Racconto di Mary Mangiarotti

(Seconda pubblicazione – 3 giugno 2019)

 

All’attenzione del Reverendo Don Ernesto

Parrocchia del Divino Amore

5 MAGGIO 2…9

 

Reverendo Don Ernesto F., nonché nostro figliolo amatissimo,

sappiamo che non ti meraviglierà né ti stupirà l’arrivo di questa missiva. Sei dei nostri e quindi sai come comunichiamo tra noi.

Abbiamo informato tempo fa tutti i nostri confratelli dell’attivazione del sevizio COSEFU (Controllo Servizi Funebri) che ha il compito di monitorare ogni messa funebre e stilare poi un report per offrire consigli e suggerimenti affinché sia rispettato il diritto alle onoranze del defunto e il diritto dell’officiante a celebrare secondo le norme esequiali del nostro credo.

Ci addolora vedere il faticoso impegno di tanti sacerdoti che si trovano a correre da un funerale all’altro per mancanza di colleghi disponibili, con il risultato che il rito è spesso frettoloso e ripetitivo. Ci preoccupa il registrare nei partecipanti al rito disattenzione: noia, incapacità di ricordare le preghiere più comuni che si devono ad un morto.

Le Nostre quotidiane preghiere sono per una conversione delle anime di quegli uomini e di quelle donne che vivono il momento della dipartita di un loro caro senza più quel rispetto che la morte merita.

D’altro canto, proprio perché dobbiamo essere noi i primi a non peccare di presunzione, è necessario con sincerità mettere a fuoco dove, come e quando anche i confratelli possono essere in difetto.

I mezzi di cui da sempre disponiamo ci hanno permesso di seguire in tempo reale le esequie del signor L.V. di oggi 4 maggio 2..9.  I nostri esperti sono già in grado di offrirti un quadro abbastanza completo da cui partire per eventuali osservazioni, riflessioni personali e miglioramenti.

Il funerale si è svolto, purtroppo, alla presenza di un numero esiguo di partecipanti: pochi parenti, alcuni amici e vicini di casa. La moglie molto provata, come era naturale che fosse, non ha versato una lacrima e ha mantenuto una mimica facciale raggelante. E per empatia nessuno ha mostrato particolare commozione.

Non è stato facile per te, caro don Ernesto officiare in un contesto così poco coinvolgente, neppure la parte da te cantata, che è stata molto apprezzata dai nostri consulenti musicali, ha sciolto i cuori.

Non c’era neppure un chierichetto: lode a quella anziana signora che ti ha assistito nella celebrazione e dondolando il turibolo dell’incenso ha permesso il levarsi delle volute di fumo profumato. Misurate le parole in ricordo del defunto: hai rispettato il principio che solo Dio può giudicare e di fronte alla morte si impone il silenzio.

Hai fatto bene a non esagerare con parole di lode; non conoscendo bene chi è nella bara si può eccedere in elogi spesso irritanti per i presenti che invece sanno dell’estinto cose che tu ignori.

Ma, come tu ben sai, Noi possiamo ascoltare anche i pensieri dei presenti e questa nostra facoltà ci permette di scoprire emozioni, pensieri, riflessioni inaspettati e illuminanti. Ciò Ci aiuta a capire dove e come a volte si cade in errore.

Siamo dunque pervenuti alla decisione di suggerirti l’opportunità di modulare il tuo modus operandi o meglio quel protocollo che segui con assertività e convinzione quando celebri messe funebri.

Di questi tempi, ai funerali i presenti sono per lo più appartenenti alla fascia della Terza Età: questo spiega il loro comportamento, sembrano assenti con il pensiero, ma invece il loro cervello elabora immagini ben precise: quelle del loro funerale!  Alcuni tacciono perché non hanno altri seduti accanto a loro, altri parlano non perché poco rispettosi della circostanza e del luogo o di te, sacerdote, ma perché in questo modo esorcizzano il pensiero della Morte che vedono non poi così lontana.

E della morte si ha paura, sempre. Non dimenticarlo mai.

Tu, caro don Ernesto, hai redarguito in modo deciso due signore che nelle ultime file, ma visibilissime perché la chiesa era mezza vuota, stavano scambiandosi delle osservazioni e si sono lasciate scappare anche un sorriso. È tuo dovere ricordare la sacralità del luogo e la specificità del momento, ma forse a volte l’apparenza inganna. La signora che ha innescato la tua reazione certo avrebbe potuto tacere, ma le era venuta spontanea un’osservazione: “Mi piacerebbe che al mio funerale si recitasse una preghiera per la morte che appartenga anche ad altre religioni”.

L’amica vicina non aveva sentito bene e ha chiesto che le parole venissero ripetute. Una volta compreso il significato, che in fondo, era un omaggio all’ecumenismo in cui Noi crediamo profondamente, il sorriso è stata una semplice conclusione.

L’atmosfera già freddina a causa della scarsa empatia con i parenti del caro estinto si è raffreddata ulteriormente con il tuo rimprovero. Forse un pizzico di tolleranza nei confronti di umanissime reazioni aiuterebbe ad avvicinare di più i fedeli al sacerdote non a Dio, anche perché chi frequenta la casa del Signore DIO lo ama e lo prega davvero. Sono finiti i tempi in cui si frequentava la Chiesa anche se i preti facevano della severità e della rigida osservazione delle norme canoniche un loro punto di forza. Oggi se il prete non piace o si va in un’altra chiesa o in chiesa non ci va proprio!

Anche il sentirsi sempre esortati e sollecitati a comportamenti o pratiche religiose per chi ha DIO nel cuore può suscitare una certa irritazione: hai invitato più volte i presenti a frequentare con più assiduità i cimiteri per pregare i loro morti. E hai paragonato i cimiteri di oggi a “discariche”.

Ci permettiamo di osservare che forse c’è stato un eccesso di zelo da parte tua, anche se in totale buona fede. Ciascuno può pregare i propri defunti ovunque e in qualsiasi momento.

Siamo stati autorizzati dal Nostro Responsabile Supremo a inviarti una preghiera a cui l’ALTO COMMISSARIATO PER L’ECUMENISMO assegna universale validità:

 

“Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non sono lì, non dormo.

Sono mille venti che soffiano.

Sono la scintilla diamante sulla neve.

Sono la luce del sole sul grano maturo.

Sono la pioggerellina d’autunno.

Quando ti svegli nella quiete del mattino…

Sono le stelle che brillano la notte.

Non restare a piangere sulla mia tomba.

Non sono lì, non dormo.

(Canto Navajo)

 

La faccenda dei ‘cimiteri discariche’, però, non l’abbiamo capita! Anzi a giudicare da certi cimiteri ci sarebbe da pensare che molti trattino i loro cari meglio da morti che da vivi.  E comunque, te lo assicuriamo, poiché qui sappiamo e vediamo tutto, dei presenti a quel funerale non ce ne è uno che non vada al cimitero almeno una volta alla settimana a pregare per i genitori o gli amici defunti e non porti loro un fiore.

Un ultimo consiglio, caro fratello: puoi sorridere anche durante un funerale senza timore di peccare o di far rivoltare nella tomba i Padri della Santa Inquisizione.

Marco Aurelio, grande uomo, che noi rispettiamo e consultiamo spessissimo, anche se non è uno dei nostri collaboratori ufficiali, ha lasciato scritto: “la morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando”. 

Citalo! Le parole sembreranno al momento un po’ azzardate, ma faranno riflettere e rassereneranno gli animi. Che le nostre osservazioni ti siano d’aiuto.

Buon lavoro e la Nostra benedizione.

Michele Arcangelo