Racconto di Italo Spada

(Prima pubblicazione)

 

Il primo a notare la stranezza del caso fu il conducente del bus 64. La confidò ai suoi colleghi scuotendo la testa, come a voler dire “ma tu guarda che cosa ti capita di vedere”.
Gli capitava questo: un uomo sulla settantina, da diversi giorni, saliva sul bus al capolinea e scendeva quando il mezzo ritornava al punto di partenza.
Fioccarono i commenti: “Gli va di fare un giro turistico”, “Vuole farti compagnia”, “Attento: potrebbe essere un borseggiatore”, “Sarà un maniaco che molesta le ragazzine”…
Prestare attenzione era un buon consiglio ma si rivelò di poca utilità. Lo strano individuo, infatti, occupava un posto singolo, non importunava, non scambiava parola con altri passeggeri; l’unica cosa strana che faceva era quella di alzare la testa ogni volta che sentiva l’altoparlante annunciare le fermate. L’autista si convinse, allora, che quel passeggero era un poveraccio fuori di testa che sbagliava linea.
«Mi scusi se mi permetto – gli disse un giorno – ma lei dove deve andare?»
«In nessun posto».
«E allora… perché prende l’autobus?»
L’uomo, che sembrava attendere da giorni quella domanda, non si scompose. Sorrise e additò l’altoparlante: «Per quella».
«Non capisco».
«Quella voce».
«Come?»
«È la voce di mia figlia. Dio l’ha voluta per sé. Non mi è rimasto altro di lei».