Racconto di Valeria Ronsivalle
(Seconda pubblicazione – 14 agosto 2020)

 

Là dove le correnti fluiscono veloci e i pesci si rincorrono, fino ad arrivare alla fine della baia, Teresa nuotava immergendosi fino a toccare il fondale, divertendosi con la coda a sollevar ciottoli e alghe, con disappunto di Mister Aragostella, sempre intento a bacchettare chiunque osasse inoltrarsi nel suo spazio privato.
Quel giorno un sole accecante faceva rilucer le onde di riflessi argentei, Teresa emerse fino al pelo dell’acqua e ondeggiando lievemente la coda si godé il tepore della luce: Teresa era una sirena.
Fin da piccina aveva desiderato lasciare la baia per vedere il mare, ma quando lo chiedeva agli adulti la risposta era sempre pressoché la stessa:
“Sei troppo piccola.”.
Allora, imbronciata, si recava nella grotta di nonna Lara, la Sirena più anziana del Villaggio Subacqueo, e sfoderandole il migliore dei sorrisi partiva all’attacco e le chiedeva:
“Nonnina, quando potrò vedere il mare grande? Desidero tanto nuotar nell’acqua alta. E tuffarmi nelle profondità del fondale, e risalir veloce fino a sentir girare la testa.”
Ma la nonna rispondeva:
“Non aver fretta di andar al di là della baia. Fuori è pieno di pericoli e tu sei ingenua e inesperta. Abbi pazienza, ogni cosa a suo tempo.”
“Ogni cosa a suo tempo.”
– si ripeteva ogni volta la piccola sirena –
“Ma quando arriva questo tempo dunque?”
e sgusciava via a osservar di soppiatto i pescatori della Baia.

Un bel giorno, stanca di aspettare i continui temporeggiamenti degli adulti, Teresa si avventurò ai confini della baia, e nuotò fino a che non si rese conto di esser stanca.
“Oh povera me!”
mormorò.
“E adesso come farò a tornare alla Baia?”
ripeté disperata osservando il sole che cominciava a tramontare in lontananza.
All’inizio era stato bello farsi trascinare dalle correnti, che, libere dalla Baia, si intersecavano tra loro, creando mulinelli e sfumature di luce che mutavano man mano che l’acqua diveniva più profonda.
Ma poi Teresa si era resa conto che la libertà bisognava saperla affrontare, che i pericoli aumentavano, le sue forze cominciavano ad abbandonarla, ebbe paura e cominciò a piangere piano piano.
“Chi è che piange?”
disse una voce, che Teresa non riuscì a identificare.
“Chi è che parla? Chi sei? Non ti vedo!”
rispose la sirena.
“Qui, dietro a te, guarda meglio! Mi vedi?”
La sirenetta si girò e… ma sì, quello dinanzi a lei era uno scoglio, che si ergeva, inaspettato, in mezzo al mare.
“Perché piangevi?”
le domandò lo scoglio.
“Perché sono stanca, mi sono spinta troppo in là rispetto alla baia, e non ho le forze per tornare a casa. Il sole sta tramontando, e ho paura, come farò?”
“Appoggiati a me.”
rispose lo scoglio.
“Riposati, il tempo di riprendere le forze. E poi potrai riprendere a nuotare fino a casa. Su, non aver paura, non ti farò niente, appoggiati a me.”
E così la sirenetta fece, si abbarbicò allo scoglio il tempo di riposare, e mentre scendeva la sera si accinse a tornare alla Baia.
“Grazie del tuo aiuto!”
disse la sirenetta pronta a nuotare.
“Di niente!”
rispose lo scoglio,
“Torna a trovarmi. Qui sono tutto solo, mi farai compagnia mentre nuoti, e potrai usarmi come appoggio mentre ti spingi verso il mare. Promettimelo, ti prego.”
“Lo prometto.”
disse Teresa. E partì per la Baia, appena in tempo per l’appello serale delle sirene.

Molte volte quell’estate Teresa tornò dal suo amico scoglio: ogni volta si spingeva un poco di più fino al mare grande, e a lui piaceva vedersela intorno e guardarla giocare, mentre con spruzzi e schizzi diveniva sempre più sicura e imparava a dosare la forza nella coda, a nuotare a velocità più o meno controllata. A creare mulinelli con l’acqua e nascondersi dentro per non farsi trovare.
Ogni tanto le sue amiche chiedevano:
“Teresa, ma dove vai tutto il giorno? Perché non vieni a giocare con noi?”
ma la piccola sirena era troppo felice per giocare: stava diventando adulta senza rendersene conto, così sorrideva alle amiche e spariva nell’acqua muovendo veloce la coda.
Ormai aveva smesso di chiedere agli adulti quando si sarebbe potuta avventurare nell’acqua alta, la piccola libertà assaporata le bastava.
Finché arrivò la Festa della Luna Piena.
Quella notte la Baia sembrava un manto trapuntato di diamanti: era come se qualcuno avesse strappato una a una le stelle e le avesse poggiate sul vello del mare.
Un canto sinuoso si librava nell’aria, mentre la Luna si rifletteva argentea sull’acqua placida, come un antico veliero traghettatore di sogni.
D’un tratto Mala, la Sirena custode del Sacro Libro della Vita, diede il segnale: s’udì squillante il suono di un corno. E tutte le giovani sirene, come ad un comando nuotarono spedite verso l’uscita della Baia.
“Ma che succede?”
chiese meravigliata Teresa.
“Come, non lo sai?”
risposero meravigliate le sorelle.
“Stanotte è la notte magica. Si va tutte insieme al mare grande.”
Era stata così occupata a sperimentare la sua libertà che aveva completamente perso la cognizione del tempo, non si era resa conto che anche le sue amiche stavano crescendo, e il rito dell’età adulta si avvicinava.
Si accodò dunque alle altre sirene, che con una danza armonica sfioravano l’acqua e si rituffavano, superarono la Baia e …
“Dove vai, Teresa? Resta qua!”
era lo scoglio che aveva appena superato che la chiamava.
“Torna qui, Teresa, non puoi lasciarmi solo, non andare! Il mare grande è pericoloso, e non avrai dove appoggiarti!”
la chiamò ancora lo scoglio.
Allora la sirenetta, sentendo la voce dell’amico si fermò, e tornando indietro si appoggiò allo scoglio.
“Sbrigati, Teresa, è ora di andare!”
la incalzarono le amiche.
“Ho paura!”
rispose la sirenetta,
“Non ho le forze per spingermi nel mare grande. Qui ho il mio scoglio, se perdo le forze mi potrò riposare!”.
“Non aver paura!”
dissero le altre sirene.
“Non aver paura!”
le urlarono le sirene adulte.
“Abbi fede in te stessa. tu hai la forza per nuotare.”
“E se mi stancherò o mi perderò in mare come farò?”
rispose tremebonda la piccola sirena.
“Ci saremo noi qui con te. Lascia lo scoglio, finché sarai attaccato ad esso non riuscirai a trovare il coraggio di nuotare!”.

Lontane, le luci in mare delle navi, un mondo nuovo e la libertà.
“Non andare …”
ripeté lo scoglio,
“Stai qui al sicuro con me, non mi lasciare.”

“Tu mi rendi fragile.”
rispose la sirenetta allo scoglio. Lasciò l’appoggio e si diresse verso la libertà.

30 maggio 2020
Donna Jacinta

 

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