Racconto di Simonetta Belloni

(seconda pubblicazione – 4 gennaio 2021 )

 

 

Strana la vita, come quella volta in cui trovandomi in viaggio di piacere in Russia decisi di visitare OMSK città sud occidentale della Siberia e proprio per questo per buona parte dell’anno avvolta nella morsa del freddo, anzi oserei dire del gelo … infatti il mese di gennaio era ormai alle porte ed io che languidamente guardavo scorrere il paesaggio attraverso il finestrino del treno, vedevo la steppa fondersi con boschi infiniti ed insieme rilucevano del bianco candido della neve e del luccichio del ghiaccio. Nelle tante carrozze che sfrecciavano lungo binari che parevano argentati, il caldo era soffocante e ovviamente non era previsto neppure un ben che minimo spiraglio atto ad ottenere una tanto agognata boccata di aria fresca. Quanto avevo sognato di intraprendere quel viaggio! La transiberiana andrebbe vissuta nel periodo di bassa stagione, come stava appunto succedendo a me, così da evitare di incontrare troppi turisti stranieri e poter invece rapportarsi con gli autoctoni, oltre ad evitare i prezzi lievitati dell’alta stagione. Quel particolare giorno Mosca rimaneva ormai alle spalle e, dopo poche tappe anche se chilometriche, avremmo raggiunto con gioia il lago BAYKAL, un luogo da non perdere per la sua bellezza di natura incontaminata e così era ancora soltanto fantasia nei miei pensieri, dunque, mentre il treno sfrecciava verso est, il mio sguardo cercava di non perdersi una virgola di quel paesaggio incantato che poteva sembrare tutto uguale, invece …. ecco il treno rallentare, stazione di OMSK città nata sulla sponda più alta del fiume IRTISH, staccai gli occhi dal panorama falsato dalla corsa e, stiracchiandomi e sbadigliando, lentamente mi preparai a scendere perché ogni luogo merita una visita se non altro per poter dire “ci sono stata!”. Tra l’altro era quasi l’ora della zakuska che si affronta sempre molto ben volentieri e soprattutto, meglio se con i piedi ben piantati per terra.

Si tratta di un ricco buffet russo accompagnato dal leggero kvass una bevanda dolce, leggermente frizzante e poco alcolica oppure per i temerari come me, la classica vodka che viene obbligatoriamente accolta a testa alta. Superato con successo l’approccio alle libagioni decisi di fare quattro passi per conoscere meglio il paese, percorrendo il lungofiume mi lasciai incantare dal imminente tramonto che sembrava avere sfumature boreali e così mi persi ancora una volta nello spettacolo della natura fino a quando notai in lontananza, su di un ansa del fiume, alcune persone affaccendate attorno a qualcosa che non sapevo ben definire ma che emanava un bagliore spettacolare.                                                                                              La curiosità di una formica verso uno scarafaggio morto  mi mise la velocità nelle gambe e, se pur infastidita dal bisogno repentino di trovare una toilette e anche di cercare di rimanere in piedi sopra alla crosta di ghiaccio che andava a ricoprire le strade, in un attimo arrivai sul posto scoprendo che il bagliore colorato derivava da una grande statua scolpita nel ghiaccio appositamente per allietare turisti ed esteti, si trattava della copia di un bronzo di Riace slanciato in tutta la sua bella nudità, alta non meno di due metri dalla base del piedistallo. Bene, sarà stato per la gran sete, oppure per la curiosità di scoprire se avesse avuto un gusto particolare ma fu così che mi misi nei guai!  Girai attorno all’opera d’arte cercando un punto in cui non ci fossero persone, infatti la maggior parte l’ammirava di fronte e, dopo essermi allungata non senza un leggero sforzo verso una enorme natica, decisi di appoggiarvi la lingua.

Non lo avessi mai fatto! Con il calore proveniente dalla bocca e, complice il freddo esagerato del luogo, rimasi appesa alla natica di ghiaccio con la lingua e senza possibilità di repentino distacco ma con un dolore assurdo che andava irradiandosi in tutto il viso. Le persone si accorsero presto di questa anomala situazione e cominciarono a far capannello tutt’attorno, in un attimo si formò una folla ma nessuno aveva intenzione di apportare il proprio aiuto bensì di beffeggiarmi e deridermi, sentivo le risate sguaiate echeggiare fino dall’alveo del fiume. Faceva già buio da un po’ quando alcuni agenti intervennero con tanto di phon ad aria calda per cercare di liberarmi, il che avvenne in alcuni lunghi minuti dato che non volevano rovinare la preziosa scultura in ghiaccio, infatti venni poi citata per danni dall’artista, uno sconosciuto e pretenzioso ometto, per aver irrimediabilmente rovinato la sua opera d’arte. Inutile dire che a quel punto nemmeno la toilette mi fu più utile, avevo già dato il mio contributo al piedistallo posizionato sotto di me, la lingua non la persi ma rimase gonfia e dolorante per tutta la notte e parte del giorno dopo ma nonostante questa brutta avventura ripresi il mio viaggio verso est, il lago BAYKAL come un sogno mi aspettava con i suoi spettacolari colori caratteristici del nord ma dovetti tornare presto alla realtà, perché anche il pubblico mi aspettava e non mi dette pace, le voci girarono in fretta e, da quel momento divenni un personaggio famoso, le foto della mia avventura stavano ben nitide stampate sui quotidiani di informazione e tante persone curiose vollero conoscere di persona la turista golosa a cui piaceva leccare il deretano delle statue.