Racconto di Maria Pia Rosati

(Quinta pubblicazione)

 

 

Non riesco più a dormire in questo letto. Come posso resistere ancora? Vorrei che fosse lei a prendermi a calci, a tirarmi dietro i miei stracci e a buttarmi fuori di casa. Sarebbe tutto più semplice. Lo spero ogni sera, quando rientro a casa. Ma non succede mai. E c’è ancora una lunga notte da dover sopportare. Ho ancora l’odore di M. a tenermi compagnia, me lo porto dietro ogni volta, resiste al sapone e all’acqua bollente. Io ci ho provato a resistere, a dimenticarla, giuro che l’ho fatto. Ma come faccio a respingere questo istinto vitale che mi ha restituito alla vita? Ad ogni alba che mi coglie ancora in questo letto, avverto il sapore amaro della sconfitta. Sento di aver beffato l’amore, di averlo tradito e ingannato per mancanza di coraggio.

Ho rimboccato le coperte a Matteo e raccontato una favola ad Elisa. Ho baciato loro la fronte e aspettato in silenzio che chiudessero gli occhi. Ora dormono sereni nella loro stanza, posso anche percepire il loro respiro. Basterebbe solo questo a trattenermi in questa casa. Ma fino a quando potrò continuare a mentire a lei, a loro, a me stesso? La donna che da anni mi dorme accanto sembra non accorgersi di niente. Come è possibile? Sono due mesi che rimango davanti al televisore con la scusa di una partita e mi trascino a letto solo a notte fonda. Tanto lei può continuare anche senza di me: è forte e determinata con un uomo troppo debole accanto. Ma è dei miei figli che ho timore: e se non dovessero perdonarmi? Ogni sera, quando rientro a casa, ho paura di me stesso. Solo accanto a M. mi sento invincibile, la sua giovinezza e la vitalità del suo corpo mi danno così tanta energia ed entusiasmo da restarne stordito, quasi sospeso ad un metro da terra. Manca soltanto questa notte, al massimo un’altra ancora e poi uscirò per sempre da questa casa. C’è un altro letto in cui provare ad essere felice e io lo voglio ad ogni costo. Però ci vuole coraggio: ce ne vuole di più a lasciare o a rimanere? Ma se nessuno avesse il coraggio di lasciare qualcuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo. Tradire talvolta è necessario: l’unica possibilità per provare ad essere diversi da quel che siamo, magari migliori. E se invece M. fosse solo un’occasione per liberarmi dalla noia e dalle ansie della quotidianità?  E se poi non fosse più possibile tornare indietro?

C’è quel detto di mio nonno che ora mi torna in mente e mi assilla, che si può sopportare di invecchiare soltanto con chi ha vissuto insieme a noi la giovinezza. Quindi dovrei restare qui, al mio posto. Ora lei si sta voltando dalla mia parte e il suo odore, ormai estraneo, mi procura sofferenza, sgomento. Questo è il punto di non ritorno, quando i sensi decidono per noi. Se non riesco più a stare con lei nella stessa stanza, cos’altro posso fare? Eppure il suo corpo un tempo mi ha dato piacere, gioia. Ma dov’è finita la ragazza sensuale dai lunghi capelli neri che la prima volta si è spogliata nuda davanti a me senza provare vergogna? L’ho cercata ancora, lo giuro, ma non l’ho più trovata. È stata risucchiata dall’abitudine, da una noiosa ma rassicurante esistenza borghese. Eppure da quel corpo che ora respingo, da quel ventre caldo e rassicurante sono nati i miei figli; cosa può essere accaduto? Si può mollare tutto per una pelle sottile da baciare e seni morbidi da accarezzare? L’ho lasciata da sola anche stasera. M. non chiede nulla di più di quello che riesco a darle, ma sono io che voglio svegliarmi ogni giorno accanto a lei.

Lei, invece, continua a dormire accanto a me con la presunzione di chi crede che l’amore sia per sempre. Devo andarmene al più presto. Ma come? Preparare un borsone con poche cose, nasconderlo nell’armadio dell’ingresso e poi scappare via all’alba mentre la casa è ancora addormentata? Oppure lasciare un biglietto sulla scrivania con su scritto “E’ finita, non torno più”? O forse sarebbe meglio aspettare che lei vada al lavoro, portare i bambini a scuola, salutarli con un bacio e poi sparire? Soffriranno certamente, ma con il tempo capiranno. Ma chi porterà Matteo sui campi da sci, mentre sua madre che odia il freddo rimane in albergo a fumare e a chiacchierare con le amiche? Sul suo comodino c’è la foto in cui sorride con la medaglia al collo sul podio del primo classificato. Che momento felice quello in cui l’ho abbracciato dopo che ha superato il traguardo! E d’ora in poi chi ci sarà ad esultare insieme a lui per una vittoria? Ci potrebbe essere un altro uomo a prendere il mio posto di padre. Mio Dio, solo a pensarci sento un dolore così forte da togliermi il respiro. Come potrei sopportare un così grande dispiacere? Potrebbe addirittura essere accanto al suo letto ogni sera e rimboccare le coperte ad Elisa. Tutto questo è insopportabile e non posso fare niente per impedirlo. E ho di nuovo una fottuta paura di quello che può accadere.

Forse dovrei dar retta al mio amico Fabio che mi consiglia di rimanere in equilibrio su queste due vite parallele, perché spesso le situazioni si risolvono da sole, senza che siamo noi a deciderle: il tempo sistema tutto. Facile per lui che ha sempre sostenuto la catena del suo matrimonio stando in tre, provando il brivido di saltare da un’avventura all’altra, senza rinunciare al conforto di una famiglia. Ingannare l’amore e se stessi, ma a chi serve? Come si può sentire di morire e rinascere nello stesso tempo? C’è da impazzire davvero. Ho cinquant’anni e amo una donna che desidero. Cosa dovrei fare? Soffocarlo o ricacciarlo indietro per i sensi di colpa? Il tempo che passa sui nostri corpi è feroce e il desiderio è impulso vitale. Tutto qui.

C’è un solo modo per cercare di prendere sonno: quella prima volta a casa di M, quella rampa di scale dell’antico palazzo così faticosa da salire e ad ogni gradino sentire crescere l’attesa per un piacere nuovo, tanto da strozzare il fiato in gola. E poi lei dietro la porta e io che la stringo forte e poi la spoglio nell’ingresso. E ora, così come allora, il sangue comincia a scorrere veloce lungo le viscere, le tempie iniziano a pulsare, sento il sesso gonfio di desiderio che sta per esplodere. E poi finalmente assaporo la pace.