, quei giorni felici fatti di profumi particolari, di gesti inusuali, di momenti sereni, voleva indietro quella gioia che le esplodeva dentro e la faceva stare benissimo…i sorrisi e la pace, le bucce di mandarino sulla stufa, la sfoglia e il ripieno dei tortelli, i vasi di mostarda, i filetti marinati di acciughe, i sottaceti e i sottoli nelle vaschette di cristallo, le forchettine d’ argento, i centrotavola e i segnaposto, le stoviglie ” buone” dei di’ di festa, le tovaglie ricamate e i grandi tovaglioli profumati di bucato…il portasale e portapepe , il cuochino e la cuochina, i mattarelli di 3 misure, i grembiuli grandi con la pettorina, i vasi di farina, la fila delle uova…l’ enorme pentola dei lessi che troneggiava sul fornello…la sua zuppierina di fine porcellana dipinta a mano con disegni antichi, di bimbi che giocano, dove la nonna versava brodo bollente su un tuorlo freschissimo e abbondante parmigiano…le ciliege sotto spirito nel vaso con il tappo lavorato preparate per tempo, stecche di torrone, panettone e pandoro, gelato alla crema, zucchero a velo…
L’ albero arrivava il 24, il presepe lo si faceva tutti insieme, i magi rimanevano nello scatolone avvolti nella velina fino al 6 gennaio…Gesù Bambino faceva capolino allo scadere della mezzanotte…
L’ angelo sulla capanna era azzurro con le ali bianche, aveva in mano un nastro di gesso con scritto AVE…
Maria ogni anno rompeva qualche palla decorativa dell’albero, erano di vetro sottile oltre l’immaginabile, evanescenti e coloratissime, dalle fogge strepitose…
Per ultimo in cima si poneva il puntale:
Si, va bene, adesso era davvero Natale…
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