Racconto di Paola Giovannelli

(prima pubblicazione – 31 agosto 2020)

 

 

Passavano lentamente le ore rinchiuse dentro l’aula luminosa e spaziosa dell’asilo.

Dalle finestre poste molto in alto s’intravedevano i rami di quercia che si muovevano mossi dal vento e io immaginavo che mi chiedessero ” che fai lì dentro?”

Fuori c’era tanto da imparare e da vedere: la mamma che cucinava e rassettava la casa, il nonno che si toglieva le scarpe vicino al camino, papà che tornava per pranzo, lo zio che tornava da caccia con i cani, la nonna che apparecchiava.

Le finestre della mia casa erano basse e avrei potuto guardare fuori la pioggia, le foglie che volavano al soffio del vento.

Guardavo invece le formine da assemblare in un gallo con la cresta rossa e le zampe gialle; che strane cose si facevano all’asilo.

Quel gallo non assomigliava ai galli che sentivo cantare tutte le mattine: era plastica.

Finalmente un giorno la maestra si mise ad intagliare un foglio di carta piegato in quattro con delle forbici per farne degli origami.

Non avevo mai visto niente di più bello e di magico.

Quel giorno il ramo di quercia continuava a ciondolare senza che io lo guardassi.

Avevo altro da fare, dovevo imparare quella magia degli origami.

Tornai a casa felice con la voglia di provare ancora a farne altri.

Presi le forbici dal cassetto del tavolo della cucina ma non trovai nessun foglio di carta in giro per casa.

Mentre tutti erano davanti al camino a raccontare della giornata e delle cose da fare il giorno dopo vidi poggiato al portone d’ingresso un ombrello nero.

Iniziai ad intagliare ogni piega dell’ombrello, raccolsi i coriandoli neri del tessuto sparsi sul pavimento e riposi le forbici dentro il cassetto.

Ero soddisfatta e felice di aver fatto un ottimo lavoro con quell’ombrello.

Il mattino seguente pioveva.

Mio nonno uscì di casa con l’ombrello, io aspettavo impaziente che l’aprisse per vedere la meraviglia che avevo creato la sera prima.

Guardavo l’ombrello e gli occhi di mio nonno; l’ombrello si aprì mostrando disegni meravigliosi come un cielo nero pieno di stelle, gli occhi di mio nonno si scurirono, guardarono dentro il portone e incrociarono i miei delusi perché si aspettavano un’espressione diversa.

Ero orgogliosa del mio lavoro, perché mai gli occhi di mio nonno non vedevano ciò che vedevo io?

Mi guardò ancora, guardò l’ombrello e scoppiò in una risata.

Chiamando mia nonna le disse:

” Oggi mi bagnerò tutto, ma nessuno avrà un ombrello bello come il mio”.

Avevo fatto un capolavoro, avevo trasformato un ombrello nero in un cielo pieno di stelle e ne ero felice.