Racconto di Carla Manduca

(Prima pubblicazione)

 

 

Si cerca un’altra sigaretta e si concentra nell’accensione.

Io mi distraggo tra i bicchieri colorati e le facce strane della gente al bancone, poi lo guardo severa, sto aspettando delle spiegazioni e mi auguro che siano plausibili…

‘Non sei abbastanza borghese’ dice.

Scoppio a ridere perché è molto meno plausibile di quanto potessi immaginare.

Mi ferisce, però.

Cosa significa essere borghesi in amore, o meglio, cosa vuol dire essere borghesi e basta. Oggi le differenze sociali sono talmente variegate che non esiste un concetto di borghese, perché c’è ne sono mille…no lui non parla di borghesia sociale ma spirituale. Il mio spirito non è abbastanza borghese per lui.

Dovrei essere una brava bambina, silenziosa e che sa stare al suo posto.

Dovrei avere ambizioni e attitudini comuni e pochi grilli per la testa.

Dovrei essere meno curiosa, meno selvaggia, meno sincera, meno eccentrica, meno socievole, meno. Sì, dovrei essere meno di tutto quello che sono.

Avere la giusta misura per raggiungere quel… “abbastanza”.

E soprattutto dovrei essere meno donna.

Allora mi chiedo come può una sottrazione risultare per me un’addizione?

Se devo diventare ‘meno’ per essere ‘abbastanza’.

Comincio a sospettare che sia un losco gioco di parole e mentre tiro indietro la gigantesca porta del locale, lascio che la scia dei miei pensieri veloci sbatta sul cranio fumoso di qualcuno, forse il suo che è rimasto appeso al bancone.

L’aria frizzante della notte mi facilita il percorso e attutisce gradualmente l’incontro frontale appena concluso.

Vado a dormire dimentica e offesa.

Il risveglio seguente è orgoglioso e ironico. Vado al mercato, perché mi sento radicalmente una donna! Tutto l’amore che mi hai tolto mi viene restituito qui, nel luogo meno borghese che esiste.

Qui, dentro il rumore di questo mercato,

dentro lo sguardo di un uomo magro che porta a spasso la sua bicicletta.

Dentro un buongiorno a labbra socchiuse che mi ricorda il mio essere donna.

L’uomo al mercato si è girato a guardarmi lentamente

ed ho voltato la testa anch’io.

Stranita, come davanti ad un regalo senza ricorrenze.

Tu invece sei andato via di scatto,

ma senza nervi, senza parole profonde.

Sei andato via senza spessore.

È stato l’uomo al mercato ad avvertirmi, è stato lui a dirmi che era finita.

E mi ha salvato senza parole, senza contatto.

E tutti i nostri vaghi salvataggi colavano giù a picco sulle mie buste della spesa.

E lungo i quattro piani di scale sentivo il mio odore cambiare.

Non era meno non era più, ma era il mio.

E all’improvviso ho capito che eri tu, ahimè, che non eri abbastanza proletario